Da mercoledì 17 novembre l’ultima produzione dell’artista Alfonso Borghi sarà protagonista della mostra Mi muovo tra i sogni, visitabile fino al 12 dicembre presso il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli.

In mostra opere pittoriche, ceramiche e sculture che raccontano un universo metafisico e visionario, in cui luoghi mentali e senza tempo sembrano sospesi nella bellezza del silenzio e nella memoria.

Borghi esplora il mondo del sogno, dal quale trae materia per le sue opere. Un mondo che racchiude percezioni, narrazioni e riflessioni che l’artista traduce nelle tele, condividendo le illusioni, le ansie e i viaggi immaginari.


“La mostra di Borghi costituisce un omaggio a Napoli e a tutti quei luoghi incantevoli e seducenti, reali o immaginari, in cui la ritualità, l’atmosfera e la bellezza diventano paradigmi di echi, suoni e visioni senza tempo che esaltano valori antichi e si trasformano in musica per lo spirito – spiega la curatrice Daniela Brignone -. Borghi conserva le sensazioni emotive di incontri e di abbandoni, la forza di un legame con la terra e con la gente. In esse si ricompongono storie collettive tradotte in scene che si innestano dentro altre scene, velate da una dimensione archetipica e combinate in una prospettiva ideale e spirituale in cui trovano spazio immagini colte e popolari espresse attraverso figurazioni schematiche o semplici evocazioni”.

L’Arte di Alfonso Borghi, esposta in gallerie e musei e apprezzata da collezionisti e critici in tutto il mondo, arriva a Napoli – una città avvezza a sognare e far sognare – come scrive Luciana Mascia nel testo in catalogo, in un momento di ripartenza di tutte le attività.


La forza materica dell’arte di Borghi richiama la città del Vesuvio e l’avvicina all’antica civiltà padana delle Terramare, in cui l’artista ha ben piantate le sue radici.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo Editoriale Giorgio Mondadori che conterrà i testi della curatrice e di Luciana Mascia.



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