La Rete Nazionale Scuola in Presenza diffida formalmente il governo italiano per l’imposizione del cosiddetto “Green pass” ai minorenni.

In un comunicato molto dettagliato pubblicato poche ore fa via Facebook, la Rete Nazionale Scuola in Presenza spiega le discriminazioni che si verrebbero a creare con l’applicazione del “Passaporto verde” nelle scuole, nelle attività socio-culturali, sportive e ludiche dei ragazzi e dei bambini.

L’associazione fa anche appello al Presidente della Repubblica.

La Rete ricorda che i decessi nella fascia di età 0-19 anni da marzo 2020 al 14 maggio 2021 “sono stati 27 su quasi 130.000 (percentuale dello 0,0003%)” e che questi erano quasi tutti con comorbidità.

Viene anche fatta una panoramica di ciò che sta accadendo negli atri paesi in tema vaccinazioni Covid, poi si aggiunge anche che “buona parte dei Paesi europei restringono la vaccinazione dei minori ai soli casi accertati di fragilità (Germania, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Finlandia, Svezia), mentre alcuni interdicono completamente la vaccinazione dei minorenni (Portogallo, Albania, Cipro, Irlanda, Croazia, Islanda, Norvegia, Ucraina)”.

Il comunicato integrale

OGGETTO: APPELLO AL GOVERNO RELATIVAMENTE ALL’IMPOSIZIONE DEL “GREEN PASS” AI MINORENNI IN DIFFORMITA’ ALLE INDICAZIONI INTERNAZIONALI DEGLI ENTI VACCINALI e AL PRINCIPIO DI MASSIMA PRECAUZIONE

Con DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n. 105 il Governo ha approvato “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche.” (21G00117) (GU Serie Generale n.175 del 23-07-2021).

Il suddetto decreto di fatto impone l’obbligo di vaccino (o in via residuale, di continui tamponi entro le 48 ore) a tutti indistintamente, senza prevedere alcuna esenzione per gli under 18, equiparati agli adulti nonostante non vi sia alcuna evidenza scientifica che li qualifichi suscettibili al rischio di Covid-19 grave, non giustificando dunque la loro vaccinazione di massa.

Attraverso tale provvedimento si mettono quindi i minori in condizione di doversi sottoporre a vaccinazione o a tampone ogni 48 ore per accedere a situazioni quali l’accesso ad attività sportive o culturali (musei, cinema, teatri) fondamentali per un adeguato sviluppo fisico, psicopedagogico e sociale.

Per quanto riguarda la vaccinazione anti Covid -19 sui minori, pur riconoscendo il ruolo fondamentale della stessa per gli adulti a rischio, si richiamano e si sottolineano le dichiarazioni dell’EMA e della stessa OMS, che la sconsigliano in modo chiaro: “Children should not be vaccinated for the moment”.

E’ l’OMS stesso a sostenere che i bambini e gli adolescenti tendono ad avere una malattia lieve rispetto agli adulti, quindi, a meno che non facciano parte di un gruppo a più alto rischio di Covid-19 grave, è meno urgente vaccinarli rispetto agli anziani, alle persone con condizioni di salute croniche e agli operatori sanitari. Secondo l’OMS, “sono necessarie maggiori evidenze riguardo all’uso dei diversi vaccini COVID-19 nei bambini per poter fare raccomandazioni generali sulla vaccinazione dei bambini contro il Covid-19” (vedi COVID-19 advice for the public: Getting vaccinated).

Nel Regno Unito, il Royal College of Pediatrics and Child Health raccomanda la vaccinazione solo per i ragazzi ad alto rischio di esposizione e/o di gravi esiti. Sempre in Inghilterra il Comitato Congiunto per le vaccinazioni e le immunizzazioni (JCVI) ha statuito che, “sulla base delle prove attuali, non si raccomanda la vaccinazione di routine dei bambini al di fuori dei gruppi fragili e a rischio (“Until more data become available, JCVI does not currently advise routine universal vaccination of children and young people less than 18 years of age” (vedi JCVI statement on COVID-19 vaccination of children and young people aged 12 to 17 years: 15 July 2021).

La conclusione a cui è giunta la JCVI è che ”finché non saranno disponibili e valutati più dati sulla sicurezza, è preferibile un approccio di massima precauzione”.

Il direttore della Commissione vaccinale permanente tedesca STIKO, Thomas Mertens, ha sottolineato che “nel dibattito sulle vaccinazioni infantili, molte argomentazioni sono usate “alla leggera”. “La decisione di raccomandare la vaccinazione anti-Covid a tutti i bambini di età compresa tra 12 e 16 anni deve essere presa sulla base delle migliori prove disponibili”, ha affermato Mertens, aggiungendo che “i dati dello studio di approvazione del produttore non sono sufficienti: il numero di bambini vaccinati nello studio è semplicemente troppo ridotto per emanare una dichiarazione affidabile sulla sicurezza in questa fascia di età. L’1,3% dei 1.100 bambini vaccinati nello studio ha mostrato reazioni gravi” (a fronte di una mortalità, in Italia, dello 0,0003%) (Kinder und Jugendliche -Stiko-Chef: Impfung ist “kein Lakritzbonbon”).

In Francia, il Consiglio Nazionale di Bioetica ha affermato che il beneficio individuale diretto della vaccinazione per bambini e adolescenti è molto limitato in termini di rischi associati all’infezione. Il presidente del CCNE Jean-François Delfraissy ha deciso di adottare una posizione di “riserva”, anche in vista delle sue funzioni di presidente del Consiglio Scientifico Covid-19 istituito dal governo francese (Vacciner les mineurs contre le COVID ? Le Comité consultatif d’éthique est réservé).

Proprio per queste motivazioni, è notizia di ieri, la Francia ha sospeso l’applicazione del Green Pass ai minorenni, almeno fino al 30 settembre.


Crediamo pertanto che il Legislatore italiano e il Governo debbano attenersi a criteri di prudenza e massima precauzione nei confronti dei minorenni, tanto più in uno scenario in cui gran parte della popolazione suscettibile a rischio di Covid-19 grave è già coperta da protezione vaccinale.

I dati scientifici ci confortano in questa riflessione, in quanto i decessi nella fascia di età 0-19 anni da marzo 2020 al 14 maggio 2021 sono stati 27 su quasi 130.000 (percentuale dello 0,0003%), quasi tutti con comorbidità. La vaccinazione, dunque, non andrebbe a proteggere questa fascia di età, in quanto già non colpita dal virus, né dalle sue varianti (come già riscontrato nei mesi di diffusione della cd “variante inglese” che portò tuttavia l’esecutivo a chiudere le scuole).

La vaccinazione di un minore può rendersi necessaria qualora il minore conviva con persona fragile che non possa vaccinarsi, ovvero sia fragile egli stesso, ma al di là di questi rari casi, non è necessaria né pare opportuna, e non dovrebbe essere imposta come mezzo di discrimine per consentire l’accesso a parchi giochi, centri estivi, musei, palestre, piscine.

Gli studi infatti non possono ancora dimostrare che il rapporto rischio/beneficio del vaccino sui minori – quale definito all’articolo 1, paragrafo 28 bis della direttiva n. 2001/83/CE per la concessione di autorizzazioni condizionate – sia positivo, in quanto attualmente il “rischio” per questa fascia di età è inesistente. E’ infatti assodato che la fascia d’età 0-19 anni non è colpita in forma grave dalla malattia da Sars-Cov-2, e da nessuna dalle varianti del virus finora sequenziate.

La valutazione del rapporto fra rischi e benefici, che è la via maestra di qualsiasi scelta in campo medico, dissuade pertanto dall’uso generalizzato di vaccini anti-Covid, perché espone al rischio non necessario di eventi avversi, per quanto rari essi siano.

È per queste ragioni che buona parte dei Paesi europei restringono la vaccinazione dei minori ai soli casi accertati di fragilità (Germania, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Finlandia, Svezia), mentre alcuni interdicono completamente la vaccinazione dei minorenni (Portogallo, Albania, Cipro, Irlanda, Croazia, Islanda, Norvegia, Ucraina).


Si aggiunga inoltre che la motivazione (velleitaria, n.d.r.) di “bloccare la circolazione del virus” attraverso vaccinazione di massa estesa anche ai minori viene meno in quanto il virus Sars Cov-2 è stato definito, sin dall’inizio della pandemia, “non eradicabile” non avendo come solo ospite l’uomo. Meglio sarebbe, secondo la Rete Nazionale Scuola in Presenza, destinare tali vaccini agli anziani/soggetti a rischio nei Paesi in via di sviluppo, anziché andare a coprire una fascia di popolazione – i minori dei Paesi industrializzati – che non hanno bisogno di tale trattamento farmaceutico in quanto non suscettibili al virus (ricordiamo: la mortalità nella fascia 0-19 anni è dello 0,0003%).

Lo Stato, di conseguenza, imponendo il green pass ai minori, poiché in difetto sarebbero discriminati, deve necessariamente farsi carico del rischio di eventi avversi, in quanto gli esercenti la responsabilità genitoriale verrebbero demansionati dal suddetto provvedimento avente forza di legge.

Si ricorda come il Regolamento UE 2021/953 (su un quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione, di test e di guarigione in relazione alla COVID-19 – certificato COVID digitale dell’UE – per agevolare la libera circolazione delle persone durante la pandemia di COVID-19, pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea L 211 del 15 giugno 2021) al 36° Considerando – in coerenza con quanto stabilito dalla Risoluzione del Consiglio d’Europa n.2361/2021 ai punti 7.3.2 e 7.5.2 – invita a impedire discriminazioni dirette o indirette verso persone non vaccinate, per ragioni mediche, per gruppi esclusi da quelli per i quali il vaccino è raccomandato, come i bambini, perché non hanno potuto farlo o che scelgono di non essere vaccinate (It is necessary to prevent discrimination against persons who are not vaccinated, for example because of medical reasons, because they are not part of the target group for which the vaccine is currently recommended, or because they have not yet had the opportunity or chose not be vaccinate).

Con la presente si diffida quindi formalmente il Governo, nella persona del Presidente del Consiglio dei Ministri, e ci si appella al Presidente della Repubblica, affinché NON sia dato il via libera a tale provvedimento riguardo ai minori. Alla luce delle evidenze scientifiche (di non suscettibilità dei minori al rischio di Covid-19 grave) ormai chiare a tutti, in tutto il mondo, imporre ai minori – in spregio alle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie internazionali – il green pass, e dunque la vaccinazione, per consentire di svolgere tutta una serie di attività relazionali, formative ed educative come indicato del citato art 3 del d. 105/21, costituirebbe un grave danno verso gli stessi. Tale iniziativa rappresenterebbe un unicum in Europa, omologando in maniera non ragionevole e non proporzionata la posizione dei sanitari a quella degli studenti e degli insegnanti, quando è noto che i due ambienti rappresentano rischi di contagio completamente diversi.

Da ultimo, la Rete Nazionale Scuola in Presenza esprime la più viva preoccupazione per le insistenti anticipazioni di stampa che annunciano per le prossime settimane l’estensione del green pass alla scuola, perché una tale misura umilierebbe lo spirito e la lettera della nostra Costituzione, che dichiara la scuola aperta a tutti. Di fronte a una decisione così improvvida la Rete Nazionale Scuola in Presenza non esiterebbe a mobilitare le decine di migliaia di famiglie che in ogni parte d’Italia le hanno affidato il compito di tutelare il diritto alla scuola.

Si invitano pertanto le autorità ad applicare il principio della massima precauzione e a considerare la non applicazione del Green Pass ai minori di anni 18, preavvisando che in difetto verranno poste in essere tutte le azioni necessarie per la miglior tutela degli stessi.

Distinti saluti.
Rete Nazionale Scuola in Presenza

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano