Dopo lo stop forzato dello scorso anno il Gruppo Teatrale La Ribalta torna in scena. Grazie al supporto della Fondazione Ravello e del Comune di Ravello, il sipario del Teatro di Villa Rufolo si riaprirà per ospitare la 45(+1)esima stagione del gruppo teatrale più longevo della Costiera Amalfitana.

La data da segnare in rosso su calendari e agende è quella del 28 dicembre (ore 18.30): sotto la guida di Alfonso Mansi, il gruppo si cimenterà in “Uno, due, tre, quattro e ventisei… che zoza e strazione!” commedia brillante liberamente tratta da “Non Ti pago” di Eduardo De Filippo. “Per il tanto atteso ritorno dal vivo – spiega il regista – ci siamo ispirati alla prima opera rappresentata dal Gruppo nel lontano 1976. Lo abbiamo fatto per segnare un nuovo inizio dopo gli anni più duri segnati dalla pandemia”.

Eduardo era solito, quando rappresentava per la prima volta una commedia, tenere di riserva un’altra opera, da mettere subito in cartellone, in caso di insuccesso della prima.

La sorte volle che il 20 novembre 1940, al teatro Quattro Fontane, la rivista in due tempi Basta un succo di limone, scritta in collaborazione con Armando Curcio, fu sonoramente bocciata dalla censura. Il grande maestro non ci pensò su due volte e tirò fuori dal cassetto Non ti pago, portandola in scena la sera dell’8 dicembre del 1940. Per uno strano gioco del destino, l’opera, rappresentata per necessità, ebbe uno strepitoso successo.

Ferdinando Quagliuolo, uno dei personaggi più riusciti della produzione di quegli anni, ha la passione per il lotto. Spende in giocate, nel suo stesso Banco Lotto che ha ereditato dal padre, tutto quello che guadagna. Trascorre le serate sui tetti con Aglietiello, suo facchino, per scrutare le nuvole e ricavarne dei numeri. Ma niente. Non riesce a vincere nemmeno “meza lira”. Mario Bertolini, suo impiegato e grande rivale, realizza invece, vincite ogni settimana. Da qui, la grande invidia per il giovane che, tra l’altro, nutre l’idea di sposare sua figlia Stella.

La vicenda raggiunge l’apice quando Bertolini si aggiudica una cospicua somma, con i numeri che gli ha dato in sogno il padre di Ferdinando, morto due anni prima.

Quagliuolo, su tutte le furie, trattiene il biglietto; sostiene che la vincita spetta a lui, perché Bertolini abita ora nella casa dove lui abitava prima che il padre morisse; il defunto ha commesso un errore di scambio di persone: “pensava di trovare me in quella camera”.

Situazioni di sottile comicità si susseguono e si sovrappongono fino a quando Ferdinando Quagliuolo si lascia andare a uno sfogo intimo, che non solo demolisce ogni luogo comune sul suo conto, ma lo riabilita, e fa emergere il suo vero temperamento di uomo dalla spiccata sensibilità, dai sentimenti profondi.



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