“È più che evidente che, anche a Castellammare, il Pd debba fare chiarezza al proprio interno e scegliere da che parte stare. Anche in tema di giustizia e giustizialismo”. Così il consigliere regionale della Lega Severino Nappi, intervenuto sul caso di Castellammare di Stabia dove nel 2013 ci sarebbe stato un patto elettorale tra il clan D’Alessandro ed un esponente del Partito Democratico.
Castellammare, Nappi: “Ciò che emerge è inquietante”
“Ciò che emerge dall’inchiesta ‘Cerbero’ – ha continuato Nappi – è quantomeno inquietante e scava nei rapporti tra politica e camorra che, specie in alcune zone del nostro Paese, non ammettono differenze”. La denuncia di Nappi si aggiunge a quelle degli esponenti di Forza Italia Fulvio Martusciello, europarlamentare, e Domenico De Siano, senatore. Quest’ultimo ieri ha affermato la volontà di presentare un’interrogazione al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per fare chiarezza sulla vicenda.
L’inchiesta “Cerbero”
I dettagli del “patto” sono emersi nell’ambito dell’inchiesta “Cerbero” e sono stati raccontati nelle scorse ore dai quotidiani Metropolis e Il Mattino. Cerbero ha portato già a 35 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti affiliati al clan D’Alessandro di Castellammare. L’indagine è stata effettuata dai carabinieri della compagnia di Castellammare, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli dal 2011 al 2015. Santini e altro materiale elettorale fu recapitato ad Augusto Bellarosa, esponente del clan camorristico dei D’Alessandro di Castellammare di Stabia, indagato nell’ambito dell’inchiesta Cerbero contro la cosca di stabiese. Ad assicurarsi dell’arrivo del materiale fu un esponente del Partito Democratico cittadino, al momento non indagato, che incontrò Bellarosa in auto.
“Mi aspetto una condanna dura”
“Mi aspetto dunque – ha concluso Nappi – un atteggiamento responsabile e di autocritica, se non di condanna dura, almeno quanto dura è stata la posizione che da sempre la sinistra ha preso in situazioni anche decisamente meno gravi all’interno del centrodestra. Le vere vittime di queste situazioni ‘malate’ sono i cittadini. Che siano essi di Castellammare, di Palermo o di Milano. Ciò che non è più accettabile sono le etichette. Nessuno ha la patente della legalità, nessuno può sventolare bandiere di purezza, nessuno può arrogarsi diritti di inesistenti superiorità morali. Ricordiamocelo sempre. Oggi più che mai”.