Grande soddisfazione è stata espressa dai No Dad che vedono finalmente accolte le loro proteste.

“Eravamo terrorizzati che anche quest’anno scolastico finisse come il precedente – ha dichiarato Costanza Margiotta, 48 anni, docente di filosofia del diritto all’Università di Padova e promotrice del movimento per la riapertura delle scuole – dunque siamo soddisfatti. Però la nostra battaglia continua”.


Secondo i promotori della no dad, la didattica a distanza non può definirsi didattica, in primis perché lo studio è un diritto cui tutti gli studenti dovrebbero poter accedere liberamente e indipendentemente dalla loro condizione, in secondo luogo perché viene a mancare quella socializzazione che è propria di un ambiente educativo.

La scuola “oltre a essere un diritto, è anche un obbligo e noi combattiamo la povertà educativa e l’abbandono scolastico – ha sottolineato Costanza Margiotta – e poi l’istruzione è fatta del rapporto fra studente e docente, che a distanza cambia completamente. La Dad aveva senso all’inizio della pandemia, non dopo un anno. Ora la nostra battaglia continua – ha concluso – perché il Governo aumenti l’organico dei docenti, potenzi i trasporti e garantisca uno screening a scuola: basta stop&go”.


Dello stesso avviso anche Angela Nava Mambretti, presidente del Coordinamento genitori democratici che ha dichiarato: “Era ora. Finalmente in questa tempesta fatta di pressioni politiche contrapposte – sostiene – si riconosce l’importanza della scuola rispetto ad altri settori, produttivi o meno”.

Tuttavia il fronte dei genitori non è affatto compatto. A poco più di un mese dalla chiusura dell’anno scolastico molti si chiedono se fosse veramente necessaria questa riapertura con tutte le complicanze inevitabili che si innescheranno e considerate le nuove varianti che si stanno diffondendo soprattutto fra le giovani generazioni.

Sempre più famiglie chiedono a Palazzo Chigi che venga loro permesso di poter scegliere per i propri figli, in piena coscienza e soprattutto in libertà, come già accade nella regione Puglia, fra didattica in presenza e a distanza.


“Non vogliamo che le scuole restino chiuse e rispettiamo le esigenze di tutti. Vogliamo solo essere liberi di decidere se mandare i nostri figli in classe oppure di tenerli a casa facendo seguire le lezioni online”, sostengono dalla loro pagina Facebook gli aderenti al movimento Genitori pugliesi favorevoli alla Dad. Un gruppo che cresce di giorno in giorno, raccogliendo proseliti anche in altre regioni italiane.

“Alla fine dell’anno scolastico manca soltanto un mese, siamo in emergenza e la Dad non toglie niente a nessuno” ha spiegato Carmelina Gianniello una delle fondatrici del gruppo. “Anzi consente di tenere insieme il diritto alla salute e quello all’istruzione. E così facendo decongestiona le classi in modo naturale. Perché imporre la presenza a tutti, anche a chi ha problemi?”

In una situazione di grande incertezza e criticità va tutelato anche il diritto alla salute.

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