Le studentesse e gli studenti della provincia di Napoli si sono mobilitati in un presidio statico davanti al palazzo della Regione per presentare le proprie richieste riguardanti l’organizzazione di un rientro in sicurezza: “Chiediamo – dicono gli studenti scesi in strada – di rientrare in presenza: questo però non sottintende un rientro in qualunque condizione! Questa volta, noi studenti e studentesse chiediamo che vengano rispettate le nostre condizioni, perché pensiamo che il Diritto alla Salute e il Diritto allo Studio non debbano prescindere l’un l’altro”.

Così in un comunicato diffuso da #togheter e Uds Napoli: “Gli studenti sono costretti ormai da quasi un anno a svolgere le lezioni in Dad, modalità che delle volte prescinde dal diritto allo studio, in quanto innanzitutto non regolata da leggi che ne sanciscano delle prerogative.


Chiediamo ancora una volta maggiore considerazione dal Governo che sembra non tutelare tutte le richieste utili a sopraffare le criticità emerse da questa nuova modalità didattica.

Vogliamo avere chiarezza sulla questione dei trasporti e un potenziamento delle corse scolastiche, sugli orari in cui gli studenti devono far lezione”.

“Un ritorno ci deve essere perchè come diciamo da mesi la Dad non è scuola. Un ritorno così, però, può solo danneggiarci. Chiediamo che prima di rientrare in classe siano fatti davvero investimenti sui trasporti, sui presidi sanitari, sui plessi”. Lo spiega Francesco Ferorelli, studente del Liceo classico statale Vittorio Emanuele II – Garibaldi di Napoli, all’Agenzia DIRE nel corso di una manifestazione davanti alla sede della Regione Campania.


Per Francesco “la Dad in questo momento storico ha accentuato molti problemi del sistema scolastico che è vecchio, quasi morto. È necessario cambiarlo per cambiare il sistema in cui viviamo: il nostro futuro è a rischio perchè il nostro presente è incerto”. Prima di rientrare “ci vuole uno screening obbligatorio su tutto il personale, sugli studenti. Per la mia scuola mi aspetto un rientro quasi normale perchè ha i mezzi per essere in sicurezza, ma questo non vuol dire che io non debba essere qui per aiutare gli istituti che si trovano in situazioni peggiori delle nostre e che – conclude Francesco – il primo febbraio non torneranno in presenza per problemi di spazio e continueranno con la didattica a distanza”.

Inoltre nel comunicato di #togheter e Uds Napoli si legge ancora: “Chiediamo un adeguato stanziamento di fondi per l’edilizia scolastica, chiarezza verso la questione dell’Esame di Stato: quanto ancora dovremo aspettare per delle informazioni affidabili riguardo le modalità della Maturità 20/21? E ancora un altro problema che sottintendiamo con la nostra richiesta è quello dei riscaldamenti, servizi già scadenti pre-Covid, che renderanno difficile il benessere degli studenti per le regole Covid a cui sarà sottoposta la scuola. Inoltre vogliamo che vengano istituite in tutte le scuole gli sportelli psicologici e dei presidi medici-sanitari, affinchè si possa garantire una reale tutela della nostra salute a 360°. Vogliamo certezza e rientro in sicurezza”.


In conclusione la testimonianza, rilasciata sempre all’Agenzia DIRE di Martina, studentessa del Liceo artistico statale di Napoli, anche lei in strada per manifestare per chiedere un ritorno in classe in sicurezza: “Abbiamo paura che la scuola non sia sicura. Tutti, però, vogliamo tornare in classe. Se fosse dipeso da noi saremmo tornati in presenza a settembre”.

Quello che teme è che “una volta rientrati in classe non ci siano i presidi, il distanziamento. Vorremmo la sicurezza che una volta in aula tutto sia, non dico normale, ma fatto con le giuste precauzioni”. Sull’apertura dei portoni il primo febbraio “io ci spero – ammette Martina – ma dubito che sarà così. Durante la Dad ho passato varie ore a piangere sperando di tornare in classe perché è impossibile fare pittura, scultura, attraverso una videocamera. È difficile così anche avere un rapporto con i professori, che io adoro”. Nella scuola di Martina ci sono circa 700 studenti, “la struttura è molto grande, abbiamo 6 piani, vari laboratori, due palestre, ma il problema è che non sono arrivati i banchi, le sedie”.


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