“Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone”.

Così in una lettera il giovane Seid Visin, talento dello sport che a soli 16 anni aveva deciso di lasciare il calcio, aveva scritto in una lettera, un vero e proprio atto d’accusa contro il razzismo. Il 20enne di origine etiope si è tolto la vita giovedì a Nocera Inferiore e la sua lettera è stata letta integralmente stamane nella chiesa di San Giovanni Battista nel corso dei funerali.


Fuori dalla chiesa si leggeva su uno striscione “Buon viaggio campione”, mentre gli amici indossavano magliette con la scritta “Arrivederci fratello. Ciao talento”. Seid aveva debuttato nelle giovanili del Milan, poi era tornato a casa a studiare e prendersi il diploma di liceo scientifico. Giocava ancora, ma nella squadra di calcio a 5 dell’ Atletico Vitalica.


Oggi però giungono le parole Walter Visin, padre adottivo dell’ex calciatore, che ha dichiarato all’Ansa: “Mio figlio non si è ammazzato perché vittima di razzismo. È sempre stato amato e benvoluto, stamani la chiesa per i suoi funerali era gremita di giovani e famiglie”. I genitori escludono con fermezza quindi ogni correlazione tra il gesto e la pista razzista, e arrivano a parlare di strumentalizzazione delle parole di Seid.

Ma la lettera scritta dal giovane resta “come un macigno”. A tal proposito l’uomo ha aggiunto: “Fu uno sfogo, era esasperato dal clima che si respirava in Italia. Ma nessun legame con il suo suicidio – e infine chiede – basta speculazioni”. Quanto alle cause del suicidio, il padre di Seid ha concluso: “non voglio parlare delle questioni personali di mio figlio. Dico solo che era un uomo meraviglioso”.


Questo il contenuto integrale della lettera che Said

Dinanzi a questo scenario socio-politico particolare che aleggia in Italia, io, in quanto persona nera, inevitabilmente mi sento chiamato in questione. Io non sono un immigrato. Sono stato adottato quando ero piccolo.

Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po’ di arroganza che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità. Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana; sembra che misticamente si sia capovolto tutto, sembra ai miei occhi piombato l’inverno con estrema irruenza e veemenza, senza preavviso, durante una giornata serena di primavera. Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Qualche mese fa ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, prevalentemente anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non bastasse, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche la responsabilità del fatto che molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro.


Dopo questa esperienza dentro di me é cambiato qualcosa: come se nella mia testa si fossero creati degli automatismi inconsci e per mezzo dei quali apparivo in pubblico, nella società diverso da quel che sono realmente; come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, che ero bianco. Il che, quando stavo con i miei amici, mi portava a fare battute di pessimo gusto sui neri e sugli immigrati, addirittura con un’aria troneggiante affermavo che ero razzista verso i neri, come a voler affermare, come a voler sottolineare che io non ero uno di quelli, che io non ero un immigrato. L’unica cosa di troneggiante però, l’unica cosa comprensibile nel mio modo di fare era la paura.

La paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati, la paura per il disprezzo che sentivo nella bocca della gente, persino dai miei parenti che invocavano costantemente con malinconia Mussolini e chiamavano “Capitano Salvini”. La delusione nel vedere alcuni amici (non so se posso più definirli tali) che quando mi vedono intonano all’unisono il coro “Casa Pound”. L’altro giorno, mi raccontava un amico, anch’egli adottato, che un po’ di tempo fa mentre giocava a calcio felice e spensierato con i suoi amici, delle signore si sono avvicinate a lui dicendogli: “Goditi questo tuo tempo, perché tra un po’ verranno a prenderti per riportarti al tuo paese”.


Con queste mie parole crude, amare, tristi, talvolta drammatiche, non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che stanno vivendo quelle persone dalla spiccata e dalla vigorosa dignità, che preferiscono morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaporare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente Vita“.

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano
Condividi
PrecedenteSomma Vesuviana: il Plesso scolastico Ex Bertona di Santa Maria del Pozzo porterà il nome del brigadiere, Mario Cerciello Rega
SuccessivoGenova: Coppa del Mondo di Danza Paralimpica
Il giornale “il Gazzettino vesuviano”, fondato nel 1971 da Pasquale Cirillo e attualmente diretto da Gennaro Cirillo, si interessa principalmente delle tematiche legate al territorio vesuviano e campano; dalla politica locale e regionale, a quella cultura che fonda le proprie radici nelle tradizioni ed è alla base delle tante associazioni e realtà che operano sul territorio.Siamo impegnati a garantire la massima qualità e la massima integrità nel nostro lavoro giornalistico. Ci impegniamo a mantenere alti standard etici e professionali, evitando qualsiasi conflitto di interesse che possa compromettere la nostra indipendenza e la nostra imparzialità.Il nostro obiettivo è quello di fornire ai nostri lettori notizie e informazioni affidabili su una vasta gamma di argomenti, dalle notizie di attualità ai reportage approfonditi, dalle recensioni ai commenti e alle opinioni. Siamo aperti a suggerimenti e proposte dai nostri lettori, e ci impegniamo a mantenere un dialogo aperto e costruttivo con la nostra community.