Chi arriva da Napoli in auto per recarsi a San Giorgio a Cremano, fino alla metà del secolo scorso dimora per villeggianti, non può fare a meno di notare in Via Botteghelle, lungo la strada che costeggia i confini perimetrali della storica caserma “Cavalleri”, un imponente edificio dall’architettura industriale tipica degli anni del boom economico.

Parliamo dell’ex opificio, un tempo di proprietà della “Iberna Sud”, volgarmente chiamato e conosciuto dai sangiorgesi come “l’ex fabbrica dei frigoriferi”, dove un tempo si sfornavano componenti per la produzione di elettrodomestici, garantendo un importante sbocco occupazionale sul territorio.

Con l’arrivo delle grandi multinazionali e con l’inesorabile avanzata del mercato globale, dopo una serie di passaggi di proprietà, la fabbrica tra fine anni ’80 e inizio anni ’90 chiuse definitivamente i battenti. Da quel momento in poi l’edificio assurgerà a monumento a cielo aperto al degrado, simbolo per eccellenza dell’abbandono del quartiere dell’area a sud della Città. Ma anche del lento spopolamento industriale della confinante zona orientale di Napoli su cui da anni si dibatte in merito alla rigenerazione urbana dell’ex distretto industriale, spesso senza concreti risultati.


Per i residenti del quartiere tuttavia l’ex fabbrica ha rappresentato molto di più di un semplice scheletro in cemento armato con cui convivere. Bensì anche un ecomostro, visto che le ampie coperture esterne, in lastre di eternit abbandonate alle intemperie, hanno da sempre creato forti preoccupazioni sotto il profilo ambientale e sanitario, tanto da costringere le Amministrazioni comunali del passato a intervenire. Risale al 2013 una relazione dell’ARPAC attestante l’avvenuta rimozione dei rifiuti contenenti amianto, motivo per cui non si è presentata da allora in poi alcuna necessità, a detta dell’Amministrazione comunale, di controlli periodici da parte dell’allora proprietario, la Società SPES Immobiliare. Circostanza, quest’ultima, confermata da un sopralluogo congiunto effettuato anni dopo, nel 2017, da parte degli agenti della Polizia locale e delle Autorità sanitarie locali che attestarono l’assenza (a vista) di materiali contenenti amianto nell’edificio, oltre naturalmente a registrare il degrado diffuso con la presenza di carcasse di animali, di rifiuti speciali e di vegetazione spontanea all’interno dell’edificio.


Successivamente, la caduta di alcuni calcinacci spinse il Sindaco a emettere una serie di ordinanze per la messa in sicurezza del fabbricato in cui i proprietari sono stati chiamati a intervenire ad horas. Fino ad arrivare al transennamento con del nastro bicolore, avvenuto nel 2020, di una parte dell’area prospiciente la Via Botteghelle, per evidenti motivi di sicurezza. Nel frattempo, la zona ha continuato nel tempo ad essere ricettacolo di rifiuti, soprattutto di tipo ingombranti e speciali, lasciati in abbandono da ignoti che ne hanno fatto punto permanente di sversamenti.

Ma ecco che veniamo ad oggi. A seguito di una procedura fallimentare, che ha coinvolto la Società proprietaria, il Tribunale ha disposto la vendita dell’immobile attraverso un’asta giudiziaria, delegando un tecnico abilitato. Prezzo base per l’acquisto due milioni di Euro, offerta minima da trasmettere per via telematica fissata in un milione e mezzo. Nella stima sono stati detratti i costi per abbattere e realizzare eventualmente ex novo l’opificio, con i medesimi criteri architettonici. L’udienza si terrà il 7 Giugno prossimo quando si verrà a sapere chi saranno i futuri acquirenti.

La notizia della messa in vendita del bene all’asta ha fatto il giro dei social già da qualche settimana grazie all’interesse dei comitati civici e, in particolare, del m5s locale. La richiesta unanime è che l’Amministrazione partecipi alla procedura di acquisto facendo in modo da riappropriarsi di uno spazio urbano, considerato ingombrante e al tempo stesso fatiscente, per troppo tempo sottratto alla comunità. Da parte dei vertici amministrativi, al momento, si è registrato il silenzio più assoluto nonostante le sollecitazioni.


L’Amministrazione comunale potrebbe partecipare a tutti gli effetti alla procedura di vendita, come un qualsiasi altro soggetto privato d’altronde. Tuttavia sarebbe necessario un atto di indirizzo espresso dall’Organo di Consiglio comunale il quale dovrebbe deliberare l’interesse all’acquisizione dell’immobile al patrimonio dell’Ente soggiacente a un preminente interesse collettivo.

L’operazione inoltre, dal punto di vista finanziario, prevederebbe un importante esborso tramite avanzo libero che oggi, probabilmente, le casse dell’Ente comunale non dispongono. Pertanto si dovrebbe, in tal caso, accendere un mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti che permetterebbe di disporre di quella liquidità tale per partecipare all’asta con una propria offerta. I tempi, in ogni caso, non consentirebbero di avviare tali procedure rispetto alla data fissata per l’udienza. Ciò nonostante, qualora la prima asta andasse deserta, i tempi e i costi, ribassati di un ulteriore 25% rispetto all’attuale prezzo posto a base, consentirebbero all’Amministrazione di poter espletare tutti quei passaggi necessari all’effettiva partecipazione ad una seconda asta pubblica. Il tutto sempre nella condizione necessaria che venga manifestata una forte volontà politica.

Come già detto, su questa ipotesi le bocche, nel palazzo comunale, sono totalmente cucite. Secondo voci di piazza l’immobile potrebbe essere oggetto degli appetiti di imprenditori che ne vorrebbero fare un centro commerciale. Una voce che pare del tutto infondata in quanto il vigente regolamento comunale sulle aree di commercio (non alimentare) vieterebbe esplicitamente l’installazione sul territorio di volumetrie di spazi di vendita così importanti (parliamo di una superficie totale commerciale pari a 19.512 mq).
A meno che il Consiglio comunale non decida di modificare tali regolamenti nelle parti che porrebbero dei freni alla introduzione di megastrutture commerciali e che fino ad oggi avrebbero scoraggiato l’iniziativa di privati sul territorio. Il dibattito in Città è acceso e sarà certamente destinato a durare per molto.

Danilo Roberto Cascone



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