Il carciofo pignatella, la patata novella, la percoca gialla di Siano, il pomodoro San Marzano, l’arancia di Pagani, il finocchio di Sarno, i peperoncini friarielli e il cipollotto nocerini. Sono i prodotti tipici certificati dell’agro Nocerino – Sarnese, l’area della Campania situata nella piana del fiume Sarno, a metà strada tra Napoli e Salerno.

Le ricchezze che questa terra produce vanno esaltate, raccontate, toccate, per portare a casa il profumo, l’unicità e perché no anche una nuova ricetta. Ecco il vademecum della “Fiera storica delle tradizioni storico-culturali dell’Agro”, ideata e promossa dall’Azienda Eventi & Fiere Sr, in programma da venerdì 17 a domenica 19 al Castello del Parco Palazzo Fienga di Nocera Inferiore. Tre giorni per contemplare il paniere delle meraviglie di uno dei polmoni dell’agricoltura campana.



Il progetto, sviluppato nell’ambito dell’iniziativa del Mic per sostenere la filiera culturale e creativa, all’interno del Programma Operativo Nazionale “Cultura e Sviluppo” (PON) FESR 2014-2020, è tra i più importanti sul territorio nell’ultimo triennio. L’evento, che sarà conforme a quanto disposto dall’ultimo DPCM, si propone di dare un forte contributo alla salvaguardia del vasto patrimonio culturale esistente, alla promozione turistica ed economica del territorio.

«Siamo pronti per questa edizione zero della “Fiera storica delle tradizioni storico-culturali dell’Agro”, una vera e propria expo che consentirà ai singoli enti di promuovere il proprio territorio. Grazie agli organizzatori per aver individuato la nostra città come location ideale», sottolinea l’Assessore alle Attività Produttive con delega al Turismo del Comune di Nocera Antonio Franza.



La Fiera peraltro si inserisce nel filone della valorizzazione dell’identità nazionale attraverso la riscoperta delle radici locali e dei percorsi che ci hanno traghettato attraverso millenni di storia. La divulgazione dell’immenso patrimonio del posto infine, espressione della cultura di questi territori, rappresenta un’opportunità per accrescere la salvaguardia e la produzione dei prodotti tipici.

Gli oltre 800 metri quadri della corte del Castello Medievale ospiteranno le casette di legno in rappresentanza dei principali assessorati del territorio, in vetrina con le proprie prelibatezze che saranno “studiabili” anche attraverso un QR Code che riporterà i visitatori alla scheda tecnica del prodotto. Ma l’appuntamento avrà due anime: all’esposizione canonica si affianca un percorso Agrifood che ricreerà antichi ambienti, fiumi, ponti, pergolati e coltivazioni.



UNO SGUARDO AI PRODOTTI Il carciofo pignatella prende il nome dalla “pignatella”, il recipiente in terracotta simile ad una tazza da latte senza manico che viene utilizzato come copri-capolino dalla comparsa dello stesso fino alla sua raccolta, per proteggere il carciofo dai raggi diretti del sole e dagli agenti atmosferici. Questa varietà era già coltivata nell’antica Pompei e già all’epoca erano utilizzate le pignatelle, come emerge dagli scritti di Plinio il Vecchio. La patata novella, caratterizzata dalla precocità di maturazione, ha acquisito una fama indiscussa sui principali mercati poiché le condizioni ambientali e le particolari condizioni pedologiche delle aree storicamente interessate alla sua coltivazione conferiscono al prodotto pregiate caratteristiche organolettiche, che la rendono particolarmente adatta al consumo fresco. La percoca Giallona di Siano appartiene al patrimonio delle colture frutticole tradizionali a diffusione fortemente locale che, fino al secondo dopoguerra, hanno rappresentato la base della frutticoltura campana. Il pomodoro San Marzano (sul Sarno) è una varietà di pomodoro riconosciuta come prodotto ortofrutticolo italiano a Denominazione di Origine Protetta a partire dal 1996 ai sensi del Reg. CE n. 2081/92, con Regolamento (CE) n. 1236/96. Secondo le teorie più diffuse, infatti, il primo seme di pomodoro arrivò in Campania nel 1770 come dono del viceré del Perù al re di Napoli e fu piantato nell’area corrispondente all’attuale comune di San Marzano sul Sarno. Il Cipollotto Nocerino D.O.P., riconosciuto nel 2008, di recente è stato costituito anche il relativo Consorzio di Tutela. La zona di produzione del Cipollotto Nocerino D.O.P. è concentrata in 21 comuni: Angri, Castel San Giorgio, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, Sarno, San Marzano sul Sarno, Sant’Egidio del Monte Albino, San Valentino Torio, Scafati, Siano, in provincia di Salerno. Boscoreale, Castellammare di Stabia, Gragnano, Poggiomarino, Pompei, Santa Maria la Carità, Sant’Antonio Abate, Striano e Terzigno nella città metropolitana di Napoli. Viene prodotto da circa 2000 anni. Larancia di Pagani, è un tipo di arancia bionda coltivata in particolare nei comuni di Pagani e S. Egidio di Monte Albino. La sua coltivazione risale, con tutta probabilità, alla Cina anche se venne importata in Europa dai portoghesi nel XVI secolo e nel territorio dell’agro Nocerino – Sarnese solo nel XIX. Documenti storici, infatti, attestano che in questa zona furono impiantati i primi aranceti specializzati nel 1845 con prevalenza di varietà di arancio biondo comune. Nei terreni dell’agro Nocerino – Sarnese, si coltiva anche il finocchio di Sarno. Questo P.A.T. (prodotti agroalimentari tradizionali), risulta essere molto apprezzato sul mercato, si distingue dagli altri tipi di finocchio per l’utilizzo dei suoi semi, oltre che per la riproduzione, nel campo della farmacopea e della distilleria, mentre le stesse foglie vengono utilizzate per aromatizzare in cucina. Infine i peperoncini Friarielli Noceresi. Introdotto in Europa da Cristoforo Colombo, in seguito al suo secondo viaggio in America nel 1493, a seguito dell’opera di selezione da parte degli agricoltori furono probabilmente selezionati solo i peperoni privi di piccantezza, da cui deriva l’ecotipo “friariello nocerese”.

INFO UTILI L’ingresso alle Fiera storica delle tradizioni storico-culturali dell’Agro è gratuito. Il Castello del Parco Palazzo Fienga ospiterà l’appuntamento dalle 18 alle 23 nei giorni di venerdì 17, sabato 18 e domenica 19.



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