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Il libro “Fiamma Spezzata” di Giovanni Taranto al Salone internazionale del libro di Torino

Per gli amanti del “giallo” il Salone internazionale del libro di Torino, quest’anno rappresenta una svolta che ricorderanno. E’ arrivato anche al Lingotto il romanzo “La fiamma spezzata”, di Giovanni Taranto, protagonista nello stand della Avagliano Editore con uno stile unico e coinvolgente che riesce a proiettare il lettore direttamente accanto ai protagonisti. Pubblicato a marzo, ha già visto andare esaurite le prime due tirature, e la terza pare avviata a seguire la stessa sorte. La trama, ambientata nel Vesuviano, vede il Capitano dell’Arma Giulio Mariani alle prese con un complicato cold case: mistero sulla sorte di un giovane Carabiniere che non si sa se sia morto o vivo, in missione sotto copertura per i servizi segreti o eliminato dai clan. Il tutto da risolvere fra Natale, Capodanno ed Epifania.


Sarà il regalo perfetto da mettere sotto l’albero, allora?

Potrebbe essere un’idea! – ride l’autore, appena tornato dall’importante rassegna torinese – Anche se in alcune parti del libro è più presente il presepe che l’albero di Natale. Ma non voglio rivelare troppo…

Com’è andata al Salone?

Direi più che bene. Il libro ha incontrato tanto, è stato cercato e richiesto. Ha suscitato molto interesse, e non solo fra i lettori, ma anche in ambiti che prescindono dal mondo dell’editoria.

E’ vero che anche il maestro del giallo italiano, Maurizio de Giovanni, è passato, per così dire, a salutare Mariani allo stand Avagliano?


All’uscita de “La fiamma spezzata” ebbe parole lusinghiere per il mio giallo, che compaiono anche sulla quarta di copertina. In quanto al nostro incontro al Salone, non potrei smentirlo neppure volendo: lo testimoniano i social. E’ stato gentilissimo. L’ho apprezzato molto.

E adesso avanti tutta con la promozione…

Finora abbiamo portato il Capitano Mariani ad incontrare i lettori in tantissimi luoghi in tutta Italia. Anche in occasioni prestigiose. Dagli incontri con l’autore di Lignano, al Festival del giornalismo di Ronchi, al Circolo dei Lettori di Torino, invitati dal presidente Giulio Biino, che è stato anche al vertice del Salone internazionale del libro e ne rimane uno dei pilastri fondanti. Proprio lui ha voluto moderare l’evento col quale il mio giallo è stato presentato il 15 ottobre al Lingotto. E decine di altri appuntamenti ci attendono: Sardegna, il Senese, Milano, “Più libri più liberi” a Roma… Fra non molto torniamo per l’ennesima volta in Friuli, per presentazioni a Udine e per aprire un importante festival del noir.


A proposito: crede che alle atmosfere de “La fiamma spezzata” si addica la definizione di noir mediterraneo? Quella particolare caratterizzazione dell’hard boiled è molto suggestiva, e ha reso celebri nomi come Camilleri e Carlotto.

Ho scritto questo mio primo giallo di getto, senza alcuna nozione su come un romanzo andasse concepito o inquadrato. In pratica si è quasi auto-generato. Quello che so del crimine e di come si eseguano le indagini l’ho imparato sul campo, proprio accanto ai Carabinieri, in trentasette anni di cronaca nera. Certo, nella mia formazione letteraria ci sono i grandi classici del giallo, come Conan Doyle o il ciclo di Wolfe, ma non i contemporanei. A parte il grande Frédéric Dard, “padre” del Commissario Sanantonio, che nella sua lunga carriera ha scritto centinaia di gialli e fu grande amico di George Simenon, dalla cui penna prese vita Maigret.


Eppure molti caratteri del noir mediterraneo sono molto presenti nella sua opera, fondendosi con quelli originali del suo stile, che trasferisce il Vesuviano quasi fisicamente nelle pagine, e le imbeve della filosofia di questa terra.

E’ inevitabile che rifacendosi alla realtà dei luoghi, dei modi di vita, dell’essenza delle persone che in determinate zone sono nate, cresciute e vissute, si giunga a riflettere una serie di caratteristiche. Terra, spirito umano, modo di pensare e vivere sono strettamente intrecciati. E questo si riflette nelle vicende narrate. Per cui è ovvio che alcuni miei temi e colori possano lambire il noir mediterraneo: la presenza quasi fissa del mare, che, nel mio caso, è controbilanciata da quella immanente del Vesuvio; la descrizione di tradizioni e costumi locali, cui io tengo moltissimo; l’umorismo e la giocosità, che nel mio giallo appaiono anche come goliardia da caserma; la satira di costume, che non ci si attenderebbe da un noir, ma che è nel DNA dei vesuviani; la critica sociale, che mette sotto la lente le ingiustizie: l’ho fatto tutta la vita, da giornalista; la vita privata degli investigatori, normale, come normale è l’uomo Mariani; il forte ruolo della famiglia; la profonda umanità dei protagonisti, colti anche nei loro punti deboli. Ma, siamo obiettivi: sono cose che non potrebbero non emergere volendo dare un ritratto realistico di una terra, di un’epoca, di un popolo, di un personaggio. Non credo sia indispensabile dare incasellamenti di stile. Io mi sono limitato a trasferire nelle pagine del romanzo il mio credo di cronista: fotografare la realtà. Che non ha bisogno di essere imbellettata per essere affascinante.


E il Capitano Mariani che punti deboli ha?

Tanti, come tutti noi, anche se non lo ammettiamo. Lui, ad esempio, in fondo è un sentimentale. E ha un debole per la giustizia a tutti i costi, anche se si tratta di andare un po’ fuori protocollo. Giustizia vera, non giustizialismo. Non resiste alla buona musica o alla tentazione di aggiustare un aspirapolvere rotto, anche se nel farlo combina pasticci. Fisicamente, poi, il suo vero punto debole sono i cronici mal di schiena. Eppure nessun criminale vorrebbe averlo alle costole.


Non un supereroe, ma uno tutto da scoprire. Come la trama del giallo.

Giulio Mariani è una persona che vive dentro l’uniforme. Bisogna imparare a conoscerne pregi e difetti. E io ho scelto di ambientarne le storie negli anni ’90 proprio per poter incentrare il tutto sulle sue capacità umane, di intuito e di investigatore puro. Oggi scienza e tecnologia rendono tutto molto diverso.

Ha detto “storie”, al plurale: il Capitano Mariani ritornerà?

Il crimine non si ferma mai. Quindi neanche Mariani: aspetta solo di passare alla prossima fase operativa.



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