Ma perché qualcuno non mi spiega tutte ste faccende strane, tutti sti numeri che non combaciano, che non tornano?

Io non so se il Covid è più pericoloso di prima, se siamo nella quarta ondata di contagio o se la prima non è mai finita. Se bisogna ritornare in zona gialla, arancione, rossa o ci tocca scegliere un’altra sfumatura della gamma dei colori caldi. E inoltre chissà se quello dei colori è un gioco che si sono inventati o se non fosse stato meglio chiudere tutto o al contrario lasciare tutto aperto.

Non so nemmeno se i prossimi ad essere a rischio saranno i più piccoli perché non vaccinati e nemmeno se sia l’idea migliore vaccinarli, come si dice ormai da qualche giorno, o magari costringere i tanti genitori che non si vaccinano in attesa che gli altri, tutti noi, vadano al fronte contro sto cazzo di coronavirus che ormai rompe ampiamente da quasi due anni.

E poi c’è il picco di Natale che è all’orizzonte, anche quest’anno, causa la stagione che favorisce il virus. E quindi tutti in allerta, tutti alla terza dose, almeno tutti quelli che ci credono. Per quanti preferiscono restare nelle retrovie, incoscientemente, o per i tanti che pensano che sia tutto un complotto, una strategia per controllare una popolazione, nei fatti già controllata in tutto e per tutto da codici identificativi, social e dati personali concessi con troppa facilità, non resta che augurare un buon Natale e soprattutto buona fortuna.



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Dopo questa ampia introduzione, dalla quale penso si evinca che io di vaccini ne ho già fatti due, entrambi AstraZeneca, e spero a breve di fare anche la terza dose, resta solo un ultima cosa che non capisco.

Perché a livello nazionale, e quello che più mi infastidisce, anche a livello regionale, non ci dicono i reali numeri del contagio? Perché anche la mia Regione ha deciso di barare sui numeri Covid? Perché un tasso di positività che oggi, dati alla mano, pur essendo oltre il 7% viene diluito e presentato con numeri farlocchi che parlano di circa la metà del dato reale?

Dalle pagine de il Gazzettino vesuviano è da mesi, ormai, che scriviamo, che scrivo, di quest’aspetto della comunicazione nazionale e regionale. In Campania, in particolare, la comunicazione delle risultanze dello screening sulla popolazione e le percentuali di contagio quotidiano sono falsate da un calcolo incomprensibile, dalla somma dei tamponi molecolari e dei test antigenici rapidi.

Ma provo a chiarire ancora meglio. Prendendo ad esempio la giornata del 10 novembre, dalla tabella nazionale del contagi Covid si può evincere che l’incremento rispetto al totale dei tamponi molecolari effettuati da inizio crisi epidemica sia stato di 13.494, appunto quelli effettuati in quella giornata. Sempre dalla stessa tabella si ricava anche un altro numero, quello dei test antigenici rapidi analizzati: 13.831. Il totale dei test effettuati risulta quindi di 27.325.

Ora incrociando questa somma con il totale dei positivi evidenziati sempre nella giornata del 10 novembre, che era di 814 nuovi contagiati, si ottiene matematicamente la percentuale del 2.97%. Bene, e allora?

Adesso mi spiego: sempre spulciando la tabella dei dati nazionali per regione, si può estrarre il dato dei positivi riscontrati dai tamponi molecolari e dai test antigenici. Ebbene, i positivi sono tutti relativi ai tamponi molecolari, ben 814 positivi, mentre dai test antigenici, la tabella riporta un totale che ormai dalla primavera è sempre lo stesso: 11.588. Quindi, come nelle settimane, nei mesi precedenti, i nuovi positivi relativi ai test antigenici risultano essere sempre “zero”. C’è chiaramente qualcosa che non va! Mai possibile che da 13.831 test rapidi, non ci sia un positivo? E soprattutto che non sia riportato un positivo al test antigenico dallo scorso aprile? Non ci resta che prendere atto che questo dato è assolutamente inutile ed inattendibile.

Quindi dai test antigenici la percentuale quotidiana da aprile è dello 0%, Credibile? Probabilmente no!


Intanto, incrociando i dati dei tamponi molecolari, e quindi 13.494 tamponi processati con 814 nuovi positivi riscontrati, ne viene fuori che il tasso di positività in Campania, il 10 novembre, era del 6,03%. Cosa ben differente da quella che risulta dai dati ufficiali della Regione.

Il fatto è che, presso l’Unità di Crisi, si sommano i due tipi di test effettuati e dai 13mila e rotti, più gli altri 13mila e rotti, molto rotti, quasi quattordicimila, si ottiene quel bel numero di 27.325, appunto il totale ufficializzato dalla Regione.

Ma come si fa a sommare tamponi e test rapidi? Il numerone che ne viene fuori serve solo ad annacquare il dato percentuale del tasso di positività che si ferma al 2,97%.

Se dai test antigenici non sono mai segnalati nuovi positivi, per prassi, per scelta, per volontà politica o anche forse perché questo tipo di analisi non è attendibile al cento per cento, allora perché sommare il suo numero a quello dei tamponi molecolari, gli unici attendibili e capaci di dare un quadro della situazione?

La percentuale di positivi basata solo sui tamponi molecolari, invece, risulta ormai da un bel po’ tra il 5 e il 6%. Dal primo giorno in cui fu adottato il sistema della “somma per la felicità”, chiamiamola così, è sempre praticamente più del doppio di quella ufficializzata dalle comunicazioni di Regione e Unità di crisi.

Ma il problema allora è solo quello di evitare le zone di colore più acceso? Il problema è far finta che la positività quotidiana appaia meno critica e che tutti si sentano più liberi e sereni? Forse il nocciolo è nel poter tenere aperte le scuole, che del resto cominciano, in tutta Italia, a segnalare sempre più piccoli, ma preoccupanti, nuovi focolai?



I ricoveri nei reparti Covid restano comunque stazionari e purtroppo anche il numero dei decessi a causa del coronavirus non accenna a dissolversi definitivamente.

Comunque, e sia chiaro, altrimenti poi mi appioppano i soli commenti, violenti, insulsi e ignoranti, di fare allarmismo e di prendere soldi dallo Stato per creare il terrore, a me va anche bene come stiamo messi nella guerra al virus, nella possibilità di vaccinarsi, di tamponarsi e di essere tra i paesi con il contagio più basso in Europa. Probabilmente Figliuolo & friends hanno effettivamente lavorato bene, e sicuramente bene ha lavorato anche l’uomo con il lanciafiamme, il nostro, in qualità di campano posso azzardarmi a dire “nostro”, presidentissimo De Luca.

Ma perché non ci riportate i dati veri, quelli che proprio Vincenzo De Luca comunicava qualche settimana fa nel corso della diretta del venerdì, dicendo che si era passati dal 3,4 al 4,4 per cento in una settimana. Basterebbe dire che nelle successive due settimane si è arrivato sopra il 6%. Ma forse poi bisognerebbe prendere misure difficili da adottare per l’economia, il commercio e la vita sociale. Misure invise a gran parte della popolazione italiana. Di conseguenza, quindi, si è preferito abbassare il dati del contagio, far finta che tutto va bene. In fondo fin quando non ci si becca il Covid siamo quasi ritornati ad una certa normalità, la voce pubblica dice che non si muore più di coronavirus, anche se nei primi dieci giorni di novembre i morti sono stati 47, nella sola Campania, e andare verso uno spensierato Natale 2021.

Poco importa se poi si allungheranno i tempi per uscirne definitivamente. In fondo abbiamo solo seguito il consiglio di un illustre napoletano e, tra la chiusura assoluta ad oltranza e il liberi tutti senza troppi pensieri, ancora una volta abbiamo scelto i “cinquanta giorni da orsacchiotto” come diceva, appunto, il buon Massimo Troisi. Speriamo bene.

Gennaro Cirillo



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