Codice rosso per il mondo, siamo ad uno snodo decisivo, la scienza è chiara: per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi, entro il 2030 dobbiamo ridurre le emissioni globali del 45% rispetto al 2010. I problemi sono planetari, ma è un’illusione pensare che le soluzioni siano demandate soltanto ai grandi della terra. Nel mondo globalizzato ognuno è chiamato ad assumersi la sua porzione di responsabilità. Si confrontano problematiche di scala mondiale con resistenze a vari livelli individuali, piccoli gruppi, comunità. Ognuno deve fare la sua parte nella costruzione di una rete di azioni virtuose che contribuiscano a determinare maggiore consapevolezza di appartenenza a un “pianeta comune”.

Chi ha responsabilità amministrative ha il compito di predisporre apparati normativi adeguati al cambio di prospettiva. La vivibilità di una città passa attraverso la “qualità” delle sue architetture [pubbliche e private, edifici e spazi pubblici], ma la “qualità” è una questione complessa di tipo prevalentemente “culturale”. Non esistono norme che possano garantire la “qualità” dell’edilizia cittadina. La sostenibilità invece può essere normata e incentivata. Da una ricerca risulta che il 15% dei comuni italiani ha introdotto norme di sostenibilità nei propri regolamenti, con una distribuzione concentrata al nord.

Il primo passo è incrementare il numero di comuni dotati di norme simili, al nord come al sud, raggiungendo al tempo stesso un’omogeneità di argomenti, problematiche e soluzioni. È una sorta di immunità di gregge da raggiungere. Il Comune di Teverola dotandosi del “Regolamento Edilizio Sostenibile” [RES] e “Regolamento del verde” propone una azione concreta sulla strada della creazione di positivi “ambienti di vita”

Il RES di Teverola – oltre a “norme prescrittive” – individua “norme comportamentali”: punta sulla sensibilità degli utenti e ne chiede la collaborazione. L’impostazione di previsione e controllo ha mostrato il limite dell’assenza di un ragionamento comune. Parole come “conoscenza integrata” e “partecipazione” sembravano relegate alle esperienze degli anni Settanta: tornano invece di attualità innervate dall’esigenza di ascoltare i bisogni dei territori. Il risultato raggiunto da Teverola costituisce una svolta di discontinuità, ma soprattutto avvia processi di confronto nell’intero territorio. Il tema è arrivare a norme di scala territoriale [intercomunale, città metropolitana, regione, nazione] coordinate e condivise.

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