Andy is back. Andy Warhol torna a Napoli, la “città bazar”, alla quale l’artista era avvinto da un rapporto artistico e mentale, nato grazie al sodalizio con il gallerista Lucio Amelio, che portò Warhol per la prima volta in città nel 1980.
Le numerose opere nate nel capoluogo partenopeo, testimoniano come l’artista americano fu colpito dalla magmatica bellezza di Napoli, che tanto gli ricordava New York.
“Amo Napoli perché mi ricorda New York, specialmente per i tanti travestiti e per i rifiuti per strada. Come New York è una città che cade a pezzi, e nonostante tutto la gente è felice come quella di New York” (estratto dall’intervista a Warhol da M. Bonomo per il Mattino. Aprile 1980).
Indimenticabili le sue Napoliroid, vedute – confusamente raccolte – della città della quale colse i toni vivaci e la traboccante energia in una delle sue più famose opere realizzate negli anni’80: Vesuvius; il Vesuvio raffigurato nella sua potenza distruttrice, ma anche simbolo di forza creatrice e di rigenerazione.
E ancora una volta, il genio americano torna – dal 16 aprile al 31 luglio – protagonista a Napoli, in una mostra antologica allestita al Pan. L’esposizione, prodotta da Navigare srl e curata da Edoardo Falcioni per Art Motors con il patrocinio del Comune di Napoli, regala al pubblico una visione completa della sua produzione artistica: 130 opere, si riveleranno in un susseguirsi di snodi tematici agli occhi del visitatore: dall’arte alla moda, dalla musica al cinema, dalla fotografia all’editoria.
L’esposizione ricreerà le atmosfere degli anni ’50, ’60, ’70 e ’80, tracciando la storia delle intuizioni e dei progetti dell’artista, anticipatore di importanti fenomeni culturali e artistici e di cui, 35 anni dopo la sua morte, è ancora forte l’eco.
Accanto a serigrafie, litografie, copertine di riviste e vinili, oggetti di culto autografati e fotografie, mai o raramente esposte al pubblico prima di questa mostra e provenienti da collezioni private, sarà presentata anche la ricostruzione in dimensioni reali della celebre Silver Factory newyorkese, lo studio dell’indiscusso Re della pop art americana, ricoperto di stagnola e vernice argentata, in cui spesso portava palloncini argentati per farli galleggiare sul soffitto. Era questo, infatti, il cuore pulsante della vita e del percorso artistico di Warhol, attorno al quale, nella New York negli anni ’60, gravitarono tantissimi personaggi dello star system, della moda, artisti, musicisti, attori entrati poi nel mito.
Ornella Scannapieco