Il comune di Pomigliano ha avviato da qualche settimana i nuovi PUC (progetti utili alla collettività). L’ambizioso programma prevede l’utilizzo dei percettori del RDC nei lavori di pubblica utilità, cosi come già realizzato in altri comuni della Regione Campania. Con il sostegno dell’assessore alle politiche sociali Salvatore Esposito del M5S, circa 110 percettori, dei 1.400 segnati nell’elenco dei percettori pomiglianesi, sono stati impiegati a svolgere lavori di pubblica utilità per il comune. Dalle 8 alle 16 ore settimanali svolgeranno interventi di manutenzione del verde, controllo e sicurezza dei parchi pubblici e delle scuole, pulizia delle strade e raccolta differenziata porta a porta insieme agli addetti dell’Enam, l’azienda di nettezza urbana controllata dal comune.


Luigi Iazzetta giovane avvocato civilista pomiglianese specializzato in diritto delle nuove tecnologie, membro dell’associazione culturale “Città Aperta” e avvocato dello sportello solidale gratuito di Pomigliano, attivo su facebook con la pagina d’informazione giuridica “l’Ora legale”, che si occupa delle tematiche più scottanti che riguardano il nostro territorio, proprio sul reddito di cittadinanza ha rilasciato delle importanti dichiarazioni.

Un’attenta analisi giuridica sull’andamento economico attuale e sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali nell’era Covid hanno generato un interessante discussione sull’importanza e la modalità d’utilizzo del RDC e di come questa norma straordinaria potrebbe essere adattata in futuro per poter davvero continuare ad essere utilizzata senza frenare lo sviluppo del comparto lavorativo e senza decretare il suo più totale appiattimento e fallimento.

Così Luigi Iazzetta: “Il drammatico impatto economico della pandemia e la crescita della cosi detta povertà assoluta ci forniscono un immagine veritiera di una parte della società e ci ricorda l’importanza degli ammortizzatori sociali, attorno al reddito di cittadinanza sono sorte molte critiche alcune le definisco di pancia altre più razionali e tecnicamente considerevoli”.



“Nella prima categoria, quella di pancia pe capirci, rientra l’idea che i precettori lavorino a nero o che, comunque, una buona parte riceva il sussidio pur in assenza di requisiti (cosiddetti furbetti del reddito). Le truffe, purtroppo, sono sempre esistite e probabilmente sempre esisteranno. Prima si registravano sulle pensioni d’invalidità ma non si può pensare di eliminare uno strumento che beneficia milioni di nostri concittadini solo per il comportamento deplorevole di pochi. Seguendo questa logica si abolirebbero le pensioni di invalidità a causa dei falsi invalidi, fino a smantellare gradualmente la totalità dello Stato sociale.

Nella seconda categoria di critiche ve ne sono altre, a mio avviso, ampiamente condivisibili a cominciare dai requisiti troppo stringenti per gli extra comunitari, passando per il considerevole ruolo del patrimonio come requisito di esclusione a sé stante rispetto a quello reddituale ed infine una scala di equivalenza che svantaggia le famiglie numerose, i requisiti per potervi accedere vanno rivisti. Il reddito di cittadinanza va dunque cambiato e non abolito”.

Il giovane avvocato ha poi riportato la sua opinione a cui è giunto dopo la sua esperienza lavorativa sul campo e dopo un attento studio giuridico sull’aspetto delle politiche attive del lavoro: “Se non si può negare l’indispensabilità di uno strumento come il reddito di cittadinanza come protezione sociale contro la povertà assoluta e vergognose situazioni di sfruttamento, allo stesso modo può dirsi che lo stesso abbia fallito. Non bastano corsi di formazione e lavori di pubblica utilità, né tanto meno assumere 3.000 navigator e creare un’app, piuttosto bisogna creare posti di lavoro attraverso una seria politica pubblica industriale che manca da molti anni oramai. Il fallimento si rinviene dunque nell’obiettivo mancato di creare, attraverso il Reddito di cittadinanza, il trait d’union tra politiche sociali e politiche del lavoro, trasformandosi così in una misura puramente assistenziale”.




Per quanto concerne la novità dell’utilizzo dei percettori di reddito Pomiglianese nei lavori di pubblica utilità, Iazzetta ha dichiarato: “Diversi Comuni della Regione Campania stanno avviando procedure per utilizzare i precettori di reddito di cittadinanza per lavori di pubblica utilità e anche a Pomigliano si sta sperimentando questa formula. Ci tengo a sottolineare che giuridicamente la disponibilità a tali servizi per la comunità è prestata dal soggetto percettore già con la sottoscrizione del Patto per il Lavoro e del Patto per l’Inclusione Sociale, necessari per l’erogazione del sussidio. E’ indubbia la bontà di tale previsione, adottata con decreto nel gennaio 2020, in coerenza con disegno originario del reddito di cittadinanza” .

Infine l’avvocato pomiglianese ha concluso: “In pratica si tratta di un ritorno con una nuova formula dei lavori socialmente utili, introdotti per la prima volta nel 1993 per coloro che ricevano la cassa integrazione straordinaria e poi successivamente ai lavoratori in mobilità e ai disoccupati di lunga durata, per questo sono certo che le classi politiche attive allo stato centrale cercheranno una nuova formula più concreta per il comparto lavorativo e cambiare una norma che cosi  come funziona adesso resta puramente assistenziale”.

Cinzia Porcaro



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