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Le scuole riaprono, ma non mancano le perplessità. In tanti pensano sia un azzardo

La scuola riparte in tutta la Penisola il prossimo 7 aprile, appena dopo Pasqua. Intanto in alcune regioni italiane, la riapertura, dalle scuole dall’infanzia alla prima media, è già avvenuta per appena un paio di giorni. Un’apertura voluta dal governo per le zone arancioni, appunto, a soli due giorni dalle vacanze pasquali, che ha generato un gran caos e molte perplessità.

Diversi i comuni che hanno deciso di promulgare ordinanze per non far riaprire i battenti agli istituti scolastici, ma anche una raffica di certificati medici o permessi per la Legge 104, fatti pervenire dai docenti. E allora classi costrette a orari dimezzati o soluzioni studiate in extremis dai dirigenti scolastici per far fronte alla mancanza di personale docente con situazioni di grave disagio.


In altre regioni ancora, seppur in zona rossa, i governatori hanno deciso di riportare in classe gli alunni più piccoli. Risultato un gran guazzabuglio per due giorni di scuola in presenza e nessun giovamento, di certo non per gli studenti, che si sono ritrovati a dover far i conti con una riorganizzazione di tempi, spazi e problematiche.

A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione esternata da alcuni virologi che continuano a sottolineare come la riapertura delle scuola in questo momento sia un azzardo ed un rischio, laddove in molti Paesi europei si sta valutando e procedendo, al contrario, alla chiusura, vedi la Francia.

“La scelta, sicuramente d’immagine, di aprire le scuole per pochi giorni – ha sottolineato Massimo Andreoni, direttore della Società italiana di malattie infettive nonché primario del policlinico di Tor Vergata – è stata nociva dal punto di vista epidemiologico perché è una questione di onestà mentale su cui tutti dobbiamo essere d’accordo: ci sarà sicuramente una nuova incidenza sui contagi”.


“Siamo in un momento di criticità perché la scuola ci piaccia o non ci piaccia – ha aggiunto il virologo – è un momento di possibile diffusione dei contagi. Non condivido la scelta di aver aperto pochi giorni prospettando oltretutto una Pasqua di grande controllo, tanto valeva approfittare di questi due o tre giorni per tenere la situazione sotto sorveglianza”.

La situazione, difatti, non è per nulla stabile, anzi l’età dei ricoverati si abbassa vertiginosamente interessando sempre più persone giovani e questa rinnovata possibilità di innescare nuovi contatti e di conseguenza nuovi contagi di certo potrebbe non giovare al Paese.

D’altro canto è pur vero che, durante questi lunghissimi mesi di pandemia, la scuola in presenza con tutto ciò che comporta, socialità, apprendimento, diritto allo studio e pari opportunità, che solo l’istruzione può garantire, soprattutto per le fasce più deboli e povere, è venuta a mancare. Tante le famiglie in difficoltà e diversi gli alunni che hanno abbandonato la scuola, mentre l’isolamento ha accresciuto in certi casi le emozioni negative, come stress e ansia.


Purtroppo non esiste un’unica soluzione né una soluzione certa e facile per poter arginare le conseguenze di una pandemia di fronte alla quale eravamo impreparati e che ci ha ormai destabilizzati e costretti ad una riorganizzazione anche negli affetti familiari e nelle priorità quotidiane.   “Ci sono diverse esigenze, la scuola in presenza è un valore riconosciuto da tutti ma l’apertura delle scuole rappresenta sempre un rischio, forse si sarebbe potuto aspettare”. Ha spiegato Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del policlinico Agostino Gemelli.

E sebbene da un lato la macchina della campagna vaccinale sia stata messa in moto con tanti buoni propositi, ci si è dovuti scontrare con ritardi nelle consegne, diminuzioni dei quantitativi di dosi inizialmente concordate e sulle quali si era elaborato un calendario che non è stato poi possibile rispettare; dall’altro la circolazione di nuove varianti, come quella inglese, che sembrano essere in grado di trasmettersi con maggiore velocità colpendo giovani e giovanissimi, compresi i più piccoli, non semplifica la situazione.


La scuola in Campania

Tuttavia, si dice fiduciosa sulla riapertura decisa dal governo, Lucia Fortini, assessore all’Istruzione della Regione Campania, sostenendo che allo stato attuale ci sono tutte le condizioni favorevoli per farlo.

La decisione del premier Draghi di riaprire le scuole è stata presa, infatti, in sintonia e a seguito di confronto con le Regioni e lascia aperta la possibilità di ritornare alla didattica a distanza nel caso in cui si verificassero situazioni di criticità tali da richiederlo. “L’ex ministro Azzolina – ha dichiarato l’assessore regionale – non ascoltava le proposte delle Regioni, non c’era dialogo, confronto. La riapertura era a ogni costo e questo non può andare bene se ci si trova in pieno picco pandemico. Quel a ogni costo non era coerente con quanto accadeva nel Paese, ma erano opinioni precostituite. Stavolta le condizioni sono diverse, dietro al decreto di aprile ci sono valutazioni precise di cui siamo messi a conoscenza e ci siamo confrontati”.

Inoltre per Lucia Fortini, un altro dato a favore della riapertura è che la maggior parte del personale docente ha ricevuto al prima dose del vaccino e a breve dovrebbe partire anche la somministrazione delle seconde dosi il che farebbe presupporre una buona copertura degli operatori del settore.

Infine, dato non trascurabile è l’arrivo della bella stagione che ha già dimostrato lo scorso anno la tendenza ad una diminuzione dell’aggressività del virus.


Unico punto non condiviso dalla Fortini al piano elaborato dal Ministro alla Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi, il ritorno in presenza delle sole classi prime delle scuole secondarie di primo grado. Per l’assessore sarebbe stato opportuno riportare in classe anche le seconde e terze classi per non arrecare ulteriori problemi organizzativi ai dirigenti scolastici che dovranno riorganizzare nuovamente il tutto e per le difficoltà riscontrate in questi mesi nelle connessioni che non sempre riescono a garantire i collegamenti di un numero così elevato di studenti.

Per l’assessore regionale, dunque, ci sono tutti i presupposti per una riapertura in condizioni di maggiore sicurezza che non deve far dimenticare però le normali, consuete e necessarie misure di prevenzione e contenimento del contagio. “Anche se la scuola torna in presenza – conclude – non deve mancare quell’attenzione mantenuta finora: mascherina, igiene, contatti promiscui da evitare dall’uso della mascherina all’evitare gli assembramenti passando per un’attenzione particolare all’igiene”.

Bianca Di Massa



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