Il Tribunale del Riesame di Napoli ha accolto l’istanza di scarcerazione per 4 dei 6 datterari finiti in manette, nei giorni scorso, a seguito delle indagini svolte dalla capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, coadiuvate dalla Procura di Torre Annunziata, sulla pesca illegale e rivendita di datteri.

Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, danneggiamento aggravato, distruzione di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze nocive, le accuse a carico delle 18 persone individuate.

Le indagini svolte dagli  investigatori per 4 lunghi anni, hanno portato alla scoperta di un’organizzazione dedita al saccheggio dei fondali marini situati tra Castellammare di Stabia e Massa Lubrense, inclusa l’area protetta di Punta Campanella, alla ricerca dei datteri, questi prelibati molluschi, la cui raccolta è vietata da oltre vent’anni.  Un danno incalcolabile a livello ambientale, con coste e rocce deturpate e un habitat naturale compromesso per sempre.


Ora la sezione feriale del Riesame ha predisposto la scarcerazione di Salvatore Libero e Luigi Auletta, rinviati agli arresti domiciliari. Domiciliari anche per Elpidio Viola e Catello Avella, considerati le menti dell’organizzazione che però restano in carcere in quanto coinvolti in un’altra indagine, quella  sulla devastazione avvenuta ai Faraglioni di Capri, per la quale il processo è fissato per i primi di settembre.

Riconfermato il sequestro dei beni per altri due indagati Luciano Donnarumma e Vincenzo Viola, già ai domiciliari.


Nei giorni scorsi, è stato raggiunto dall’ordinanza – obbligo di firma – anche l’unico latitante del gruppo, Damiano Colonnacchi, 49enne che risultava residente a La Spezia, scovato in Toscana dopo quasi due settimane di ricerche.

Intanto è prevista per oggi una nuova udienza per i responsabili di un traffico che fruttava, secondo gli inquirenti, fino a 100mila euro al mese e che comprendeva non solo il commercio illegale di un frutto per la cui pesca si danneggiano le costiere calcaree, ma anche delle vongole di Rovigliano, note per la loro carica nociva in quanto raccolte sul fondale melmoso del fiume Sarno, uno dei corsi d’acqua più inquinati al mondo.



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