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Napoli, via Argine 310: “Qui Cristo continua a essere crocifisso”. Mons. Battaglia alla Whirlpool

“Qui Cristo continua a essere crocifisso”. Lo ha affermato oggi l’arcivescovo Domenico Battaglia durante la prima delle celebrazioni religiose della settimana pasquale, tenutasi in quella che fino a novembre scorso era stato lo stabilimento della Whirlpool della città partenopea, e che in tanti anni ha offerto stabilità economica a centinaia di operai, i quali, da un momento all’altro, si sono trovati senza lavoro e con tante bocche da sfamare.

Una realtà che sta diventando sempre più familiare: quella della disoccupazione, della chiusura di fabbriche e attività, dell’instabilità economica e della fame che gli ultimi tempi ci stanno portando. Una crisi che si aggiunge alla crisi, un caos in piena tempesta, che ha travolto gli operai di questa fabbrica. Eppure, in un tale putiferio di emozioni negative e dolore, il messaggio dell’arcivescovo è stato chiaro: “Voi non siete soli, io sono con voi”.


È monsignor Battaglia stesso, infatti, a sottolineare i motivi della sua decisione di tenere la messa del lunedì prima di Pasqua in un luogo tanto insolito quanto denso di significato: “Ho voluto essere presente qui nel primo giorno della Settimana Santa, la settimana della Passione di nostro signore Gesù perché la cosa più importante è sostare accanto alla santità delle lacrime, accanto alle infinite croci di oggi dove Cristo continua a essere crocifisso. Qui Cristo continua a essere crocifisso, sulla vostra carne si sta perpetuando ancora la Passione del Signore”. Con queste parole l’arcivescovo restituisce l’immagine di un vero e proprio sacrificio in atto ai danni di padri e madri di famiglia e dei loro cari. Ma se Cristo, secondo la credenza cristiana, si è immolato per l’uomo, qui questi operai vengono “sacrificati” in nome del denaro e del profitto di chi soldi ne ha già molti. “La vita di ogni essere umano vale più di tutto l’oro dell’uomo più ricco del mondo”, ma, evidentemente, qualcuno non lo ha ancora capito.


Eppure, in una situazione del genere, la speranza non deve andare perduta: “Le opportunità ci sono – afferma l’arcivescovo – i fondi Ue per la pandemia possono essere usati per nuovi percorsi e allora alle istituzioni chiedo da questa fabbrica un impegno concreto. Questi lavoratori non possono restare senza risposta”.




La necessità è proprio quella di trovare e attuare nel più breve tempo possibile delle alternative, che restituiscano la stabilità non solo economica, ma anche psicologica, ai lavoratori, e possano ridare la dignità alle loro famiglie cui è stata tolta. Nel frattempo, però, con un gesto di solidarietà e speranza, anche la Chiesa ha voluto esprimere la sua vicinanza a questa causa.

Giuseppe Secondulfo



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