Oggi 25 aprile 2022 è il 77esimo anniversario della Liberazione. Giornata importante per la Città di Acerra che ha ospitato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la commemorazione di una delle più cruente e forse troppo dimenticata, strage di civili effettuata dalle truppe tedesche in ritirata, a fine Seconda Guerra Mondiale.
Primo appuntamento per il Presidente, in mattinata a Roma, che ha reso omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria, dove ha deposto una corona d’alloro e poi osservato un minuto di raccoglimento. Alla cerimonia hanno partecipato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, il vice-presidente della Camera, Ettore Rosato, il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato e il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Non potevano mancare alla cerimonia romana il sindaco della capitale, Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Subito dopo la partenza per Acerra, città medaglia d’oro al merito civile, dove il Capo dello Stato è arrivato alle 11, accolto dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal ministro per il Mezzogiorno Mara Carfagna e dagli applausi sinceri della folla. Anche ad Acerra non potevano mancare il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca e il sindaco metropolitano di Napoli Gaetano Manfredi.
Mattarella: “Acerra la più grave strage nazista della Campania”
Il presidente Sergio Mattarella parlando ad Acerra ha affermato che è stato delineato “con precisione il quadro storico in cui avvenne la criminale rappresaglia che colpì, a pochi giorni dalle Quattro Giornate di Napoli, questa città del Mezzogiorno.
Non fu l’unica, purtroppo, ma la più grave, in termini di vittime, della Campania.
Quasi novanta morti, tra cui donne, anziani, bambini. Una strage che seguì a un tentativo di ribellione e che ci aiuta a comprendere maggiormente il ruolo che ebbero anche le popolazioni meridionali nella lotta di Liberazione. In Campania, soprattutto nel territorio a sud del Volturno, nelle grandi conurbazioni, da Napoli a Castellammare ad Acerra a Caserta a Capua, si verificò un alto numero di conflitti armati tra popolazione e soldati tedeschi“.
La storia: 79 anni fa la città a ferro e fuoco
Nei primi 3 giorni di ottobre del 1943, Acerra subì la rappresaglia delle truppe naziste in fuga dall’Italia meridionale. Furono 88 le vittime accertate, uomini, donne, ma anche bambini: il più piccolo, Gennaro Auriemma, aveva solo un anno. E la città messa a ferro e fuoco.
Il pretesto per ammazzare civili inermi ad Acerra, fu il ferimento di un soldato tedesco addetto alla requisizione di automezzi ai civili. L’intero paese venne messo a ferro e a fuoco. Sparavano contro tutti coloro che tentavano di uscire dalle case.
La strage fu il compimento di una lunga serie di violenze e vessazioni di ogni tipo, che l’inerme popolazione aveva subìto durante l’occupazione delle truppe germaniche in un periodo che segnava la smobilitazione dei tedeschi dal territorio campano. La popolazione esasperata reagì contro questa situazione insostenibile, dando vita ad azioni di contrasto contro il nemico attraverso forme di resistenza con i pochi mezzi a disposizione.
Quando i nazisti hanno cominciato ad incendiare case e a uccidere persone, i pochi uomini che erano rimasti, hanno preso i fucili da caccia e hanno cominciato a sparare contro i tedeschi, mentre le donne organizzavano i blocchi delle strade con i carretti e le masserizie. Anche la Chiesa è scesa in piazza a difendere gli acerrani. Il vescovo di allora, monsignor Nicola Capasso, difese la popolazione dai rastrellamenti, ma fu fatto prigioniero con loro.
La rabbiosa reazione tedesca non si fece attendere: scatenò contro la popolazione una serie di criminali rappresaglie compiute da diversi reparti della Fallschirm-Panzer-Division 1 “Hermann Göring” nazista.
Quel martirio è stato poi riconosciuto nel 1999 con il conferimento della medaglia d’oro al merito civile alla città di Acerra.
Il benvenuto del governatore della Campania, Vincenzo De Luca
“Grazie Presidente – ha esordito De Luca, prendendo la parola – è l’ennesimo gesto di affetto per la nostra comunità.
Siamo qui in quella che per tanti anni è stata la Terra dei Fuochi ma che oggi possiamo definire come il territorio più monitorato d’Italia. A volte nel dibattito pubblico si va avanti più per inerzia che per conoscenza“.
Poi anche De Luca ha ricordato l’eccidio di Acerra, e le vittime della rappresaglia nazista: “Anche nel Sud abbiamo avuto episodi di resistenza al Nazifascismo: qui ad Acerra, e poi Caserta, le 4 Giornate di Napoli, Scafati ed Eboli. La Repubblica dell’Antifascismo è stata una sola e dovremmo recuperare questi valori di fondo della Resistenza. Per troppi anni le celebrazioni del 25 aprile sono state una liturgia stanca. Comprendiamo oggi che quei valori, oggi che c’è la guerra in Ucraina, vanno recuperati.
Siamo richiamati da questi martiri – l’esortazione di De Luca – a rivitalizzare quei valori per evitare che rinsecchiscano“.
Da Vincenzo De Luca anche l’augurio che le ragioni della pace e del dialogo “possano prendere respiro in Ucraina”.
L’omaggio al monumento alla memoria, l’incontro con il sindaco Lettieri e il vescovo Di Donna
Dopo avere reso omaggio al monumento alla memoria, il capo dello Stato è stato ricevuto nel Castello dei Conti dal sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, e dal vescovo monsignore Antonio Di Donna.
Qui, Mattarella, ricordando ancora l’eccidio di Acerra, si è così espresso: “La decisione della popolazione di Napoli, della Campania e di tante altre città del Sud, di insorgere contro l’ex alleato, trasformatosi in barbaro occupante, fu una reazione coraggiosa e umana, contro la negazione stessa dei principi dell’umanità. E oggi c’è tra gli storici concordia nell’assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell’arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità”.
“Bella Ciao” un pensiero all’Ucraina
Resistenza e libertà valori assoluti che oggi sono più che mai attuali. Il Capo dello Stato, attraverso le parole di “Bella Ciao”, la canzone-inno dei partigiani e della Resistenza al nazifascismo, ha voluto ricordare la tragedia della guerra in Ucraina: “Pensando a loro, mi sono venute in mente le parole: Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor.
Sappiamo tutti – ha aggiunto il Presidente della Repubblica – da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di “Bella ciao”. Per questo diciamo convintamente: viva la libertà, ovunque. Particolarmente ove sia minacciata o conculcata.
Il vescovo di Acerra: “La Resistenza qui è contro l’inquinamento ambientale”
Non nasconde la sua delusione monsignor Antonio Di Donna: a suo dire la cerimonia, alla presenza del Presidente Mattarella, per celebrare la Liberazione non si è soffermata abbastanza sulle tematiche ambientali sempre attuali ad Acerra, già cuore della cosiddetta Terra dei Fuochi.
“Sono contento per la visita di Mattarella – ha detto il vescovo – ma oggi la Resistenza qui è contro l’inquinamento ambientale che produce i suoi martiri. Voglio molto bene a Mattarella, ma mi aspettavo un maggiore riferimento alla lotta contro l’inquinamento”.