Don Antonio Marrese è originario di Picerno, in provincia di Potenza, e dai monti lucani a vicerettore della Basilica Pontificia la carriera è stata veloce ed i posti occupati sempre di prestigio: è lui a curare, negli anni di servizio prestato all’ombra del campanile di Pompei i preparativi per l’accoglienza di ben tre Papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XV e ultimo della lista, Papa Francesco, dalla logistica ai menù dei pranzi.

Persona “social”, don Antonio Marrese, ha un profilo ed una pagina facebook, e decine di filmati youtube con sue interviste online. Questo fino a prima che la bufera dell’inchiesta lo investisse travolgendo la Chiesa nello scandalo. Da qualche giorno, infatti, i suoi profili sono scomparsi dalle pagine del social network.


La notizia è di quelle che diventano virali in poche ore: l’ex vicerettore della Basilica Pontificia di Pompei accusato di molestie a sfondo sessuale e conseguente calunnia e stalking da un militare dell’arma originario di Boscoreale, ma in servizio a Pisa, nella 46esima Brigata della quale don Antonio era da giugno 2015 proprio cappellano militare, dopo aver passato più di 15 anni proprio nel Santuario mariano. Le intercettazioni ambientali e telefoniche sono andate avanti per mesi, fino a quando gli inquirenti della Procura di massa hanno ritenuto di averne abbastanza per aprire un fascicolo. Ora i magistrati hanno cominciato ad ascoltare le persone informate dei fatti. La lista è lunga.

Lui si difende, dalle accuse, dichiarando che è tutto «Incredibile, assurdo. Quel carabiniere era un mio amico e mi ha fatto del male. Non lo vedo da tempo. Le sue sono solo bugie» ma dovrà sicuramente giustificare agli inquirenti le frasi del tipo «Sarai trasferito se non cedi, non hai capito che qui comando io» oppure «Ovunque andrai sarò io la tua ombra».


Il Santuario, da parte sua, in un comunicato ne prende le distanze, affermando che «da tempo in servizio presso un’altra struttura ecclesiastica» o ancora «non si può nascondere, perché è vivo, il dolore che provoca l’accostamento del Santuario di Pompei con notizie di questo tipo» anche se, a sentire i colleghi pisani meglio informati sulla vicenda sembrerebbe che il fascicolo sia più ricco di quanto si pensi, e non si riferisca solo al periodo passato come cappellano militare nella vecchia Repubblica marinara toscana, ma vada molto più indietro.

L’unica cosa certa è che il caso continuerà a far discutere e sicuramente avrà risvolti.



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