Dalla terza guerra mondiale all’Olocausto, Zelensky parla a caso?

Il ministro delle comunicazioni israeliano Yoaz Hendel: "...La guerra è terribile, ma il confronto con gli orrori dell’Olocausto e la soluzione finale è scandaloso”

L’insegnante di storia Vasily Petrovyč Goloboroďko arriva a vincere inaspettatamente, contro ogni previsione ed immaginazione, le elezioni alla presidenza dell’Ucraina.

Il successo di Goloboroďko arriva grazie ad un video divenuto virale, girato da uno dei suoi studenti che lo inquadra nelle aule del liceo mentre questi si esprime con forza ed impeto contro la corruzione, ma anche contro l’oligarchia del governo ucraino.

Il professore quindi diventerà successivamente il “Servitore del Popolo” (in ucraino Sluha Narodu), proprio il nome della serie televisiva che ha avuto il suo inizio sul piccolo schermo nell’ottobre 2015.



L’attuale Presidente dello Stato dell’Ucraina, quello vero, sale al potere nel 2019 anche grazie allo show appena descritto che lo ha visto come principale attore. Zelensky, che viene identificato come populista e anti-élite, con posizioni anti UE, infatti batte (al ballottaggio) il presidente uscente Petro Porošenko con il 73% dei consensi.

Ora, guardando ai fatti del 20 marzo 2022, evidentemente il presidente ucraino, quello reale ed attuale e cioè Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyy, crede forse di vivere ancora all’interno del film che lo ha visto protagonista e che lo ha portato al successo.

Sì perché dall’essere “pronto per i negoziati” all’avvio della “terza guerra mondiale” sembra che il passo sia davvero breve. Non si capisce allora se si tratti di una minaccia, lo sbandierare il fantasma di una guerra che potrebbe impegnare gran parte del globo terrestre e dei suoi Stati, oppure se sono farneticazioni, appunto dettate dal fatto di non riuscire più a distinguere il film dalla realtà.

“Sono pronto per i negoziati con lui (il presidente russo Vladimir Putin, ndr.). Ero pronto negli ultimi due anni. E penso che senza negoziati non possiamo porre fine a questa guerra…Ma se questi tentativi falliscono, ciò significherebbe che questa è una terza guerra mondiale”, ha detto il presidente ucraino al giornalista Fareed Zakaria della CNN.



Zelensky ha anche richiesto, riguardo le priorità dello Stato ucraino: la fine della guerra, garanzie di sicurezza e di sovranità, il ripristino dell’integrità territoriale, garanzie e protezione reali per il Paese.

Il presidente comunque continua a sostenere che se l’Ucraina “fosse un membro della NATO, non sarebbe iniziata una guerra”. Qualcuno gli spiegherà magari un giorno cosa sono gli Stati “cuscinetto”, perché vengono così definiti e perché proprio lui non avrebbe dovuto richiedere quello che crede sia corretto.

Ed infatti Zelensky ripete ancora alla CNN: “Vorrei ricevere garanzie di sicurezza per il mio Paese, per il mio popolo. Se i membri della NATO sono pronti a vederci nell’alleanza, allora fatelo immediatamente. Perché le persone muoiono ogni giorno”.

Ma la domanda è lecita: la Russia sarebbe entrata in Ucraina se il presidente ucraino non avesse corteggiato la NATO?

Sarebbe inutile, ma è doveroso fare anche qui presente, come già chiarito altrove, che quando incalza una guerra, un conflitto, una “operazione militare speciale” (coma la definisce la Federazione Russa) – o come la si voglia chiamare da entrambe le parti – a pagarne il prezzo sono le persone, uomini, donne, bambini ed anziani, costretti a scappare e a ripararsi, per chi ci riesce. Cittadini costretti a diventare migranti a tempo indefinito. Poi purtroppo ci sono i morti, sia civili che militari, i quali lasceranno un vuoto incolmabile alle loro famiglie, destinate a ricordarli per sempre, ma a non poterli rivedere mai più fisicamente.

Zelensky, tra la situazione in Ucraina e l’Olocausto

Il presidente ucraino è stato protagonista anche di alcune infelici battute, forse stava leggendo una delle sceneggiature del suo prossimo film oppure pensava di provare una carriera da regista?



Dunque mentre Zelensky, durante i suoi incontri virtuali all’interno dei parlamenti occidentali, parla facendo riferimento a Winston Churchill, a Martin Luther King Jr., ai fatti di Capitol Hill, poi pochi giorni fa addirittura a Pearl Harbor e all’11 settembre, introduce anche impropriamente (non che i precedenti fossero attinenti) l’Olocauso.

Un blocco del suo intervento di pochi giorni fa al Congresso statunitense: “La Russia ha trasformato il cielo ucraino in una fonte di morte per migliaia di persone. Le truppe russe hanno già lanciato quasi 1.000 missili contro l’Ucraina, innumerevoli bombe, usano i droni per ammazzarci con precisione. Questo è un terrore a cui l’Europa non assisteva da 80 anni, e noi chiediamo per la nostra vita una risposta a questo terrore dal mondo intero. È molto da chiedere? Creare una no-fly zone sull’Ucraina per salvare la gente? È troppo da chiedere? Una no-fly zone umanitaria, in modo che la Russia non possa terrorizzare le nostre città libere”, poi Zelensky, mentre continua ad esprimersi credendo forse di essere Martin Luther King Jr., chiede anche gli S-300.

Questo il passaggio dove usa le parole di King: “Ho un sogno, ho il bisogno che il nostro cielo sia protetto. Ho bisogno del vostro aiuto. ‘I have a dream’, ricordate? Io ho un bisogno, proteggere il nostro cielo”.

Zelensky ed Israele

Invece sulle relazioni con Israele, il presidente ucraino critica la Knesset (parlamento monocamerale di Israele), ma allo stesso tempo, elogiando l’Iron Dome come il miglior sistema di difesa missilistica, chiede il perché lo Stato ebraico non fornisse ancora armamenti all’Ucraina.

Zelensky, durante la videoconferenza, rivolgendosi ai parlamentari e ai ministri israeliani, si è lamentato del fatto che lo Stato ebraico non avesse fatto abbastanza per aiutare il suo paese dall’attacco della Federazione Russa, poi ha chiesto, tra le altre cose: “Perché Israele si è astenuto dal sanzionare la Russia? Israele deve dare risposte a queste domande…”.



Ma il presidente ucraino non si è limitato a questo, è arrivato anche a chiedere agli israeliani il loro sistema di difesa missilistica Iron Dome, al fine di proteggere i civili ucraini dagli attacchi aerei russi. Giustamente…

Pochi mesi fa la città ucraina di Mariupol stava valutando proprio l’acquisto di questo sistema d’arma mobile per la difesa antimissile. Il sistema “Cupola di Ferro” (Kipat Barzel in ebraico, Iron Dome in inglese) è infatti grado di intercettare razzi a media velocità e proiettili di artiglieria con traiettoria balistica.

Zelensky quindi passa a parlare di Olocausto e dice che Mosca sta pianificando una “soluzione finale per la questione ucraina”, aggiungendo che Israele dovrebbe salvare gli ucraini come gli ucraini hanno salvato gli ebrei durante la seconda guerra mondiale.

Il leader ucraino avrebbe detto, rivolgendosi sempre alla Knesset: ”I russi hanno usato dei termini che usavano i nazisti quando volevano soggiogare il vostro popolo, quando volevano distruggere voi come vogliono distruggere noi. Per la questione ebraica parlano di soluzione finale e anche oggi i russi parlano di soluzione finale per la questione ucraina”.

In risposta a queste affermazioni ci va giù pesante il ministro delle Comunicazioni Yoaz Hendel: “Apprezzo il presidente dell’Ucraina e sostengo il popolo ucraino nel cuore e nelle azioni, ma è impossibile riscrivere la terribile storia dell’Olocausto. Il genocidio è stato commesso anche sul suolo ucraino. La guerra è terribile, ma il confronto con gli orrori dell’Olocausto e la soluzione finale è scandaloso”, ha twittato.



Successivamente ad Hendel è stato chiesto riguardo il suo tweet, il ministro ha poi affermato di non aver giudicato il comportamento di Zelensky in un momento di crisi e di aver accettato le critiche del presidente ucraino a Israele e le richieste a Gerusalemme di inviare armi, ma ha ribadito di sentirsi in dovere di mettere le cose in chiaro.

Invece – riporta il Jerusalem post – l’ex ministro del governo Yuval Steinitz, ora deputato del Likud, è arrivato al punto di dire quanto segue: “Se il discorso di Zelensky fosse stato pronunciato…in tempi normali (quindi non bellici, ndr.), avremmo detto che rasentava la negazione dell’Olocausto…Ogni confronto tra una guerra regolare, per quanto difficile possa essere, e lo sterminio di milioni di ebrei nelle camere a gas nel quadro della Soluzione Finale, è una totale distorsione della storia. Lo stesso vale per l’affermazione che gli ucraini hanno aiutato gli ebrei nell’Olocausto…La verità storica è che il popolo ucraino non può essere orgoglioso del suo comportamento nell’Olocausto degli ebrei”.

“Niente di tutto ciò cambia il fatto che, nonostante l’uso oltraggioso dell’Olocausto, dobbiamo continuare gli aiuti umanitari ai cittadini ucraini che soffrono a causa della guerra e pregare affinché la sua fine venga presto”, ha aggiunto Steinitz.

Il Jerusalem Post poi precisa che gli israeliani conoscono molto bene la storia dell’Olocausto e che la polizia ausiliaria ucraina radunò gli ebrei per essere massacrati a Babyn Yar, Lviv e Zhytomyr. Il quotidiano parla di circa 80mila ucraini che si offrirono volontari per le SS, rispetto ai 2.600 ucraini che fu documentato essere effettivamente salvatori degli ebrei.

Scrive ancora il giornale che “l’opinione pubblica israeliana è fortemente a favore dell’Ucraina in questa guerra (contro la Russia, ndr.) nonostante la sua storia sanguinosa e violenta con gli ebrei”.



Nel frattempo il ministro per gli affari della diaspora Nachman Shai ha continuato a chiedere a Israele di fare di più per aiutare i rifugiati ucraini dicendo che è naturale che Zelensky si sia “concentrato sulle forniture militari e meno sulla questione dei rifugiati”, ma che vanno ascoltate le sue parole, nonché “la sua chiamata disperata”. Inoltre che “Israele ha fatto e fa molto per l’Ucraina negli aiuti umanitari e nell’assorbimento dei rifugiati”.

Insomma, Zelensky, mentre spiega qual è il suo sogno/bisogno (in stile Martin Luther King Jr.) e dà letteralmente i numeri sull’Olocausto, potrebbe anche dire alla comunità internazionale cosa ci facevano – come accusa la Russia – laboratori di armi batteriologiche sul territorio ucraino. Oppure perché sul suolo del Paese che egli stesso rappresenta si svolgevano nel 2021 ampie e vaste esercitazioni NATO, come la Sea Breeze, la Three Swords oppure la Cossack Mace, etc.?

Ora, che i laboratori raccolgano o meno armi batteriologiche, come scrive il Corriere della Sera (quotidiano definito dai più illuminati come “autorevole”): “Perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto di distruggere virus e batteri?”. Perché quindi, c’è da chiedersi ancora, Zelensky, invece di chiedere la no-fly zone (e cioè la terza guerra mondiale) non chiarisce queste situazioni?

Riguardo le esercitazioni NATO, non si sarebbero dovute tenere sul suolo dello Stato, oggi oggetto (in parte) di occupazione militare russa. Questo se valgono ancora i principi di bilanciamento dei poteri tra Stati, se vale ancora il mantenimento della pace anche attraverso gli Stati cuscinetto, cioè quello che è l’Ucraina, senza togliere nulla alla sua sovranità.



Alcune esercitazioni militari tenute sul suolo ucraino

La “Three Swords – 2021” (tradotto: “Tre spade – 2021”) prevista dal 17 al 30 luglio 2021 è stata avviata da Stati Uniti d’America, Polonia e Lituania proprio in Ucraina, più precisamente presso il Centro Internazionale di Pace e Sicurezza (IPSC) di Yavoriv, non distante da Leopoli e a 70 chilometri dal confine con la Polonia.

La “Sea Breeze – 2021” (tradotto: “Brezza marina – 2021”), guidata dall’Ucraina e Stati Uniti, è partita il 28 giugno 2021 nell’area Nord-Occidentale del Mar Nero e ha impiegato, attraverso oltre 17 Paesi NATO e altri 15 Stati partner dell’Alleanza, 32 navi da guerra, 40 aerei e 5.000 soldati.

La “Cossack Mace – 2021” (tradotto: “Mazza cosacca – 2021”), ha visto la partecipazione di Ucraina, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti e Svezia, le esercitazioni si sono svolte (12-24 luglio 2021) nella regione di Mykolaiv, nel Sud dell’Ucraina, sul Mar Nero.

La “Dive – 2021” (tradotto: “Tuffo – 2021”), si tratta di un’esercitazione annunciata dalla Marina ucraina i primi giorni di agosto 2021, alla quale hanno preso parte le forze navali di Georgia, Bulgaria, Azerbaigian, Stati Uniti e Romania. Il luogo dello svolgimento delle operazioni militari è stato appunto il Mar Nero, ma la cerimonia di apertura è stata affidata alla città rumena Costanza, sulla sponda Occidentale del Mar Nero. Anche in questo caso la Federazione Russa, attraverso il suo Ministero degli Esteri ha dichiarato – come specifica ancora l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS – che il Mar Nero si sta lentamente trasformando in una “zona di pericoloso scontro militare”.



Rapid Trident – 2021” (tradotto: “Tridente rapido – 2021”) è un’altra esercitazione militare che ha avuto lo start il 20 settembre 2021 ed è terminata l’1 ottobre 2021. Le manovre militari sono state guidate da Ucraina e Stati Uniti d’America ed hanno coinvolto migliaia di soldati provenienti da 15 Paesi membri dell’Alleanza Atlantica, come chiarisce l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS.

A quest’ultima va aggiunta l’esercitazione militare congiunta NATO-Ucraina, svoltasi dal 13 al 19 settembre a Odessa (Ucraina). A tal proposito è opportuno dire che le operazioni erano già state approvate nell’aprile del 2019 e che avevano lo scopo di sostenere l’Ucraina “nel contrastare le sfide ibride presenti nella regione del Mar Nero”.

Sempre accanto alla “Rapid Trident – 2021” va ricordato che l’Ucraina ha ospitato, dal 22 al 30 settembre 2021 ancora un’altra esercitazione militare, condotta su larga scala: la “United Efforts – 2021”, per un totale di 15 Paesi, di cui 11 membri della NATO.

Anche Russia e Bielorussia si sono impegnate in esercitazioni militari su larga scala, le Zapad – 2021 (dal 10 al 16 settembre 2021), che si sono svolte lungo il confine di Minsk. A tal proposito anche la Polonia ha organizzato il 10 settembre 2021, nelle vicinanze della base militare di Novaya Demba, nell’Est della Polonia, le “Rys’ – 21” (esercitazioni militari su larga scala).



Insomma la situazione nell’area intorno all’Ucraina è in fermento già da un po’ di tempo. La Russia però, nonostante si trattasse di esercitazioni militari difensive, aveva richiesto – come precisa l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS – “l’annullamento delle esercitazioni, affermando di non gradire l’ingente presenza militare dell’Alleanza Atlantica nei pressi del confine con il Paese”.

La distruzione – NON distruzione del monumento di Babij Jar

“Che senso ha dire ‘mai più’ per 80 anni, se il mondo rimane in silenzio quando una bomba cade sullo stesso sito di Babyn Yar?”, scrive il presidente ucraino mentre annuncia la caduta di un missile diretto verso la torre TV di Kiev.

Volodymyr Zelensky, annunciando poi la morte di cinque persone aggiunge: “La Storia si ripeterà”.

Il monumento di Babij Jar è situato su una fossa comune contenente 34mila ebrei massacrati nel 1941 durante l’occupazione nazista, ma sarebbe ancora in piedi a quanto pare.

Babyn Yar Zelensky Ucraina
Ucraina, il tweet del presidente ucraino sul monumento di Babyn Yar

La notizia viene fornita da Y-net, che è uno dei principali siti web di notizie israeliani, che è anche il riferimento online del quotidiano Yedioth Ahronot (il quotidiano nazionale, che viene pubblicato a Tel Aviv, in Israele è stato fondato nel 1939).



Il giornalista israeliano Ron Ben Yishai smentisce la distruzione del monumento storico di Babij Jar recandosi direttamente sul luogo dove sono caduti i missili russi, scattandosi una foto e avvisando che “è necessario prestare molta attenzione alle informazioni fornite sui campi di battaglia che provengono dai cosiddetti funzionari di entrambe le parti”.

Il giornalista ha parlato di tre missili da crociera o missili terra-aria lanciati da aerei che sorvolavano le nuvole e che hanno colpito l’area circostante.

Infine Yishai specifica e chiarisce: “Il governo ucraino ha rilasciato informazioni fuorvianti e fuorvianti sui danni al sito, compresi i monumenti e l’area funeraria ebraica. Tutto questo, ho visto con i miei occhi dopo un tour completo a piedi del luogo, non corrisponde alla realtà. Sebbene ci siano stati tre missili che hanno colpito il complesso attorno alla torre delle comunicazioni e danneggiato gli edifici della società che gestisce il sito, la torre delle comunicazioni stessa non è stata danneggiata”.



“Ho visitato il sito commemorativo di Babij Jar. Niente è stato danneggiato lì”, il giornalista Ron Ben Yishai

Nel frattempo si colpisce anche ad ovest del Paese

Un’altra notizia da ricordare di pochissimi giorni fa (ed anche rilevante perché i russi non si erano spinti ancora nell’area occidentale dell’Ucraina) è quella che vede anche la città di Leopoli colpita da missili russi, che ne hanno distrutto la fabbrica di riparazione di aerei presso l’aeroporto. Si tratta a quanto pare di obiettivi cosiddetti “militari”, il sindaco di Leopoli, Andriy Sadovy, afferma infatti che l’edificio aveva bloccato tutte le sue attività prima dell’attacco e che quindi non ci sarebbero vittime.

“Il problema più grande è che gli hangar della fabbrica di riparazione di aerei sono stati distrutti. Era stato deciso di bloccare la produzione in anticipo, quindi solo una persona è rimasta ferita in modo lieve, nessuno è morto”, afferma il sindaco della città nell’ovest dell’Ucraina, che ancora non è stata occupata dalle truppe della Federazione Russa.

Ma Sadovy dice anche che la sua città accoglie al momento più di 200.000 profughi: “Se la settimana scorsa, l’aeroporto di Leopoli riceveva in media 60.000 persone al giorno, oggi circa 10.000 persone arrivano in treno. Numerose persone vengono anche con i propri mezzi di trasporto”.

“La gente vive negli ostelli, negli hotel, negli appartamenti che sono tutti occupati, non abbiamo più un letto. In generale , la gente dorme nelle scuole, nei teatri e nelle palestre per 4 o 5 giorni. In media, circa il 20% di loro rimangono, gli altri partono per la Polonia o altri paesi europei”, aggiunge ancora il sindaco di Leopoli.

Andrea Ippolito



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