scanzano castellammare

Oltre 55 anni di carcere per presunti capi e gregari del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. E’ la sentenza di primo grado del processo Domino Bis, che vede alla sbarra 8 imputati accusati (a vario titolo) dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione continuata ed in concorso, detenzione illegale di armi comuni da sparo. Reati tutti aggravati dalle finalità mafiose, per aver agito avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’appartenenza al clan D’Alessandro.



Castellammare, inchiesta Domino Bis: gli imputati

Tra i principali imputati ci sono Giovanni D’Alessandro (alias Giovannone), condannato a 2 anni 10 mesi di reclusione dopo averne scontati già 15. Sentenza pesante per Sergio Mosca (alias o’vaccaro) ritenuto esponente di spicco del clan di Scanzano, al punto da entrare nel direttorio della cosca: per lui 17 anni e 10 mesi. Ma un ruolo importante, per i magistrati, è quello rivestito anche da Antonio Rossetti (o’guappone), condannato anch’egli a 17 anni e 10 mesi. Queste invece le altre condanne nella sentenza firmata dal gip Antonio Baldassarre, del tribunale di Napoli: Libero Paturzo 8 anni e 8 mesi; Luigi Biondi 1 anno e 2 mesi; Ettore Spagnuolo 2 anni; Antonio Longobardi (alias Ciccillo) 5 anni e 4 mesi; Sabato Schettino 1 anni e 10 mesi.

Tutti gli affari del clan

L’obiettivo dei magistrati è quello di portare alla luce tutti gli affari del clan che domina le attività illecite di Castellammare. A partire dal giro di estorsioni, che vede vittime numerosi imprenditori e commercianti della zona. Nell’inchiesta è emerso anche il ruolo importante dell’imprenditore edile Liberato Paturzo, che avrebbe partecipato ad appalti pubblici, dato informazioni su aggiudicazioni di pubblici incanti e segnalato imprenditori da avvicinare per l’imposizione del racket. I ricavi delle estorsioni venivano reinvestiti nel giro dell’usura che moltiplicava le rendite.



Ricostruita l’articolazione criminale

Le attività d’indagine hanno consentito di ricostruire l’articolazione criminale ricomposta, tra il 2017 ed il 2018, intorno alla figure criminali dalla storica militanza quali Sergio Mosca, Giovanni D’Alessandro e Antonio Rossetti, reggenti ad interim del clan e componenti di un direttorio creato ad acta in assenza di appartenenti di rango della famiglia D’Alessandro, curando gli interessi del clan fino alle scarcerazioni eccellenti sopraggiunte nel periodo successivo. Obiettivo della magistratura è far luce anche sul progetto di ammazzare i collaboratori di giustizia che, con le loro rivelazioni, hanno permesso agli inquirenti di portare a termine numerose inchieste giudiziarie, sfociate negli arresti di diversi esponenti dei D’Alessandro.



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