Il giorno 12 gennaio i militari del Nucleo di polizia economico – finanziaria della Guardia di Finanza hanno acquisito documenti importanti, nelle sedi della Leonardo a Roma e Pomigliano d’Arco. La documentazione sarà utile alle indagini condotte dal pm milanese Gaetano Ruta per avvalere i reati fiscali di riciclaggio e quelli di corruzione di privati che coinvolgono dieci manager del gruppo suddetto che risulta essere parte lesa.

Secondo le indagini svolte alcuni dirigenti della Transpart srl, una società fornitrice anch’essa indagata, avrebbero corrisposto ai manager del gruppo ex Finmeccanica “regalie” e compensi per ottenere le commesse nella strumentazione per aerei ed elicotteri, anche a fronte di contratti fittizi. Queste mazzette venivano concesse sotto forma di compensi extra mensili o annuali, come provvigioni sottobanco sui contratti aggiudicati o sotto forma di buoni carburante, o buoni da spendere per l’acquisto di computer, telefoni ed elettrodomestici vari.


Sempre secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle, i fondi neri venivano trasferiti nei paradisi fiscali per poi sparire, con uno stratagemma ben preciso ovvero confondendoli con commesse pagate da Leonardo. L’ammontare della cifra trasferita fuori dal territorio Italiano con questo escamotage ammonterebbe a circa 6 milioni di euro. Il denaro, tramite un azienda Transpart con sede negli Usa, veniva versato a società offshore con sede a Panama, Irlanda e Gran Bretagna.

Il sistema corruttivo era organizzato in modo tale da far rientrare il danaro in Italia attraverso bonifici, ad oggi sono stati rintracciati solo 400mila euro, cifra destinata certamente a salire secondo le dichiarazioni del pm Ruta.


Le presunte tangenti venivano effettuate grazie all’utilizzo delle piattaforme  servizio Google Pay, che garantisce l’anonimato e la non tracciabilità del denaro nascondendo così l’identità delle persone coinvolte. Questo metodo di pagamento è costato all’azienda Mountain View, il coinvolgimento nell’inchiesta.

Le rimesse avvenivano attraverso la interposizione della società Google Ireland e Google Payments, impedendo l’identificazione di coloro che effettuavano i bonifici.

Google ha ammesso il coinvolgimento del suo colosso nell’indagine per un ipotesi di illecito amministrativo, poiché le società operando secondo sistema, avrebbero consentito “il trasferimento di somme di denaro provento di frode fiscale ostacolando l’identificazione della provenienza delittuosa”. I massimi vertici del colosso americano promettono la massima disponibilità a collaborare nelle indagini.

Cinzia Porcaro



Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano