Il Gazzettino vesuviano | IGV

Castellammare, camorra sotto scacco: 35 indagati nell’inchiesta “Cerbero” (TUTTI I NOMI)

carabinieri castellammare clan d'alessandro

Trentacinque avvisi di garanzia a Castellammare di Stabia notificati ad altrettanti capi e gregari del clan D’Alessandro. Gli atti giudiziari sono stati notificati dai carabinieri stabiesi ai destinatari, a conclusione delle indagini preliminari del pm dell’Antimafia, Giuseppe Cimmarotta. Le accuse spaziano dall’estorsione allo spaccio di stupefacenti, fino ovviamente all’associazione per delinquere di stampo camorristico.



Castellammare: gli indagati “eccellenti”

Nell’elenco degli indagati, che rischiano un nuovo processo, ci sono tra gli altri Michele D’Alessandro (figlio di Luigi e nipote dell’ex e defunto fondatore della cosca Michele), Teresa Martone (moglie dell’ex e defunto boss Michele, di recente scarcerata con l’esilio per 4 anni fuori dalla regione Campania), Antonio Rossetti ‘o guappone (tra gli esponenti di spicco della cosca di Scanzano), il pentito Pasquale Rapicano e Antonio Di Martino (ritenuto dagli inquirenti a capo dell’omonima cosca attiva nell’area di Gragnano e dei monti Lattari).

Pronto un nuovo maxi-processo alla camorra

La camorra stabiese rischia dunque un nuovo maxi – processo, dopo le operazioni Olimpo e Domino che hanno svelato alcuni segreti dei clan locali. Nel nuovo filone d’inchiesta, c’è spazio anche ai presunti rapporti tra la camorra e il mondo della politica stabiese. A tal proposito, nel capo d’imputazione si parla chiaramente “dell’ingerenza del sodalizio criminale nel settore degli appalti pubblici, con i D’Alessandro che interloquivano con gli esponenti politici di riferimento”. Va ricordato che appena lo scorso 24 febbraio a Castellammare è stato sciolto il consiglio comunale, proprio per infiltrazioni camorristiche. Ma dalla nuova inchiesta emergono nuovi particolari anche in merito all’attività estorsiva.




Pizzo imposto all’intera Castellammare

Secondo l’Antimafia, a Castellammare quasi tutti gli imprenditori e commercianti pagano il pizzo. Da 150 a 5mila euro. Nessuno osava ribellarsi alla legge del racket imposta dall’organizzazione malavitosa di Scanzano. Soprattutto i gestori di bar e locali in centro, nella zona della movida tra piazza Umberto I e il lungomare, costretti a pagare il pizzo agli uomini di Scanzano.

I nomi degli indagati

Questi nel dettaglio i nomi delle persone raggiunte dall’avviso di garanzia: Michele D’Alessandro, Michele D’Alessandro (rispettivamente di 44 e 30 anni), Luigi Calabrese, Annunziata Napodano, Antonio Rossetti, Teresa Martone, Rosaria Iovine, Nino Spagnuolo, Augusto Bellarosa, Luciano Verdoliva, Nicola Tramparulo, Paolo Spagnoletta, Ciro Sorrentino, Antonio Gambardella, Gianfranco Ingenito, Antonio Schettino, Sabato Schettino, Ferdinando Schettino, Nunzio Nastro, Pasquale Esposito, Gennaro Esposito, Antonino Alfano, Vincenzo Di Palma, Giovanni Savarese, Stefania Boccia, Antonio Di Martino, Rossano Apicella, Francesco Di Mario, Nunzio Girace, Alfonso Arpaia, Costantino Spalice, Michele Napoldano, Valentino Marrazzo e Pasquale Rapicano.



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