Potrebbero arrivare a Napoli già all’inizio della prossima settimana le prime famiglie di rifugiati in fuga dall’orrore afgano.
Si tratterebbe di collaboratori dell’ambasciata d’Italia e forze armate partiti da Kabul ed atterrati oggi all’aeroporto romano di Fiumicino.
Un ponte aereo che “ha permesso sinora di evacuare diverse centinaia di persone – come riferito dal console italiano a Kabul, Tommaso Claudi – connazionali, personale delle istituzioni italiane di nazionalità afghana, il personale italiano di queste istituzioni ed elementi della società civile. Il nostro obiettivo – ha spiegato il console – è continuare a lavorare senza sosta e continueremo a farlo per portare avanti le operazioni di evacuazione”.
Un’operazione umanitaria coordinata dalla Farnesina e dal ministero della Difesa che ha già riportato in Italia un migliaio di disperati, con particolare “attenzione a chi ha collaborato per l’Italia e a chi è minacciato, come donne e giovani” come si legge sulla pagina Twitter del ministero degli Esteri.
Una volta sbarcati i rifugiati sono sottoposti a tampone rapido all’interno del Terminal 5 dell’Aeroporto romano, scelto in quanto più decentrato rispetto agli altri e sorvegliato dalle forze dell’ordine.
In caso di esito negativo al test, i gruppi familiari saranno man mano sistemati nelle sedi disponibili della capitale fino ad esaurimento dei posti. Solo successivamente si procederà a smistarli verso gli altri comuni resisi disponibili ad accoglierli su tutto il territorio nazionale.
Un primo gruppo di rifugiati in arrivo oggi da Kabul, potrebbe dunque giungere a Napoli, con bus militare, molto probabilmente tra la giornata di lunedì e martedì. Nella città partenopea si procederà ad accoglierli inizialmente presso il Covid Residence di Ponticelli messo a disposizione dalla Regione Campania, per un periodo di quarantena della durata di 10 giorni. Una volta terminata la quarantena i rifugiati verranno inseriti dal Ministero dell’Interno nel circuito dei richiedenti asilo per motivi umanitari e politici e saranno trasferiti presso le strutture di accoglienza regionali.