L’anno magico dell’Italia. In una Europa stravolta dal coronavirus, il 2021, secondo anno dell’era delle restrizioni, l’Italia e tutti noi ci stiamo togliendo un po’ di soddisfazioni che mancavano da anni.
Un anno di rivoluzioni e grandi novità, e non solo per la Nazionale Italiana. Era appunto il 1968, periodo di Governi balneari, anno di contestazioni nelle Università, di lotte tra padri e figli, di sogni, di luna da toccare e raggiunta appena l’estate successiva con il mondo attaccato alla TV.
Un anno particolare quel ’68, una edizione straordinaria per l’Italia del calcio che veniva dalla storica eliminazione ai Mondiali del 1966 ad opera della Corea del Nord del signor nessuno Pak Doo Ik che con un colpo di testa ci mandò fuori dalla competizione in terra inglese. Terremoto in federazione e panchina dell’allora CT Edmondo Fabbri che salta a favore di Valcareggi. La sua “rivoluzione” nel secondo atto di quella finale quando sostituì cinque giocatori rispetto alla prima gara. Piazzò De Sisti al posto di Juliano, rimise Mazzola e recuperò Riva, che andò a sostituire Prati e che si piazzò, in attacco, accanto ad Anastasi e la vittoria non tardò ad arrivare. Schivo e tanto lontano dai riflettori, Valcareggi non fece nemmeno una foto con la coppa: “Tenete ragazzi – disse ai giocatori – questa l’avete vinta voi ed è giusto che siate voi ad alzarla”.
Ma a ben pensarci le soddisfazioni italiche e le prime luci di questo “Rinascimento” le avevamo già intraviste qualche mese fa. Il 22 maggio scorso, a portare l’Italia sulla vetta dell’Europa erano stati quattro giovani romani, i Maneskin, che contro tutti i pronostici, con una musica rivoluzionaria dalle sonorità che strizzano l’occhio al grande rock degli anni Sessanta e Settanta, prima hanno vinto Sanremo e poi stravinto Eurovision Song Contest.
E allora “Zitti e Buoni” a cominciare dagli inglesi, che prima di riprovarci dovrebbero cominciare con l’imparare il rispetto dell’avversario e il saper perdere, medaglia d’argento al collo, anche quando la coppa d’argento, la Coppa Delaunay, questo il suo nome dall’ideatore cento anni fa della competizione continentale, è nelle mani dell’avversario, degli Azzurri.
Mai nessun Paese aveva vinto, lo stesso anno, Europei di calcio ed Eurovision Song Contest. Un altro record tutto italiano.
L’Italia del nuovo Rinascimento è qui ed è pronta ad affrontare tutte le nuove sfide che verranno.
Gennaro Cirillo