Il Consiglio dei Ministri del 24 novembre ha dato il via libera al DL che ha rafforzato le misure anti-Covid. La misura del super green pass (con una validità temporanea dal 6 dicembre al 13 gennaio durante il periodo natalizio) ha stabilito che solo i vaccinati o i guariti potessero ottenere il certificato verde rafforzato valido anche per la zona bianca per poter accedere ad eventi sportivi, spettacoli, bar ristoranti al chiuso feste e discoteche. Il contenimento del virus nell’applicazione dei suoi interventi preventivi, ha sempre avuto come fine ultimo quello di evitare nuove restrizioni o chiusure che avrebbero dato un ulteriore stangata all’economia nel rispetto della salute collettivà.

Ma nonostante le precauzioni Il boom di contagi provocato dalla variante Omicron ha spinto il governo a una nuova stretta. Con il decreto legge approvato mercoledì 29 dicembre il super green pass consegnato di diritto ai vaccinati in terza dose o ai guariti, è stato esteso di fatto a tutte le attività, tranne che per i lavoratori e gli studenti universitari che potranno ancora ricorrere al tampone. Dal 10 gennaio per prendere un treno o anche bus o metro, partecipare a fiere e convegni, ma anche mangiare all’aperto, andare in hotel o sciare non basterà più il tampone ma servirà il vaccino o la guarigione. Rimandata invece ai primi di gennaio la decisione dell’obbligo del super pass per il mondo del lavoro, pubblico e privato.

Per concludere il certificato verde “rafforzato” introdotto a fine novembre (con il decreto 172/2021) e previsto inizialmente solo per entrare in ristoranti e bar al chiuso, teatri, cinema, sale concerto, stadi, feste e cerimonie pubbliche, e discoteche, è stato esteso nel giro di un mese a tutte le attività ricreative e sociali.

Il giovane avvocato Luigi Iazzetta specializzato in diritto civile, dalla sua pagina social ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni sulla misura temporanea dell’uso del super green pass e di come si è modificato nell’arco di un mese in base all’ andamento della curva epidemiologica anche nella cittadina pomiglianese che allo stato attuale conta 547 positivi.

La domanda principale a cui risponde il giovane professionista è se una misura del genere sia condivisibile dopo la stangata data all’economia dai precedenti lockdown imposti dal governo: “l’adozione del super green pass non può essere ritenuta una questione politica, le scelte in ambito medico-sanitario, specie in un contesto emergenziale come quello che stiamo vivendo, devono dar conto solamente alla scienza. La politica deve decidere in base a questa, esercitando il proprio potere con il supporto della medicina e degli scienziati. I dati, se confrontati con quelli di un anno fa, sono chiaramente a favore del vaccino, ad oggi le terapie intensive e i decessi sono calati del 96% e il numero dei contagiati è sensibilmente più basso nonostante la variante omicron sia più contagiosa. I tamponi antigenici invece, sono al centro della bufera. Si stima che 1 su 2 dia come risultato un falso negativo e che pertanto, almeno la metà dei lavoratori no-vax che effettua tampone per recarsi al lavoro è potenziale portatore di virus”.  

Molte persone hanno interagito chiedendo all’avvocato se lo Stato può obbligare i cittadini a vaccinarsi contro la propria volontà. Luigi Iazzetta dichiara: “La nostra Costituzione all’art. 32, riconosce la salute non solo come interesse fondamentale del singolo ma come interesse della collettività. La Corte costituzionale, partendo da tale principio, ha stabilito che è ben possibile imporre un trattamento sanitario “se lo stesso sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato ma anche a preservare lo stato di salute degli altri”. La Costituzione stessa consente limitazioni alla libertà di circolazione per motivi sanitari e ,nel bilanciamento degli interessi, una compressione del diritto al lavoro del singolo che non voglia sottostare all’obbligo vaccinale a tutela della salute collettiva non appare irragionevole. Infatti, a norma dell’art. 2 della Costituzione stessa, “ogni libertà individuale trova un limite nell’adempimento dei doveri solidaristici, imposti a ciascuno per il bene della comunità”. 

Parlando del concetto di libertà espresso dalla nostra costituzione e delle posizioni assunte dai così detti “no vax” Iazzetta aggiunge: “La libertà, che spesso viene invocata dai no- vax, no-mask, no-pass e tutti quelli che credono di vivere in una dittatura sanitaria è considerata erroneamente come assoluta mentre va sempre ponderata con tutti gli altri diritti sanciti in Costituzione, quello della salute in primis. Bisogna passare da un’impostazione di pensiero “punitiva” ad una scientifica, imporre restrizioni e sacrificare qualche libertà costituzionale in nome del diritto alla salute, in un contesto emergenziale come quello attuale, significa, responsabilmente e ragionevolmente, tutelare la collettività limitando i danni che questo mostro invisibile sta procurando all’umanità. Tutto ciò vale a condizione che la scienza (nei limiti di quel che può) faccia da garante alla sicurezza dei vaccini riducendo la marginalità dei rischi. Sulla questione posta da alcuni che il vaccino sia un farmaco “sperimentale” e in quanto tale non può essere obbligatorio per legge, il TAR Friuli Venezia Giulia si è recentemente pronunciato a riguardo affermando che l’equiparazione dei vaccini a farmaci sperimentali è frutto di un’interpretazione forzata, poiché la sperimentazione cessa con la commercializzazione del prodotto. In conclusione pare ragionevole e assolutamente necessario, in nome della funzione preventiva pubblicistica (di interesse pubblicistico), imporre limitazioni per chi decide di non vaccinarsi”. 

 

Ritornando alle restrizioni e al divieto di feste pubbliche, che il Governatore della Campania Vincenzo De Luca ha disposto con la sua ultima ordinanza durante le festività natalizie a causa della crescita vertiginosa della curva dei contagi in regione, l’avvocato dichiara: “Per i motivi già esposti non si può che ritenere opportuna una decisione in tal senso. L’ Rt, seppur con maggiore lentezza rispetto all’anno scorso, è in leggero aumento e dato il perpetuarsi dello stato di emergenza non è il momento di abbassare la guardia. Il vaccino, pur proteggendoci da malattia grave, non blocca tuttavia la circolazione del virus e per questo occorre prudenza e senso di responsabilità. Si è assistito, dal 21 al 27 dicembre, ad un aumento esponenziale dei casi covid in tutta Italia: l’Rt risulta infatti più che raddoppiato e si sta sfiorando la soglia critica delle ospedalizzazioni e terapie intensive. Riguardo quest’ultimo aspetto è però fondamentale specificare che, come ha ricordato l’immunologo Sergio Abrignani in un articolo del Corriere della sera, se fossimo tutti vaccinati l’Italia sarebbe in zona bianca. La percentuale di occupazione delle terapie intensive è un parametro fondamentale per il cambiamento cromatico delle Regioni e considerando che l’80% dei posti letto in terapia intensiva è occupato dai non vaccinati, è chiaro che la responsabilità sarà in gran parte di chi ha rifiutato la profilassi anti Covid”. 


Sull’ordinanza sindacale che il sindaco della città di Pomigliano d’Arco, Gianluca Del Mastro ha emanato il giorno 29 dicembre l’avvocato rilascia una sua dichiarazione: “L’assenza di controlli mirati e continuativi delle forze dell’ordine sta mettendo a rischio l’efficacia delle norme restrittive approvate dalla Regione anche a Pomigliano. Nelle strade pomiglianesi non pochi cittadini passeggiano senza mascherina nonostante la normativa regionale vigente disponesse l’obbligo di utilizzo della stessa anche all’aperto. Non ho potuto non notare nella giornata del 24 dicembre l’assenza di controlli in città, cosa imbarazzante soprattutto visti gli assembramenti fuori a quasi tutti i locali nonostante la normativa regionale permettesse solamente l’occupazione dei tavoli su prenotazione. A seguito del vertiginoso aumento dei casi covid nella comunità pomiglianese, è stata emanata recentemente un’ordinanza sindacale che dispone la chiusura delle attività di vendita e somministrazione di cibi e bevande dalle ore 17.00 della vigilia di capodanno alle 20.00 e la chiusura di parchi pubblici nell’intera giornata del 31/12 e del 01/01. Che il Comune intervenisse per contribuire al contenimento dei contagi mi pare il minimo indispensabile visto il triplicarsi del numero dei contagiati in poco più di 6 giorni ma le misure adottate sono più che discutibili ,decidere di vietare la somministrazione di cibi e bevande solamente dalle ore 17 e lasciare tutto invariato nella restante parte della giornata appare del tutto irragionevole, in tal modo si rischia di rendere inefficaci e pertanto inutili le disposizioni restrittive adottate, col rischio che gli assembramenti si formino lo stesso nelle ore precedenti all’inizio del divieto. Se a ciò dovesse aggiungersi, come già accaduto nella giornata del 24, la totale mancanza di controlli nelle strade, l’azione amministrativa avrà fallito completamente l’obiettivo dichiarato. Non meno preoccupante, rimanendo sul piano locale, è stato il sovraffollamento venutosi a creare in questi giorni fuori al centro vaccinale P. Borsellino di Via Locatelli, preso d’assalto. Per i militari piantonati e lo staff sanitario non è stato facile gestire l’organizzazione ed evitare assembramenti nelle file in attesa, in più la mancanza dei vaccini ha creato non pochi momenti di tensione tra chi era in attesa e poi ha dovuto rinunciare”.

Cinzia Porcaro



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