Temeva che Francesco fosse autistico. Ha confessato il delitto la mamma del bimbo annegato a Torre del Greco

Una tragedia assurda che ci racconta di una donna che non era presente a se stessa, che  era in una fase di black out che andava avanti da alcuni mesi. Ora probabile anche una perizia psichiatrica

“Pensavo che Francesco fosse autistico” è stata questa la straziante ed angosciata confessione di Adalgisa Gamba, 40 anni, mamma del piccolo Francesco morto annegato in mare nella serata del 2 gennaio a Torre del Greco in località La Scala.

La donna è stata fermata per omicidio volontario alla fine di un lungo interrogatorio, durato tutta la notte e tradotta nel carcere femminile di Pozzuoli in attesa della convalida: l’accusa, gravissima, è di omicidio volontario pluriaggravato.




Una famiglia tranquilla, prima di Francesco, la donna, sposata con un ingegnere di Torre del Greco, era già mamma di un’altra bimba. Poi il dramma di qualche sera fa. Adalgisa temeva che il figlio potesse avere qualche problema legato allo spettro autistico e pesto pensiero le avrebbe sconvolto la mente sino a rendesi colpevole di un atto ingiustificabile e atroce.

La prima ricostruzione della drammatica serata sembra fin troppo chiara agli inquirenti, anche se ci sono alcuni aspetti secondari da non sottovalutare e da approfondire. La donna si era allontanata da casa nel pomeriggio insieme al figlio per una passeggiata, come spesso faceva, ma da alcuni giorni, come ha riferito il marito, appariva particolarmente agitata. Sembra che il giorno seguente avrebbe avuto appuntamento con il pediatra per una visita al piccolo Francesco.



“Omicidio volontario”: questa l’accusa per la mamma del bimbo annegato a Torre del Greco





A far scattare l’allarme, quando ormai si erano fatte le nove di sera, è stato il papà della piccola vittima, che dopo aver fatto un giro di telefonate tra amici e parenti, ha temuto il peggio. Poi la tragedia in tutta la sua cruda realtà come raccontata dai testimoni e da quanti sono intervenuti per provare a salvare il piccolo che portato a riva purtroppo era già morto. In via Calastro, località La Scala, sulla spiaggia dopo poco sono arrivati il pm di turno alla Procura di Torre Annunziata, Andreana Ambrosino, e il medico legale Antonio Sorrentino per effettuare un primo esame esterno della salma, in attesa dell’autopsia che sarà fissata probabilmente domani. Il corpicino del bimbo resta a disposizione della magistratura, mentre la Procura oplontina ha disposto il sequestro della porzione di spiaggia in attesa di ulteriori rilievi.

Il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso ha dichiarato: “Sono tuttora in corso le indagini per accertare compiutamente i motivi dell’omicidio, ma allo stato, sulla scorta delle prime acquisizioni investigative, il gesto della donna sarebbe riconducibile al fatto che la stessa credeva che il figlio fosse affetto da problemi di ritardo mentale, nonostante non vi fosse alcuna conferma dal punto di vista sanitario”.

Una tragedia assurda che ci racconta di una donna che non era presente a se stessa, che  era in una fase di black out che andava avanti da alcuni mesi da quando aveva riscontrato particolari sintomatologie del bambino che faceva accrescere in lei la paura che il piccolo potesse avere patologie riconducibili allo spettro autistico.



A conclusione del lungo interrogatorio è arrivato il decreto di fermo. L’avvocato Tommaso Ciro Civitella difensore della 40enne ha precisato: “La mia assistita non aveva propositi di suicidio. La signora è uscita per fare una passeggiata col figlio e, senza alcuna premeditazione, ma a quel punto entra ancora una volta in questo tunnel e non capisce più niente, ritrovandosi poi con un bimbo tra le braccia senza vita. Non ricorda nulla di quel momento”.

Poi il legali ha aggiunto: “Chiaramente le indagini serviranno a far luce sull’accaduto. Di certo, la signora viveva da tempo uno stato di difficoltà che andrà accertato e parliamo di una donna tuttora in forte stato di shock”.

Al momento Adalgisa Gamba è in carcere a Pozzuoli. E’ molto probabile che il difensore possa chiedere che la sua assistita venga sottoposta ad una perizia psichiatrica.



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