A Napoli ritrovato il “Salvator Mundi”: il dipinto era stato trafugato dalla Basilica di San Domenico Maggiore.
Sabato scorso gli agenti della Sezione Reati contro il Patrimonio della Squadra Mobile, durante un’attività d’indagine, hanno rinvenuto, occultato in una camera di un appartamento di via Strada Provinciale delle Brecce, il “Salvator Mundi”, dipinto di scuola leonardesca risalente al XV secolo, che fa parte di una collezione custodita presso il museo “Doma” della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli e collocato nella cappella Muscettola da cui era stato trafugato.
Il proprietario dell’appartamento, un commerciante napoletano di 36 anni incensurato, rintracciato poco distante dall’abitazione, è stato sottoposto a fermo per ricettazione.
Del “Salvator Mundi” napoletano, bellissimo, non si sapeva neanche che fosse stato rubato, nessuna denuncia da parte del priore del complesso di San Domenico Maggiore, dove era custodito, che ora ha appreso del furto. Da marzo scorso il museo era chiuso per Covid e il quadro era custodito in una cappellina sotto chiave.
Nessun segno di effrazione, serrature intatte, segno che chi ha messo a segno il furto era andato a colpo sicuro, magari avendo ottime informazioni su come entrare. Si è trattato quasi certamente di un furto su commissione da parte di organizzazioni internazionali dedite al traffico di opere d’arte, ma le indagini sono solo ai primi step e non ci sono certezze.
Alla luce dei fatti, anche a fronte di una sottrazione così meticolosa e “pulita”, al posto dell’opera originale sarebbe potuta essere riportata, con la stessa semplicità con cui si era entrati la prima volta, una copia del Cristo benedicente e di certo nessuno avrebbe mai potuto ipotizzare la sostituzione.
Il dipinto ritrovato dalla Polizia è ispirato a un quadro recentemente attribuito a Leonardo da Vinci e venduto all’asta per 450 milioni di dollari, ora in una collezione privata ad Abu Dabi.
L’autore del pregiato Cristo Benedicente è sconosciuto, mentre sappiamo che probabilmente arrivò a Napoli grazie all’ambasciatore Giovan Antonio Muscettola, esponente della famiglia partenopea e consigliere dell’imperatore Carlo V, che lo acquistò durante una missione diplomatica a Milano. La città della Madonnina era nota per la sua solida scuola leonardesca che cercava di riprodurre lo stile del Da Vinci. Molto probabilmente Muscettola lo vide e lo acquistò proprio a Milano durante il suo viaggio.
L’opera riprenderà il suo posto nella Sala degli Arredi Sacri all’interno del Complesso monumentale di San Domenico Maggiore.