“Con Ordinanza n. 4 del 14 gennaio 2021, la Corte Costituzionale ha disposto la sospensione dell’efficacia della legge della Regione Valle d’Aosta 9 dicembre 2020, n. 11 (Misure di contenimento della diffusione del virus SARS-COV-2 nelle attività sociali ed economiche della Regione autonoma Valle d’Aosta in relazione allo stato d’emergenza), che era stata impugnata dal Presidente del Consiglio dei ministri”. Così Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia.
“Con tale legge regionale, – hanno continuato le associazioni – come precisato dalla Consulta, la Regione ha, tra l’altro, individuato attività sociali ed economiche, tra le quali la caccia, il cui svolgimento è consentito, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, anche in deroga a quanto contrariamente stabilito dalla normativa statale, recante misure di contrasto alla pandemia da Covid-19.
In tal modo la legge regionale impugnata, si è sovrapposta alla normativa statale, in un ambito di competenza esclusiva dello Stato, portando al “concreto e attuale rischio che il contagio possa accelerare di intensità, per il fatto di consentire misure che possono caratterizzarsi per minor rigore; il che prescinde dal contenuto delle ordinanze in concreto adottate”.
Per le associazioni “Sebbene si tratti di una ordinanza cautelare questa pronuncia certifica e riconosce una diffusa tendenza delle regioni che, dalla Valle D’Aosta alla Puglia e alla Calabria, dall’Abruzzo alla Toscana, dalla Campania alla Lombardia, dal Molise all’Umbria e alla Sardegna fino al Veneto continuano ad emanare leggi o provvedimenti amministrativi che si pongono in pieno contrasto con i DPCM vigenti e oltre a violare il principio costituzionale di uguaglianza, mettono concretamente a rischio la salute dei cittadini. Il filo conduttore di queste operazioni è la materia venatoria il cui svolgimento è stato addirittura ritenuto uno ‘stato di necessità’ dimenticando che si tratta di una mera attività ludica svolta da privati cittadini che nulla ha a che fare con il controllo faunistico e con le azioni pubbliche necessarie a tutelale delle colture agricole”.
Le Associazioni di protezione ambientale hanno già da tempo denunciato al Governo e alle stesse regioni, questa pericolosa deriva che sacrifica, in maniera ingiustificabile, la tutela della salute sull’altare degli interessi elettoralistici producendo diseguaglianze e disparità di trattamento tra i cittadini e continueranno a denunciare, tanto in sede istituzionale, quanto in sede giudiziaria, ogni futuro simile tentativo”.