Era la voce degli Abbagnale, i mitici canottieri pompeiani che con le insegne stabiesi hanno vito tutto e parlato poco. A parlare per loro, anzi ad urlare fino a non aver più fiato, era stato Giampiero Galeazzi, la voce dello sport italiano, la voce della passione sportiva, perchè su quella barca che a Seul nel 1988 conquistò un oro storico.
Era nato a Roma il 18 maggio 1946, in gioventù, dopo la laurea in Economia, Giampiero Galeazzi ha lavorato per un breve periodo nell’ufficio marketing e pubblicità della Fiat, a Torino, era diventato professionista di canottaggio, vincendo il campionato italiano del singolo nel 1967 quindi nel doppio con Giuliano Spingardi l’anno seguente.
Nel 2010 e nel 2012 ha partecipato a Notti Mondiali e Notti Europee, entrambe trasmissioni Rai. L’ultima apparizione di Giampiero televisiva risale a tre anni fa a Domenica In.
Per noi, però, resterà sempre l’intruso, ma non troppo, nello spogliatoio del Napoli di Maradona che vinceva il primo scudetto. In campo al fischio finale con la squadra e Ferlaino, ma Bisteccone, questo il suo soprannome, soprannome originato dalla sua stazza imponente da ex canottiere, cambiò il corso della cronaca sportiva quando nella bolgia dello spogliatoio partenopeo, tra canti e gavettoni, passò il microfono a Diego Armando Maradona che intervisto da novello, piccolo Galeazzi, i compagni di squadra.
Il ricordo di tutti gli italiani, di tutti gli organi di stampa ad un grande personaggio del giornalismo, dello sport e della cultura italiana. Aveva 75 anni ed era malato da tempo.
A ricordarlo anche Giuseppe Abbagnale che col fratello Carmine, vinse l’oro olimpico del canottaggio a Seul ’88 ma quell’impresa è tutt’uno con la telecronaca di Galeazzi: “In questo momento sono triste: Giampiero ha accompagnato non solo la nostra vita sportiva in maniera intensa e totalizzante, ma nel tempo è diventato anche una persona di famiglia, con cui si era creato questo connubio. Un personaggio anche sui generis se vogliamo, ma con lui voce e impresa sportiva diventavano una cosa sola. E quella telecronaca è storia della tv”.