Sabato scorso l’autopsia sul corpo di Vincenzo Russo, il 58enne collaboratore scolastico originario di Afragola, morto il 10 marzo scorso. Due giorni prima aveva ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca, oggi bloccato dall’Aifa, presso l’ospedale civile di Giugliano.

Ieri sera le prime risultanze dell’esame autoptico eseguito dai medici legali del Secondo Policlinico di Napoli. Stando a questi primi dati non ci sarebbero state evidenziate correlazioni tra il siero inoculato e il decesso del bidello dell’istituto Viviani di Casalnuovo.


Ci saranno comunque ancora una serie di esami, a partire da quello istologico e saranno sotto la supervisione dei magistrati della procura di Nola.

Sarà la comparazione tra i risultati degli accertamenti macroscopici, l’autopsia, e quelli microscopici, gli esami istologici sui campioni di tessuto prelevati, a dare il responso finale sulle cause della morte di Vincenzo Russo. Esami istologici che saranno eseguiti alla presenza dei periti nominati dalla Procura di Nola e di quelli nominati dal legale della famiglia Russo, l’avvocato Raffaella Iodice.

I familiari chiedono “verità su quanto accaduto” e subito dopo la morte di Russo hanno sporto denuncia, come confermato dai legali della famiglia. E proprio a seguito del loro esposto la polizia aveva sequestrato la salma e trasferita all’obitorio del Secondo Policlinico di Napoli proprio per l’autopsia.

L’uomo, come confermato dalla moglie, avrebbe avvertito i primi malori proprio subito dopo la somministrazione del siero AstraZeneca, lunedì 8 marzo. Principi di svenimento e spasmi intestinali i primi sintomi, anche se non aveva accusato febbre, ma si era comunque recato in ospedale dove i medici avevano effettuato diversi esami per scoprire la causa di quei sintomi sospetti. Poi la tragedia: improvvisamente la situazione era precipitata fino all’arresto cardiaco.


Dall’anamnesi della storia clinica di Vincenzo Russo sono stati evidenziati, comunque, già problemi preesistenti: soffriva di problemi cardiovascolari e in passato era stato costretto a cure mediche per una trombosi venosa.

Resta comunque più di un dubbio su tutta la vicenda: quando le condizioni del collaboratore scolastico sono improvvisamente precipitate, nonostante il livello dei globuli bianchi fosse altissimo, fino a 38mila, non erano presenti infezioni, come confermato dai medici che stavano provando a salvarlo. Inoltre, gli stessi medici hanno confermato la mancanza dei classici sintomi provocati dalle trombosi, come, ad esempio segni di affanno.

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