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Probabile vendetta personale. Questa l’ipotesi per l’omicidio di Domenico Giordano a Lettere

E’ ancora giallo sulla morte dell’elicotterista dell’Aeronautica in pensione Domenico Giordano, avvenuto a Lettere nella tarda serata di ieri 1 agosto.

Il 73 enne stava facendo rientro nella propria abitazione in via Nuova Depugliano a Lettere, dopo aver trascorso una serata in piazza, quando è stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco che lo hanno lasciato esanime nella sua vettura, una Renault Clio.



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Rispettato ed amato nel paese di origine dove risiedeva, l’uomo, incensurato, era il primo di quattro fratelli e dopo aver lasciato l’aereonautica si era ritirato a una vita tranquilla, dedicandosi, assieme a uno dei fratelli all’orto di famiglia.

Una morte inspiegabile, come l’ha definita il primo cittadino di Lettere Sebastiano Giordano, ancora incredulo per l’accaduto, sulla quale stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia sotto la guida del capitano Carlo Venturini. I militari, giunti sul posto, hanno provveduto immediatamente a sequestrare le immagini delle telecamere di videosorveglianza cittadine con la speranza di poter far luce su un’uccisione che sembra ancora senza  apparente motivo.

Dalle prime ricostruzioni gli uomini dell’Arma avevano inizialmente considerato l’ipotesi, poi scartata, che l’ufficiale in pensione si fosse potuto trovare nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Gli inquirenti, tuttavia, pur non tralasciando alcuna pista, l’hanno esclusa perché il sicario avrebbe atteso il rientro di Giordano a casa, per colpirlo a pochi passi dalla stradina che conduce proprio alla sua abitazione.


Anche la pista dell’agguato di camorra, fatti alla mano, non sembra aver trovato alcun riscontro, ma si indaga, piuttosto, su possibili controversie di carattere personali.

La morte dell’ufficiale in pensione ha suscitato, tuttavia, grande sconcerto e preoccupazione nell’intera comunità, risvegliando il ricordo dell’ondata di omicidi che negli ultimi cinque anni hanno colpito le terre dei Monti Lattari e tutti riconducibili alla lotta per il controllo della produzione della marijuana.

Nel giugno dello scorso anno ha, infatti, perso la vita un altro incensurato il 41enne Matteo Dello Ioio, freddato sempre di sera e mentre faceva ritorno a casa. Risalendo ancora indietro negli anni, sono stati colpiti a morte diversi coltivatori delle piantagioni di cannabis indica. Nel 2019 è toccato a Antonino Di Lorenzo, ucciso sull’uscio di casa a Casola, prima ancora a Filippo Sabatino, l’autista del boss Francesco Di Martino, alias Ciccio ‘o pecoraro, cugino del boss dei Lattari Leonardo Di Martino ‘o lione, uscito illeso dall’agguato. Sempre a Lettere poi, è stato ucciso a fucilate Ciro Orazzo, altro volto noto del business che ha reso le zone dei Monti Lattari l’attuale Giamaica italiana.

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