Il Gazzettino vesuviano | IGV

Castellammare, clan e politica: quel “regalo” da 450mila euro per la famiglia degli autori del rogo

Castellammare -incendio-capannone-1-1024x575

Un regalo da 450mila euro per la famiglia dei mandanti del rogo della concessionaria in via Petraro a Castellammare di Stabia. L’incredibile vicenda trae origine a marzo 2017, quando un capannone prese fuoco in via II traversa Pozzillo, nella periferia nord di Castellammare. Le indagini accertarono che quel capannone, di proprietà di Mario Vuolo, noto come il “re del ferro” per alcune importanti commesse autostradali realizzate dall’imprenditore, era stata fittato ad un soggetto che lo aveva adoperato come deposito di abiti usati. Un cumulo di vestiti abbandonati che sono finiti in cenere a causa dell’incendio divampato in quegli ultimi scampoli di inverno di cinque anni fa.



Castellammare: il blitz per il rogo alla concessionaria

Risale a venerdì scorso, invece, l’arresto di Pasquale Vuolo, figlio del “re del ferro”, e del giovane Mario, appena 20enne, titolare della concessionaria Vs Cars Rent, i quali avevano architettato il piano per assoldare due soggetti di Sant’Egidio Montalbino, allo scopo di dare alle fiamme la G&M Auto, che metteva a rischio il loro monopolio del noleggio dei veicoli in quell’area. Un atto intimidatorio, che si è consumato in tutta la sua efferatezza per far “capire chi comanda” in quel settore a Castellammare. Pasquale Vuolo, tra l’altro, è ritenuto figura molto vicina al clan D’Alessandro, come attestano numerosi stralci di inchieste della magistratura.



Il caso del 2017: cosa è accaduto?

Ma torniamo al 2017 e ricostruiamo in un flashback quanto è accaduto all’epoca. Dopo l’incendio del capannone, l’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco Antonio Pannullo è intervenuta, come da prassi, per attivare le procedure finalizzate alla rimozione del materiale e alla bonifica dell’area. Una prima ordinanza del sindaco, rivolta a Mario Vuolo, intimava a quest’ultimo di procedere alla bonifica entro 60 giorni. A seguito dell’inottemperanza di Vuolo, una nuova ordinanza dello stesso Pannullo prevedeva l’intervento diretto dell’Ente, in danno all’imprenditore, con un esborso di 450mila euro di soldi pubblici per la rimozione del materiale e la bonifica dell’area. Detto, fatto.



L’Ente di Palazzo Farnese condannato

Finita qui? Tutt’altro. Mario Vuolo, infatti, ha impugnato le ordinanze, sostenendo tramite i suoi legali che il destinatario non avrebbe dovuto essere lui, bensì il locatario del capannone. Una posizione confermata dal tribunale di Torre Annunziata, che ha dato ragione all’imprenditore e ha condannato l’Ente, che di fatto si è trovato a pagare 450mila euro senza poter ricevere la restituzione delle somme. Un regalo a tutti gli effetti, dunque, ad un soggetto appartenente ad una famiglia controversa, i cui legami col clan sono stati accertati dalle inchieste. Una storia che potrebbe avere ulteriori strascichi in altri fascicoli di indagine. L’obiettivo è verificare se quelle ordinanze sbagliate siano state davvero frutto esclusivamente di negligenza e superficialità.



Exit mobile version