Sessantaquattro anni di carcere per esponenti dei clan stabiesi, imprenditori e altri imputati. Sono le richieste di condanna proposte ieri pomeriggio dal pm dell’Antimafia Giuseppe Cimmarotta nell’ambito del processo Olimpo, che vede alla sbarra il gotha della camorra stabiese. Sono 6 imputati che hanno scelto il rito ordinario, che dovranno difendersi dalle accuse (a vario titolo) di estorsione e associazione di stampo camorristico. La richiesta di condanna più alta è per Luigi Di Martino (alias o’profeta) ritenuto reggente del clan Cesarano e attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Opera, a Milano: per lui il pm ha chiesto 15 anni di carcere e la multa di 15mila euro. Sono 12 invece gli anni di carcere richiesti per Adolfo Greco, imprenditore nel settore del latte e ritenuto dall’accusa l’anello di congiunzione tra il mondo dell’imprenditoria e la criminalità organizzata stabiese.



Queste invece le altre richieste di condanna: Attilio Di Somma 10 anni, Michele Carolei (tuttora ai domiciliari) 9 anni, Raffaele Carolei 9 anni e Umberto Cuomo 9 anni. Tutti sono residenti a Castellammare, eccezion fatta per Cuomo che è invece di Agerola. L’inchiesta ha svelato l’assurdo patto d’affari tra le cosche dell’area stabiese per spartirsi il business del racket. Un accordo che garantiva la pax camorristica e, nello stesso tempo, non minava gli affari dei singoli clan. In base a questo patto, i D’Alessandro continuavano a dettare legge Castellammare, i Cesarano nel rione Ponte Persica e nell’area di Pompei, i Di Martino a Gragnano, e gli Afeltra a Pimonte e Agerola. Tra i fatti che sono contestati, anche le minacce per far assumere parenti di pregiudicati, come nel caso di un nipote di Carolei e di un altro boss vicino al clan Cesarano.



Nell’ambito dello stesso processo, sono stati già condannati 9 imputati, che avevano scelto invece il rito abbreviato. Nicola Esposito, già detenuto ed esponente del clan Cesarano di Ponte Persica, è stata condannato a 5 anni e 10 mesi. Condannato a 5 anni di reclusione Giovanni Cesarano, mentre Aniello Falanga ha incassato una condanna a 6 anni di reclusione. Francesco Afeltra, dell’omonimo clan egemone sui Monti Lattari, è stata condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere.

Raffaele Afeltra, alias ‘o borraccione, condannato a 5 anni e mesi di carcere. Stessa pena è stata inflitta a Giovanni Gentile, mentre Vincenzo Di Vuolo ha incassato una condanna a 6 anni di carcere. Condannato ancora l’imprenditore Liberato Paturzo, che gli inquirenti hanno ritenuto legato ai clan della zona. Per lui la condanna è stata di 5 anni e 6 mesi di carcere. Carcere anche per Teresa Martone, moglie del boss Michele D’Alessandro, che dovrà scontare una pena di 4 anni e 6 mesi di carcere.



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