Quell’episodio, ultimo di una lunga serie, spinse Caterina da anni vittima dei soprusi a chiedere finalmente aiuto, convinta di essere seriamente in pericolo di vita.

Oggi il Tribunale di Napoli Nord (seconda sezione, collegio D) ha condannato a sei anni e sei mesi di reclusione Antimo Carrera, imputato al processo per maltrattamenti e lesioni ai danni della moglie Caterina Stellato, una vicenda diventata nota a livello nazionale grazie a un video diventato virale nel quale l’uomo, in preda alla rabbia, venne ripreso mentre tentava di arrampicarsi su una finestra con il chiaro intento di aggredire la consorte.



La sentenza (letta davanti a un imponente schieramento di forze dell’ordine) è giunta dopo le arringhe dell’avvocato Andrea Coppola, legale di Caterina Stellato, e dell’avvocato Giovanna Cacciapuoti, legale dell’associazione “Salute Donna” che si è costituita parte civile.

L’imputato (che durante il processo ha più volte sostituito il suo avvocato difensore, oggi era rappresentato da un legale d’ufficio) ha ottenuto dal giudice il permesso di leggere una lettera, definita farneticante dai presenti. Con la missiva ha ammesso di avere usato le violenze ma ha anche dichiarato di essere stato costretto ad usarle per punire le inadempienze della consorte.

Nella testimonianza resa lo scorso 4 giugno, Caterina ha ripercorso la sua vita caratterizzata da abusi di ogni tipo.



Abusi iniziati quando aveva 15 anni (ora ne ha 40) e proseguiti ininterrottamente, anche davanti ai tre figli minori e ai familiari di lui. Il sostituto procuratore, Rossella Maria Colella, al termine della requisitoria, chiese una condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione.

Il giudice ha condannato Carrera anche a risarcire la consorte e l’associazione “Salute Donna”. “Come rappresentante dell’associazione mi ritengo soddisfatta, – ha detto l’avvocato Giovanna Cacciapuoti – il nostro obiettivo è favorire sempre la promozione della donna e della salute della donna anche e soprattutto prevenendo fattori di rischio tra cui va sicuramente individuata la violenza. La sentenza è importante – ha continuato – perché va oltre ogni aspettativa. E’ una condanna proporzionata in relazione a maltrattamenti prolungati nel tempo che hanno costretto la vittima e i suoi figli a vivere in una località protetta”.



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