E’ stata aperta un’inchiesta sulle elezioni regionali del 2020. A scaturirla è stato il ritrovamento di alcuni santini elettorali e fac – simile all’interno dell’ex discoteca Plan B, appartenente secondo gli inquirenti al clan D’Alessandro e gestita da Nino Spagnuolo (alias “capastorta”). I locali di via Piombiera sono stati confiscati alla camorra e consegnati al Comune. E proprio nei giorni scorsi gli agenti di polizia del commissariato stabiese, agli ordini del primo dirigente Amalia Sorrentino e del vicequestore Manuela Manforti, hanno chiesto le chiavi della struttura per sequestrare il materiale elettorale.



Scendendo nei dettagli, si tratta di fac–simile di due candidati alle scorse elezioni regionali del 2020, in una lista a sostegno del governatore Vincenzo De Luca. L’obiettivo degli inquirenti, adesso, è quello di verificare l’ipotesi di interferenze della camorra (e del clan D’Alessandro in particolare) nella tornata elettorale. L’inchiesta avrà il compito di approfondire i motivi della presenza di un così grande numero di santini all’interno del giardino della discoteca, al fine di verificare l’esistenza di presunti legami tra malavita e politica che potrebbero aver influenzato il voto delle regionali 2020 sul territorio stabiese.

L’Agenza Nazionale dei Beni Confiscati aveva inoltrato, nelle scorse settimane, al sindaco Gaetano Cimmino la comunicazione dell’avvenuta confisca dei terreni e delle strutture che ospitavano il Plan B, la discoteca gestita da Nino Spagnuolo, detto “capastorta”, che costituiva il fulcro del riciclo dei soldi derivati dai traffici di droga e armi e dalle estorsioni, che venivano impiegati nell’organizzazione di eventi, di concerti neomelodici.



Per gli inquirenti, il Plan B è stata una discoteca gestita dal clan D’Alessandro. Proprio per questo sono state sequestrate le quote societarie del locale preferito da centinaia di giovani che, fino a poco tempo fa, sceglievano il Plan B per le loro serate. Foto di uomini della cosca stabiese accanto a importanti bottiglie di champagne, volti noti del mondo dello spettacolo e soprattutto tantissimi ragazzi da Castellammare, ma anche dal resto della provincia. Un mix che ha acceso i riflettori degli investigatori e della Dda. Per gli inquirenti dietro al giro d’affari c’era un solo proprietario la cosca di Scanzano. Un’accusa che costò un nuovo provvedimento d’arresto al colonnello dei D’Alessandro, Nino Spagnuolo.



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