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Castellammare, Francesco Iovino contro il partito: “Il Pd usa due pesi e due misure”

Il ciclone si abbatte sul Partito Democratico, dopo il caso di Castellammare di Stabia riguardante Francesco Iovino, per il quale è partito l’iter di espulsione da parte dei vertici provinciali. “Il Pd usa due pesi e due misure. E sul caso Olimpo non ho visto provvedimenti, dopo che l’imprenditore Adolfo Greco aveva concordato un incontro con il capogruppo regionale Mario Casillo”.



Castellammare, bufera dopo l’inchiesta “Cerbero”

Tutto ciò in seguito all’intercettazione (nell’inchiesta Cerbero) in auto con Augusto Bellarosa, ras del clan D’Alessandro proprio con Iovino. L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli ha portato nei giorni scorsi a 35 avvisi di garanzia notificati ad altrettanti capi e gregari del clan D’Alessandro. Sui democratici e su Iovino si era scatenata una bufera dopo la pubblicazione delle intercettazioni da parte de Il Mattino, che aveva svelato nuovi dettagli dell’operazione. Anticipando l’espulsione dal partito annunciata dal segretario provinciale del Pd Marco Sarracino, Iovino aveva deciso di autosospendersi Ieri mattina lo stesso Francesco Iovino (che ha rivestito per anni il ruolo di capogruppo consiliare democrat a Castellammare) in una conferenza stampa ha fornito la sua versione, attaccando duramente i vertici regionali e provinciali del suo ormai ex partito.

“Ho sempre agito contro camorra e malaffare”

“Non conoscevo Bellarosa e ho sempre agito contro la camorra e il malaffare. – ha affermato – Mi sono autosospeso dal Pd nonostante il provvedimento del segretario provinciale Marco Sarracino, ma il partito usa due pesi e due misure. Avevo rimosso tale incontro, ma ho fatto mente locale e ricordo che avvenne in maniera occasionale. Non conoscevo Augusto Bellarosa, ma avevo una conoscenza di strada con il figlio. In quell’incontro ho cercato di allontanare promesse e future interlocuzioni e non ci sono stati seguiti”. E poi le accuse nei confronti del vertici del partito. “Non sono indagato – ha continuato – e la camorra è lontana da me. Non ho fatto accordi nel congresso cittadino e ho allontanato spartizioni di tessere e procedure poco chiare”.




Olimpo, Adolfo Greco e Mario Casillo

Un riferimento è stato fatto anche all’inchiesta Olimpo, che ha coinvolto l’imprenditore Adolfo Greco. “Non ho mai avuto rapporti economici con il figlio di Adolfo Greco – sostiene Iovino – né conosco ditte per lavori elettrici. Mio padre Gennaro era un punto di riferimento di Mario Casillo (capogruppo regionale del partito), con cui Greco aveva concordato un incontro, come si evince dalle intercettazioni. Siamo venuti a conoscenza della vicenda solo con la pubblicazione delle intercettazioni. Ma la posizione di mio padre è stata stralciata. In passato è stato accusato di reati contro la pubblica amministrazione, non di camorra. Eppure c’erano anche altre persone coinvolte, che fanno politica, ma evidentemente sono più forti sul piano mediatico”.



GLI APPROFONDIMENTI SULL’INCHIESTA CERBERO



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