“Anche se siamo primi in Europa nella somministrazione del vaccino, abbiamo la necessità di chiarezza sulle distribuzioni settimanali senza più riduzioni unilaterali senza preavviso”, ha dichiarato il ministro Francesco Boccia. Neanche la crisi di governo in atto fa abbassare la guardia contro un virus che è ancora ben lontano dall’essere sotto controllo e sconfitto.
Tuttavia l’emergenza richiede necessariamente che tutti gli sforzi siano indirizzati al bene comune e per questo motivo secondo il ministro degli affari regionali “è necessario consentire alle regioni un accordo di solidarietà per garantire i richiami a tutti”.
La proposta avanzata da Boccia circolava da giorni, ma i governatori non erano riusciti a trovare un accordo comune. Diverse le posizioni delle regioni, tra quelle propense a chiudersi per non essere penalizzate ed altre, come quella di Zaia che chiedeva “un magazzino nazionale” per poter garantire a tutti le seconde dosi di vaccino.
In un momento di così grande emergenza sanitaria, peggiorata dalla crisi di governo in atto, Boccia richiama tutti alla solidarietà e all’unità. In attesa dell’ok da parte dell’Ema per il vaccino AstraZeneca previsto per il 29 gennaio, ora è necessario procedere uniti nella guerra al CoV-Sars-2 e pretendere dalla Pfizer il rispetto degli impegni presi.
Eppure c’è il rischio concreto che i ritardi della Pfizer si protrarranno ancora visto che l’azienda farmaceutica americana aveva semplicemente annunciato la ripresa delle consegne salvo poi ridurre ulteriormente quanto preventivato in un primo momento, costringendo il governo e rivedere il calendario vaccinale.
Secondo l’Ema, invece il rallentamento nelle consegne delle dosi è dovuto essenzialmente all’aumento delle richieste cui l’azienda deve far fronte e di conseguenza alla difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime.
“Il ritardo di Pfizer è comunque molto preoccupante – ha affermato il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini – ed è stato comunicato tutto all’ultimo minuto”. Questo potrebbe comportare conseguenze considerevoli se protratto nel tempo. Infatti un rallentamento nel calendario vaccinale rischierebbe di inficiare la somministrazione della prima dose in coloro che non potranno ricevere il richiamo previsto dopo 21 giorni dalla prima inoculazione.
Non solo. Tutto il piano vaccinale sta subendo delle forti ripercussioni, innescando lo slittamento dell’inizio delle vaccinazioni per gli over 80 e i malati oncologici, ematologici e cardiologici.
Insomma la situazione non appare per nulla semplice. Ogni regione sta correndo ai ripari, come meglio può, procrastinando, per lo più, le prenotazioni per le nuove vaccinazioni per poter assicurare la seconda dose a chi è già stato sottoposto alla prima.
In attesa di conoscere l’evoluzione della situazione, tutti i governatori chiedono chiarezza sul prossimo futuro nonché la rassicurazione che sia il governo a individuare le regioni nelle quali saranno convogliate e consegnate le dosi di AstraZeneca.