Gridano, le donne di Kabul, per rivendicare i loro diritti. Anche se non hanno labbra. Le ha disegnate così, sui muri della sua città, l’artista Shamsia Hassani. Un grido giunto sino in Italia, un germoglio di speranza e lotta civica che fiorirà presto anche in quel di Barra, grazie al “Giardino delle donne” ideato dall’associazione Casa di Rosanna.

Tra le tematiche più urgenti che l’anno appena trascorso ci ha lasciato in dote, infatti, vi è la lotta alla violenza di genere, che accomuna – sebbene con punti di partenza diversi – il  mondo mediorientale e quello nostrano.

“Non lasciateci sole”, non per nulla è il grido delle donne di Kabul, ritornate in questi giorni in piazza, sfidando repressione e divieti per invocare rispetto dei diritti conquistati con venti anni di lotta. Chiedono la possibilità di studiare, lavorare, essere libere, essere riconosciute per i propri talenti in politica, nello sport, nell’arte. Quell’arte che è interpretata dai murales afasici di Shamsia Hassani (nata profuga in Iran trentatré anni fa) e che appaiono tra le mura di tanti edifici feriti da razzi e bombe. Donne che subiscono violenze da maschi prigionieri del loro abbrutimento.

E proprio sulla vicenda, che vede l’abbrivio di un corridoio umanitario per portarle in Italia, si esprime così Antonio Piccolo, ideatore del progetto legato al Giardino delle donne, nonché vicepresidente dell’associazione Casa di Rosanna: «La violenza, ogni tipo di violenza, offende l’umanità e causa il male che attraversa la relazionalità umana. Se non si sana questa ingiustizia antropologica, non ci sarà pace nel mondo. Bisogna svegliare le coscienze addormentate, illuminarle. Non si può restare indifferenti alla disperazione».

Non lo fa, infatti, l’associazione Casa di Rosanna, che un modo per trasmettere a queste donne lontane e in sofferenza la forza umanizzante dell’empatia l’ha trovato, anzi piantato, con la nascita del “Giardino delle donne”, in onore di quello chiuso ultimamente proprio a Kabul. Una rete di donne cattoliche, evangeliche, valdesi, consacrate e non; professioniste e casalinghe, che vivono le contraddizioni e le gioie che il mondo esprime. E che tutti i giorni sono accanto agli ultimi e alle ultime, vivendo quotidianamente il disagio che la società produce, un disadattamento di cui la violenza molte volte è  espressione.

«Siamo donne – si presenta la psicologa di Casa di Rosanna Tiziana Gaudino – di diversa estrazione culturale, sociale e religiosa. Con le nostre emozioni attraversiamo la realtà che ci circonda con le contraddizioni e le gioie di questo tempo, ma con occhi di fiducia e di speranza. Tutti i giorni siamo accanto agli ultimi, alle famiglie disagiate, alle donne vittime di violenza domestica».

L’inaugurazione del Giardino delle donne è prevista sabato 22 gennaio prossimo nel quartiere di Barra, alle ore 16:30.



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