Il parroco della Chiesa dello Spirito Santo di Castellammare di Stabia don Salvatore Abagnale è intervenuto a muso duro contro la camorra che affligge la città dalle pagine del quotidiano Metropolis. Senza usare mezzi termini don Salvatore ha dichiarato che “la camorra ha fatto soldi con il Covid come con gli aiuti nel terremoto degli anni ’80”.

Il parroco, che da anni lotta contro la malavita e combatte per il risanamento del quartiere dell’Acqua della Madonna, ha parlato delle vicende che sta vivendo la città di Castellammare, in particolar modo sulla connessione tra camorra, stato e cittadini visto anche il recente scioglimento del consiglio comunale di Palazzo Farnese.

Secondo don Salvatore, si sta assistendo ad un completo “scollamento tra politica e città”. E “questo fa male perché ha creato cultura dell’indifferenza e diffidenza. Nel cuore della gente si vive come se non fosse casa nostra e non ci appartenesse quello che avviene. Qualcosa che non mi riguarda”. Una situazione che è scoraggiante e che deve mettere tutti in guardia e pronti all’agire immediato.



Perché una cultura che si volta dall’altra parte, che si disinteressa è una cultura non solo da non auspicarsi ma da cui avere paura perché, come ricordato da don Salvatore, “genera servilismo” e una dipendenza dal padrone di turno che “ti fa fare ciò che vuole lui”. Indubbiamente uno di questi meccanismi servili che affligge la cittadina stabiese è l’usura, da anni radicata sul territorio e che consuma le famiglie. Lo sa bene anche don Salvatore che in diocesi accoglie decine e decine di famiglie in mano agli usurai di turno.

“A Castellammare hanno una fetta enorme di persone tra le mani (gli usurai, ndr) e quelle persone hanno il potere di gestire voti. Questo è un cancro della città” ha denunciato il don nella sua intervista in cui ha anche sottolineato la complessità per le varie amministrazioni di gestire una città come quella stabiese che è alla radice culturalmente divisa, oltre che praticamente per servizi anche nell’ottica del cittadino. Castellammare è divisa in due parti: centro e periferia. Ed anche centro o periferia a volte è esso stesso diviso come la parte storica della città, il cosiddetto Centro Antico, diviso in ben 3 rioni, di cui l’Acqua della Madonna, dove opera don Salvatore, è proprio uno di questi. Una situazione dettata dalla cultura ma anche dalla visione politica di partecipazione. “Manca partecipazione – ha denunciato il parroco – un’amministrazione deve avere il coraggio di rompere questa visione”.



Don Salvatore nel denunciare ed esortare la politica ed i cittadini a reagire ha ricordato come anche egli ha collaborato con le varie amministrazioni in alcune occasioni e no ha dubbio che una possibile ricetta per risolvere il problema alla radice sia fare rete con i cittadini e monitorare la situazione e per coinvolgere i giovani vale la ricetta della cultura: “Bisogna creare cultura”.

Infatti una delle operazione vincenti dell’ultima amministrazione per il don è stata la realizzazione dei murales nel centro antico, valorizzando ciò che era presente sul territorio: “I murales, per esempio, sono stati una bella pagina. Una bellissima intuizione valorizzare quel quartiere. Una cosa meravigliosa”. Un modo per avvicinare la comunità e mettere il focus sui giovani, ai quali don Salvatore ha lanciato un messaggio di vicinanza e dialogo: “Dobbiamo essere vicini ai giovani, nei quali si sta installando il virus della mediocrità. Dobbiamo trovare il vaccino. Dobbiamo parlare con loro”.

Ivano Manzo



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