“Si direbbe che siamo a un passo dalla barbarie”, lapidario il presidente De Luca su quanto affermato dalla neo responsabile della Sanità lombarda.
Letizia Moratti ha detto la sua, e forse faceva meglio a stare zitta. L’ex ministro e attuale vicepresidente della Lombardia, nonché assessore alla Sanità, ha scritto al commissario Domenico Arcuri affermando che nel distribuire i vaccini, andrebbe privilegiato chi produce di più. Si vaccinino prima i più ricchi, dice in pratica l’assessore; e di colpo ci ritroviamo in pieno Medioevo o forse anche peggio.
Per la Moratti dunque tra i criteri da tener presente per la consegna dei nuovi rifornimenti di vaccino bisogna tener presente “anche quello del Pil”. Quindi i malati lombardi, poiché vivono in una regione che ha un prodotto interno lordo dieci volte quello della Calabria e ancora di più della Lucania, e comunque superiore a tutte le altre regioni italiane, solo per questa dote economica avrebbero più diritto al vaccino.
E tutto ciò anche se proprio la Lombardia, contrariamente a questa immensa forza economica, si è rivelata una delle peggiori regioni italiane nella lotta al coronavirus e nella somministrazione delle prime dosi di vaccino, palesando una guida politica insufficiente, prova ne è la sostituzione proprio dell’assessore Gallera, sostituito appunto dalla Moratti, e una Sanità che ha persino dovuto ammettere che il sistema di sorveglianza dei dati è andato completamente in tilt, senza nemmeno più poter dire quanti sono i contagiati.
Ed è proprio a seguito di questa pazzesca teoria, che il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha dichiarato: “Leggo con sconcerto le affermazioni della signora Moratti a sostegno di una distribuzione di vaccini legata al Pil delle diverse regioni. Si fa fatica a credere che si possa subordinare l’uguale diritto alla vita di tutti, a dati economici”.
Critiche a Letizia Moratti sono giunte anche dalla ex ministro alla Sanità, Beatrice Lorenzin che ha ammesso di aver sperato che l’affermazione letta sulla stampa fosse frutto di una fake news.
Pronta la reazione anche del ministro Roberto Speranza, il quale ha semplicemente sottolineato che il vaccino è un diritto, non un privilegio.
Ancora più duri gli attacchi interni al consiglio regionale della Lombardia. Secondo il capogruppo del Pd lombardo, Fabio Pizzul, quello della vicepresidente è “uno scivolone che non ci aspettavamo. Dal virus si esce tutti insieme o non si esce, e sollevare eccezioni basate sul Pil non fa che peggiorare la considerazione che i cittadini hanno di questa istituzione, già così deteriorata”. Che ha poi aggiunto: “Invece di scrivere ultimatum, lettere e ricorsi contro tutti gli altri, Moratti e Fontana dovrebbero cercare di capire perché la sanità lombarda non ha funzionato di fronte alla pandemia. Perché, senza una sanità che funziona, non torneremo tanto presto a produrre Pil”.
Più duro l’attacco di Nicola Fratoianni. L’esponente di Liberi e uguali ha sottolineato che “come ministra dell’Istruzione è stata un disastro, come sindaca di Milano pure, ora come assessore alla sanità della Lombardia, al posto dell’imbarazzante Gallera, anche peggio”.
Una Italia a due velocità quella richiesta dalla signora della politica milanese. Una doppia velocità che ha sempre caratterizzato la politica, l’economia e la società italiana. Un Nord che traina l’economia e un Sud che fa da handicap all’avanzata della Lombardia. Eppure quando la cosiddetta padania era il fulcro della crisi epidemica anche le “regioni zavorra” sono restate in lockdown e anche per questo subiranno gravi danni, anche economici. Dal paese dei “secondi” partivano medici ed infermieri per correre a dare una mano a chi era veramente sull’orlo del collasso, quella stessa sanità che oggi dovrebbe meritare più vaccini.
E allora alla via così, anche sui vaccini. Prima sempre i “migliori”, anche se continuano ad essere pessimi nell’affrontare anche questa fase dell’epidemia.
Prima la nobiltà economica e poi la plebe zavorra: cose dell’altro mondo, verrebbe da dire, o meglio ancora: “Si direbbe che siamo a un passo dalla barbarie”, per dirla deluchianamente.
Non può mica essere la Campania la più virtuosa, non sia mai! Al Sud tutti brutti, sporchi e cattivi e alla Lombardia la massima distribuzione di vaccini, così potranno tenerli in frigo mentre in tante altre regioni bisogna rallentare la campagna vaccinale per mancanza di dosi.
“La signora Moratti è persona intelligente e civile. Mi auguro che voglia chiarire che si è trattato di un’affermazione non meditata, che non risponde alle sue convinzioni”. Ha concluso De Luca nella nota pubblicata anche sui social.
E così è stato, Letizia Moratti, riportata ad una accettabile lucidità, nel pomeriggio ha rilasciato una seconda dichiarazione nella quale ha provato a cambiare le carte in tavola per evitare una figuraccia, ormai difficile da rimediare.
“Non ho mai pensato di declinare vaccini e reddito”. E’ quanto ha precisato in Consiglio regionale. “Il Pil è un indicatore economico-finanziario che attesta l’attività in una Regione, che, questo sì, ho detto, è il motore dell’Italia. In questo senso questa Regione ha la necessità di essere tenuta in considerazione, non parlo di piano vaccini ma di zona rossa”.
La vicepresidente lombarda ha sottolineato che non c’è stato nessun accenno esplicito al Pil bensì a una “prevalenza e incidenza elevate” del virus, “all’elevata urbanizzazione” e alla “mobilità intra ed extra regionale” della sua regione, “manifestazione del dinamismo economico” della Lombardia che “deve essere preservato in quanto motore trainante del Paese”. Sono questi i “fattori” da tenere in considerazione secondo Letizia Moratti e questo è quanto riferito nella lettera inviata al commissario Arcuri, con la quale si chiede “la revisione degli step di approvvigionamento dei vaccini anti-Covid 19, con anticipo delle dosi”.
Nulla di nuovo all’orizzonte. Solo i fatti parlano, e allora ha ragione il governatore “sceriffo” quando chiede l’impegno di tutti per dare un segno concreto. L’unico modo per rimandare al mittente i troppi luoghi comuni che dipingono la Campania sempre, se non proprio come zavorra, certamente almeno come vagone letto, a fronte delle “locomotive” padane, nordici e “dinamici motori dell’Italia”.