Cinquant’anni di “Gazzettino” … 3 dicembre 1971/2021

Da domani cominciamo da capo. Partiamo dal primo anno dopo il 50esimo anno. Da domani siamo nel secondo mezzo secolo della nostra storia. Una storia fatta principalmente di “onestà” e impegno nei confronti dei lettori

E’ il 3 dicembre e dopo giornate di lavoro, senza computer è tutto più difficile, e mesi di riflessioni e tentativi, nasceva il primo numero di questo giornale. Di carta e inchiostro. Era ancora il tempo in cui sfogliando il giornale le dita si sporcavano di nero. Sia chiaro, solo il nero. La stampa a colori non apparteneva ancora ai giornali, almeno dalle nostre parti.

Con il sorriso stampato sulle labbra, quanto avrei voluto guardarli in faccia, tre giovanotti e qualche amico, fidanzata, moglie, e la luce negli occhi, la felicità nel petto e soprattutto le tasche vuote, per la colletta fatta per poter stampare proprio quello che tenevano tra le mani: il Gazzettino vesuviano.  Anno 1 – N.1 – L. 90.

Era proprio il 3 dicembre, sì, il 3 dicembre, ma del 1971, cinquanta anni fa.

Sono passati un po’ di anni, proprio un bel po’! Di quei tre, ormai ex giovanotti, uno, “Tonino” ci ha lasciato qualche anno fa, un’altro, “Armando”, almeno per me una figura mitica, è rimasto l’amico di una vita del direttore, l’unico amico che io ricordi. L’amico di papà.

E poi, appunto, mio padre, Pasquale Cirillo. Il “Mega direttore” che con i suoi amici guardava lontano, voleva scrivere, fare il giornalista, scriveva sui giornali locali e poi su Il Mattino, ma soprattutto sul suo giornale. Un giornale che ha diretto per anni e che poi ha regalato a me. Una faticata! Per lui e per me oggi.

Una passione e un impegno che penso sia nel mio DNA, una passione e una eredità impegnativa, affascinante, capace di non farci sentire la fatica, le giornate spese per non lasciare il giornale, da alcuni anni solo online, senza notizie, senza una verifica di quanto pubblicato, senza provare a migliorare, correggere, rispondere ai collaboratori, dare consigli, ricercare fatti, approfondire notizie, cazziare qualcuno e poi chiuderla con una pacca sulla spalla o, in periodo di Covid, con una pacca digitale su WhatsApp.

Una passione che ci prende il tempo e troppo spesso ci fa dimenticare amici, tempo libero e soprattutto famiglia e affetti. Una malattia, la più bella del mondo, ma sono sicuro che non tutti saranno d’accordo con questa mia affermazione, specie in famiglia…

E infine l’interrogatorio del “Mega” che non molla e chiede i perché ed i percome, tutti i giorni, di articolo in articolo, perché, sono certo che si fidi di me, ma il Gazzettino resta sempre uno dei suoi “figli”. E allora altro che mollare.

Da non crederci! Sono 50 anni di informazione, di storia locale, vesuviana, campana.

Nel bene e nel male mezzo secolo a raccontare le verità del nostro territorio, mezzo secolo a combattere, denunciare, rispondere a critiche, attacchi, qualche querela (sempre assolti), qualche minaccia e un paio di attentati.

Ci siamo sempre stati. Siamo stati nella Torre Annunziata di Giancarlo e nella Pompei di papa Wojtyla. Ci siamo schierati contro le discariche sul Vesuvio e gli inceneritori, ma no quelle di qualche anno fa, contro le quali ci schierammo in prima linea, ma quelle dei primi anni ’70, quando eravamo da soli in prima linea.

Ma non solo la cronaca e i fattacci: sulle nostre pagine, bambino, anche un altro vanto delle terre vesuviane. Sulle nostre pagine i primi articoli per i primi successi di quel grandissimo musicista che fu Joe Amoruso.

Abbiamo raccontato gli anni Settanta e Ottanta: il colera a Napoli, la malavita, il terremoto, quello del 23 novembre 1980. E poi l’indegna gestione politico-camorristica del post-terremoto.

E c’eravamo anche quando gli scavi di Pompei restavano abbandonati a se stessi e crollavano. Sì, eravamo fuori al parco archeologico a distribuire giornali e a protestare per l’inaugurazione del “nuovo Teatro Grande”, per il quale sono fioccate diverse condanne. E purtroppo eravamo anche a raccontare la casa dei gladiatori sbriciolatasi senza che nessuno avesse mosso un dito. Ma abbiamo anche raccontato di questo nuovo e “Osannato” parco archeologico pompeiano, teatro per le passerelle di ministri e personalità. Che bella Pompei, parlo di quella antica, perché abbiamo anche parlato di quella moderna, bistrattata e maltrattata da una classe politica che negli ultimi anni per incompetenza, impotenza e malafede non ha saputo darle il futuro che meritava e che ancora aspettano i cittadini pompeiani.

Eravamo anche a Castellammare per il recupero dei Van Gogh finiti in mano alla camorra e ancora a Torre Annunziata, sulla rampa Nunziante, quel maledetto 7 luglio del 2017 e qualche giorno dopo, purtroppo, a raccontare lo scempio di fuoco che sfregiò il Vulcano.

E la cultura, nostro vanto. Firme eccellenti e amici unici che hanno parlato della bellezza e della sfortuna di questo nostro paradiso in terra. Libri, racconti, manifestazioni, convegni e stage. Tanti i giovani che negli anni hanno firmato sul nostro, loro, vostro Gazzettino.

L’economia, la politica, la storia di tanti comuni. Un archivio di storia e di storie, di persone e personaggi, di delusioni e di festeggiamenti, e da due anni a questa parte l’analisi attenta della crisi Covid, la critica alla comunicazione farlocca e il tentativo di leggere nel modo più corretto possibile una situazione, che al di là della tragedia, troppo spesso è strumentalizzata a uso e consumo della politica e degli interessi di parte.

E questo solo fino ad oggi. Sì, solo fino ad oggi perché da domani cominciamo da capo. Partiamo dal primo anno dopo il 50esimo anno. Da domani siamo nel secondo mezzo secolo della nostra storia. Una storia fatta principalmente di “onestà” e impegno nei confronti dei lettori. Nei confronti di quanti sono da sempre al nostro fianco e di quanti ci stanno scoprendo di giorno in giorno, anche quelli che ci criticano e che scrivono baggianate sui social.

Noi ci saremo.

Gennaro Cirillo

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