Chiedono ancora chiarezza sulla morte del loro congiunto i familiari di Massimo Melluso originario di Villaricca morto più di 2 mesi fa a Ventimiglia di Sicilia.

Il giovane 31enne che conviveva da diversi anni con il suo compagno con il quale si era trasferito negli ultimi mesi in provincia di Palermo dove gestiva un agriturismo e allevava conigli, è stato ritrovato impiccato alla trave del capannone del proprio allevamento nella mattinata dello scorso 26 giugno.


“Era sereno e non aveva motivi per togliersi la vita” continuano a ripetere la madre e le sorelle che non hanno mai dato credito all’ipotesi del suicidio.

Il ritratto di un ragazzo felice, pieno di vita, che aveva progetti e programmi per il futuro, nelle parole di Annamaria, la sorella maggiore.

Nulla nella vita di Massimo poteva far presagire o anche solo immaginare il gesto così terribile al quale, ancora oggi, la famiglia non riesce da dare una spiegazione valida.

A Ventimiglia era conosciuto e rispettato e mai nessun atto discriminatorio era stato mosso nei suoi o nei riguardi del suo compagno, secondo l’avvocato Beniamino Esposito rappresentante legale della famiglia, incaricato nei giorni a seguire il ritrovamento di inoltrare alla Procura di Termini Imerese la richiesta di autopsia.



Avvertiti dai carabinieri i familiari si erano recati a Ventimiglia per riportare a casa le spoglie dell’adorato Massimo, ma pian piano i sospetti sono affiorati nella loro mente. Innanzitutto la notizia del ritrovamento è stata notificata alla famiglia da parte dei Carabinieri solo nel pomeriggio e non dal compagno che ne aveva rinvenuto il corpo né dai familiari dello stesso. Inoltre, qualche giorno dopo il suo suicidio qualcuno avrebbe utilizzato il suo telefonino e effettuato accessi al suo profilo social.

Nonostante per il medico legale non vi fossero sul corpo segni sospetti e la morte fosse stata archiviata come suicidio, la famiglia continua a chiedere che la salma venga riesumata ed effettuata un’autopsia per avere la certezza di quanto dichiarato.

Niente e nessuno potrà far tornare in vita Massimo, ne è consapevole mamma Maria, ma i risultati dell’esame autoptico potrebbero finalmente ridare a lei e agli altri tre figli la pace che da quel 26 giugno stentano a ritrovare.

Nella lunga lettera inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tutta la disperazione di una madre e la preghiera di un intervento adeguato che possa chiarire quelli che restano punti oscuri della vicenda.




“La procura di Ventimiglia lo ha dichiarato un suicidio senza fare un’autopsia – esordisce Maria Vincenzino, madre di Massimo, nella lettera a Mattarella – La sfuggente analisi al corpo esanime di Massimo è stata la sola arma concessa alla memoria di mio figlio. Mi rivolgo a lei presidente – ha proseguito mamma Maria – perché è la voce di tutti noi e grazie a lei il mio grido di dolore potrà arrivare anche alla Procura di Termini Imerese. Chiedo un’istruttoria adeguata, chiedo un’indagine che sappia rispettare i dettami di giustizia e verità. Chiedo la riapertura che sappia lenire la sofferenza di chi non riesce e non vuole darsi pace, chiedo l’intervento di un anatomopatologo, perché ritengo che per dichiarare un suicidio prima si debba fare un’accurata autopsia. Signor presidente mio figlio non si è suicidato! Non si sarebbe mai spinto ad un gesto cosi estremo, non di sua volontà. Amava la vita, il suo continuo sguardo verso il futuro, il sorriso che ad ogni istante sapeva riservare a sé e a chi gli fosse accanto, l’amore che nutriva verso i suoi animali e per il suo compagno con il quale conviveva da 7 anni sono il fondamento e il sostegno di ogni mia certezza. Presidente, mio figlio non si è ucciso! Massimo conduceva una vita serena anche in ambito lavorativo, aveva un allevamento di conigli ariete nano: “Gli amici di Matilde”, che andava a gonfie vele, e collezionava e restaurava Barbie che vendeva tramite il suo sito online Barbie new life. Ecco, Presidente, come ha potuto capire da ciò che le ho scritto, mio figlio era un ragazzo sereno, e non avrebbe avuto motivi per togliersi la vita. Spero di avere presto una risposta. E spero nel suo aiuto… saluti…”.

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