Moriva 8 anni fa Tommasina De Laurentiis, la giovane cui fu asportata la cistifellia. Un’operazione di routine che si sarebbe dovuta concludere senza grosse conseguenze ed invece la 25enne morì in sala operatoria.
Dopo la prima operazione, le condizioni della giovane erano sembrate subito gravi alla famiglia. Valori ematici sballati e il sospetto di un’emorragia. Sottoposta ad altre due operazioni la 25enne era deceduta senza un ragionevole perché. L’autopsia effettuata successivamente sul corpo aveva rivelato lesioni all’aorta addominale e alla vena cava inferiore provocate dall’utilizzo errato delle sonde inserite nell’addome durante l’intervento, effettuato in laparoscopia.
Una morte ingiustificabile, causata da errore umano e cosa ancora più grave dopo tre operazioni e lunghissime terribili ore per la famiglia che ancora oggi, non può darsi pace.
Omicidio colposo per tutta l’equipe e falso ideologico per il medico, questa la richiesta del pubblico ministero per questa morte assurda.
Condannato a 10 anni e 8 mesi e a pagare provvisionale da 100mila euro alle parti civili coinvolte nel procedimento, Roberto Palomba, il primario dell’Ospedale di Boscotrecase che eseguì l’operazione.
Il verdetto è giunto a conclusione del procedimento in svolgimento presso il Tribunale di Torre Annunziata, intorno alle venti di ieri sera, al termine di un’udienza straordinaria.
Una condanna esemplare emessa dal giudice Fernanda Iannone, ben più dura di quanto richiesto dallo stesso pm. Condannati a 2 anni e 4 mesi anche i chirurghi Alberto Vitale e Antonio Verderosa.
“E’ stato riconosciuto il macroscopico errore medico – ha dichiarato Gennaro Ausiello, legale della mamma di Tommasina, Elvira Avino – E’ stata riconosciuta la condotta criminale da parte di Palomba, che ha provato a insabbiare le immagini alterando la cartella clinica”.
“Non facciamo manifestazioni di gioia per l’epilogo del procedimento – ha però aggiunto – per rispetto anche dell’imputato, ma in particolar modo di una giovane che non c’è più. Il giudice Iannone ha fatto uno sforzo immane per ricostruire tutto. Le va dato atto che avuto enorme rispetto per il processo. E’ stata una sentenza che ha rispecchiato appieno la nostra tesi difensiva. Chi doveva salvare Tommasina mentre stava morendo, stava pensando a come falsificare le prove”.