Polmonite associata al ventilatore nel 29% dei pazienti Covid: lo studio su 586 degenti in terapia intensiva. “La VAP può essere frequente nei pazienti con Covid-19 in condizioni critiche”, scrivono i ricercatori di uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Medicine.

La ricerca è servita a valutare, all’interno delle unità di terapia intensiva (ICU), il tasso di incidenza della polmonite associata a ventilatore (appunto la VAP) nei pazienti con malattia da Coronavirus 2019.



“Il 29% dei 586 pazienti analizzati hanno sviluppato una polmonite da ventilazione, che ha portato alla morte nel 48% dei casi”, afferma il prof. Matteo Bassetti, il quale è coautore dello studio.

Anche se nell’articolo viene riportata la necessità di “ulteriori indagini” per il miglioramento dell’approccio terapeutico “sia al Covid-19 che alla VAP sovrapposta“, viene osservata la “elevata mortalità a 30 giorni di VAP“. Infatti i ricercatori scrivono che “rappresenta probabilmente la somma degli effetti prognostici delle malattie virali sottostanti e delle malattie batteriche sovrapposte”.

Cosa dice Bassetti sullo studio

Matteo Bassetti, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università degli Studi di Genova, Direttore della Clinica Malattie Infettive presso l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, nonché Presidente della Sita (Società Italiana di Terapia Antinfettiva Antibatterica Antivirale Antifungina) scrive dal suo canale ufficiale Facebook che lo studio è stato coordinato dal suo gruppo di ricerca dell’Università di Genova, dall’Ospedale Policlinico San Martino e dal dr. Daniele Roberto Giacobbe.

Il prof. scrive che “le polmoniti da ventilazione sono quasi sempre infezioni batteriche purtroppo sostenute da batteri resistenti agli antibiotici“.

Aggiunge Bassetti anche che “purtroppo queste polmoniti sono molto frequenti nei pazienti con il Covid e la loro alta mortalità deriva dalla somma della malattia da Covid e della aggressività delle superinfezioni batteriche”.

È stata valutata “l’incidenza e la prognosi delle polmonite associate al tubo di ventilazione successive al ricovero per Covid che si sono osservate nei reparti di terapia intensiva italiani”, scrive ancora Bassetti, il quale fornisce inoltre i dati e quindi specifica che “il 29% dei 586 pazienti analizzati hanno sviluppato una polmonite da ventilazione, che ha portato alla morte nel 48% dei casi“.

Il commento del prof. Bassetti sullo studio “Incidenza e prognosi della polmonite associata al ventilatore in pazienti critici con COVID-19. Uno studio multicentrico”

Cosa dice lo studio

Lo studio “Incidenza e prognosi della polmonite associata al ventilatore in pazienti critici con Covid-19. Uno studio multicentrico” è stato condotto in 11 unità di terapia intensiva (ICU) in 9 centri in Italia, dal 15 febbraio 2020 al 15 maggio 2020, e include tutti i pazienti con COVID-19 che hanno sviluppato VAP durante la degenza in terapia intensiva.

Dal 15 febbraio al 15 maggio 2020 586 pazienti Covid-19 sono stati ricoverati in terapia intensiva con “ventilazione meccanica invasiva“, ma di questi 171 (il 29% appunto) hanno sviluppato la VAP, dunque sono stati inclusi nello studio.

Ma – dicono i ricercatori – che sono stati raccolti “anche i giorni di ventilazione dei pazienti con VAP e non-VAP COVID-19 per calcolare il tasso di incidenza di VAP”.

Il tasso di incidenza della VAP era di “18 eventi per 1.000 giorni di ventilazione”, mentre “le colture respiratorie profonde erano disponibili e positive in 77/171 pazienti (quindi il 45%)”. I microrganismi più frequenti che sono stati trovati erano: Pseudomonas aeruginosa (27/77, 35%) e Staphylococcus aureus (18/77, 23%).

“La mortalità a 30 giorni di VAP è stata del 46% (78/171). In conclusione la VAP è frequente nei pazienti con Covid-19 in condizioni critiche“, scrivono ancora gli scienziati.

VAP, polmonite associata al ventilatore in pazienti critici con COVID-19
“Incidenza e prognosi della polmonite associata al ventilatore in pazienti critici con Covid-19. Uno studio multicentrico”

Comorbidità e trattamenti

Apprendiamo che l’età media dei pazienti era di 64 anni e che l’80% di questi erano maschi (137/171).

Va detto – come leggiamo – anche che “le condizioni di comorbidità più frequenti sono state ipertensione (109/171; 64%) e diabete mellito (39/171; 23%)”, inoltre che “prima di sviluppare la VAP, la maggior parte dei pazienti ha ricevuto un trattamento antibiotico (162/171; 95%), principalmente cefalosporine (88/171; 52%) e macrolidi (78/171; 46%)”.

Va riportato anche che – come spiegano i ricercatori – “fino a 159/171 pazienti (il 93%) erano stati precedentemente trattati con clorochina o idrossiclorochina, mentre 108/171 (63%) e 109/171 (64%) hanno ricevuto steroidi e anticorpi monoclonali anti-interleuchina 6 (IL-6), rispettivamente”.

“I campioni BALFriportano ancora i medici – sono stati ottenuti in 79/171 casi (46%), con coltura positiva in 77/79 di essi (97%). Gli organismi più frequentemente isolati erano Pseudomonas aeruginosa (27/77, 35%), Staphylococcus aureus (18/77, 23%) e Klebsiella pneumoniae (15/77, 19%)”.

Andrea Ippolito



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