Toni apparentemente pacati, ma fermo sull’interpretazione di questa fase dell’andamento epidemico da Covid19, il presidente della Campania Vincenzo De Luca che in una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa conferma il suo punto di vista principalmente sulla scuola.

“La Dad ha permesso di evitare danni sanitari pesanti e anche adesso chiudere le scuole sarebbe la scelta più utile per la salute e la formazione” afferma il governatore campano che non risparmia le sue, ormai ben note, critiche al Governo centrale. “Ma è possibile in Italia affrontare un qualunque problema, a maggior ragione quelli di particolare delicatezza, senza ideologismi, partendo dai dati di fatto, e usando la ragione laica? …si è perso del tempo prezioso senza prendere decisioni nette, seguendo la linea delle mezze misure. Componenti interne al Governo – ha aggiunto De Luca – impediscono scelte nette, efficaci e in tempo utile.



Cosa si aspetta a rendere obbligatorio il vaccino per il pubblico impiego, per il personale viaggiante pubblico e privato? Cosa si aspetta a varare un piano per la sicurezza serio, che impegni decine di migliaia di agenti per controllare il rispetto delle ordinanze? Non ho visto una sola pattuglia impegnata a sanzionare chi non usa la mascherina, neanche come atto di dissuasione. Per non parlare della comunicazione istituzionale che è stato un esempio clamoroso di confusione, di contraddittorietà”. E su questo punto basta pensare alla raffica di ordinanze, contraddittorie e spesso inutili, emesse da Roma solo nel mese di dicembre.

“È proprio impossibile – aggiunge lo sceriffo campano – ottenere che parli in maniera chiara il ministro della Salute o un’unica autorità sanitaria, in sostituzione di questo pollaio insopportabile a cui stiamo assistendo da mesi?”.

Per la scuola, De Luca resta sulle sue posizioni: far slittare la riapertura per due o tre settimane, almeno per le primarie e le medie inferiori, e accelerare con le vaccinazioni per la fascia di età dai 5 agli 11 anni, cosa che permetterebbe un rientro con un livello di sicurezza maggiore per la popolazione studentesca.



“Quello della scuola è un tema sensibile. Non esiste, nella nostra situazione, una soluzione perfetta. È necessario puntare alla scelta più utile per la salute e per la formazione, trovando il punto di equilibrio più ragionevole. Io penso che, a partire dai dati sul contagio sui giovanissimi, sia utile fare le scelte più opportune”. Per il governatore chiudere per poche settimane, proprio nel periodo in cui si prevede il massimo picco di contagio “…sarebbe un sacrificio limitato, in cambio di un beneficio rilevante”.

Tutti a casa quindi, anche i già vaccinati, per tutto gennaio e poi rientro in classe: “È ragionevole – aggiunge De Luca nel corso dell’intervista – coinvolgere anche i vaccinati, sia perché il contagio può toccare anche loro, sia per evitare ogni forma di ‘discriminazione’ fra ragazzi ed un impatto psicologico negativo”.

Una sospensione di pochi giorni che potrebbero magari essere recuperati anche con una chiusura posticipata dell’anno scolastico, a giugno, mese in cui la situazione del contagio sarà sicuramente meno aggressiva anche grazie alle temperature del periodo che, come è successo anche negli anni scorsi, aiuteranno a debellare il coronavirus. “Sarebbe ragionevole, in caso di breve chiusura oggi, recuperare i giorni sacrificati” conferma De Luca.




Ma la decisione in ogni caso spetta al Governo, anche perché a differenza degli ultimi due anni, le Regioni non possono autonomamente decidere la chiusura delle scuole a meno che non ci sia una situazione di eccezionale e straordinaria necessità. Ma anche a fronte tutto questo De Luca non molla e dichiara: “Abbiamo proposto con grande pacatezza una riflessione che parte dai dati del contagio. Se si ritiene di ragionare, si possono fare le scelte più utili e meno dolorose nella situazione data. Se ci si chiude, ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Io ho detto quello che penso. La decisione spetta al Governo. Se poi la situazione dovesse diventare drammatica, la Regione farà quello che ritiene necessario per la tutela della salute pubblica”.

Con il passaggio del testimone dalla Città di Parma, partirà ufficialmente il prossimo 14 gennaio l’anno di Procida da Capitale Italiana della Cultura. In virtù dell’aumento dei contagi da Covid-19 e nel rispetto delle restrizioni previste dal Decreto Legge 221/2021 “FESTIVITÀ” pubblicato in G.U. il 24 dicembre 2021, che vieta gli eventi che implichino assembramenti in spazi all’aperto, la Cabina di Regia di Procida 2022 – che vede insieme il Comune di Procida e la Regione Campania – ha optato per il rinvio della cerimonia inaugurale prevista per il 22 gennaio.



“Il nostro obiettivo – sottolinea il sindaco di Procida, Dino Ambrosino – è organizzare una cerimonia di apertura che coinvolga tutta la comunità, in particolare giovani, ragazzi e bambini. Potremo lavorare serenamente solo dopo la conferma che la variante al momento più diffusa sia  meno pericolosa. Nel frattempo auspico che le famiglie colgano l’opportunità del vaccino per i più piccoli”.

“Siamo convinti – spiega il Direttore di Procida 2022, Agostino Riitano – che il rinvio della data della cerimonia inaugurale sia una scelta giusta e rispettosa. Il grande lavoro fatto in questi mesi non sarà dissipato, al contrario continuerà a rafforzare la nostra visione di cultura, sempre meno orientata al mero intrattenimento e sempre più generatrice di partecipazione civica e creatrice di legami. Il programma culturale nonostante il rinvio della cerimonia inaugurale non subirà modifiche. La grande macchina dei preparativi attivata da mesi non si ferma, anzi useremo al meglio le prossime settimane. Rilanceremo il programma Volontari Procida 2022 e implementeremo il percorso di workshop e laboratori connessi alla realizzazione della performance per la cerimonia inaugurale, oltre che a tutti i progetti culturali del primo semestre dell’anno. Siamo già proiettati alla primavera, la naturale stagione della rinascita”.



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