Il Gazzettino vesuviano | IGV

Ercolano, il giorno dopo l’arresto di Rory Oliviero

Bocche cucite. Questa è la reazione il giorno successivo alla notizia che ha scosso la comunità ercolanese sull’arresto di Rory Oliviero, ex Consigliere nonché ex Presidente del Consiglio comunale. Non si registrano dispacci diramati dai quartieri generali dei partiti locali. Così come nessun rappresentante istituzionale ha commentato la notizia. In questi casi si preferisce la cautela che tuttavia non viene riservata quando si tratta di notizie di ordinaria microdelinquenza, a cui fanno seguito puntali dichiarazioni roboanti.

Nella Città in cui il vessillo della lotta alle mafie e alle illegalità è stato issato anche per gettarsi alle spalle un passato ingombrante, fatto di faide sanguinose fra clan camorristici e casi di corruzione, vige una calma piatta ma apparente.


Non solo. La ferita è ancora aperta quando, oltretutto, si sente parlare di interramento di rifiuti in cui sembrerebbe che il politico ercolanese, arrestato nella giornata di ieri dalle Fiamme Gialle, sia coinvolto. La memoria corre immediatamente a quegli anni di piombo dove nelle cave per l’estrazione della preziosa pietra lavica vesuviana, che ha caratterizzato le pavimentazioni dei nostri centri storici, venivano scaricati interi camion di rifiuti speciali provenienti da diverse parti d’Italia. Interi quartieri martoriati sotto il profilo dell’inquinamento delle matrici ambientali su cui è stato pagato un prezzo molto alto dai residenti i quali un tempo non molto lontano erano dediti, tra vigne e rigogliose campagne, alla produzione agricola di eccellenza. Ogni riferimento a “San Vito” e alle “lave Novelle” non è puramente casuale.


Territori svenduti e marchiati a fuoco in nome del dio danaro. Come quando sorge l’esigenza di smaltire i fanghi prodotti dagli impianti per la depurazione delle acque. L’inchiesta giornalistica “bloody money”, coraggiosamente condotta da FanPage, ha disvelato, ancora una volta, un sistema affaristico fatto di intrecci tra organizzazioni malavitose e politica. Di mezzo un sottobosco di intermediari e faccendieri, talvolta improvvisati, che reclamano per sé e per altri le percentuali da intascare sugli “affari”. Un modus operandi disinvolto da far impallidire il “ragionier Casoria”. D’altronde si tratta di facezie. «È un gesto di garbo, dei 25mila euro non ce ne fotte proprio, li teniamo sul braccio»…

Danilo Roberto Cascone



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