Non sembra esserci pace per l’ex commissario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri. Il suo nome compare nel fascicolo dell’inchiesta della Procura di Roma, sulla fornitura di mascherine risultate inefficaci contro il coronavirus. A suo carico, i reati di peculato e abuso d’ufficio.




Arcuri sarebbe infatti indagato per l’acquisto, durante la prima ondata della pandemia, di circa 800 milioni di mascherine “non sicure” provenienti dalla Cina per un valore circa un miliardo di euro, e successivamente poste sotto sequestro dagli uomini della Guardia di finanza.

Nelle 14 pagine del decreto di sequestro alla struttura commissariale nazionale e alle strutture regionali,  si legge che “dall’ esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi di protezione acquistati, compiuto tanto dall’Agenzia dogane di Roma”, quanto da consulenti nominati dagli stessi pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone.




Non solo. Per la salvaguardia della salute pubblica viene precisato che “appare necessario procedere al sequestro probatorio di tutte le mascherine chirurgiche e di tutti i dispositivi di protezione attualmente giacenti. Sia di quelli appartenenti a partite giudicate inidonee, sia quelli appartenenti a partite non esaminate – potenzialmente inidonee o pericolose – non essendo stato possibile, in base alle informazioni ottenute dalla Struttura Commissariale, distinguerli da quelli di partite esaminate con esito regolare al fine di garantire la possibilità della perizia, evidentemente necessaria per la prova di responsabilità penale e per l’accertamento di idoneità”

Indagati assieme ad Arcuri anche Mario Benotti, giornalista Rai in aspettativa, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis.



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