Ergastolo per Pinotto Iacomino per il femminicidio dell’ex compagna Ornella Pinto

L’accoltellamento di Ornella avvenne alle 4:30, il decesso alle 10:35 mentre i medici del del Trauma Center e di Chirurgia Toracica del Cardarelli lottavano disperatamente per salvarle la vita

Ergastolo per Pinotto Iacomino, nato a Cercola il 5 giugno del 1978, per l’omicidio di Ornella Pinto, ex compagna e madre di suo figlio che, all’epoca dei tragici fatti di quel 13 marzo 2021 a Napoli, aveva appena 4 anni ed era in casa, a letto nella stanza accanto.



La prima sezione della Corte di Assise di Napoli, presieduta da Teresa Annunziata, giudice a latere Giuseppe Sassone, ha condannato all’ergastolo l’uomo per l’omicidio dell’insegnante di sostegno di 40 anni, ennesima vittima di femminicidio, avvenuto nella sua abitazione in via Filippo Cavolino, quartiere San Carlo all’Arena.

Lo scorso 3 maggio, al termine della sua requisitoria il sostituto procuratore di Napoli Fabio De Cristofaro (della sezione Fasce Deboli, coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone) aveva chiesto la massima pena per l’imputato che, secondo gli inquirenti, si recò a casa della convivente, alle prime ore del giorno, già armato di un coltello e lasciando, dopo il feroce assassinio, la donna in una pozza di sangue.

L’accoltellamento di Ornella avvenne alle 4:30, il decesso alle 10:35 mentre i medici del del Trauma Center e di Chirurgia Toracica del Cardarelli lottavano disperatamente per salvarle la vita. Quella mattina, il direttore generale del nosocomio napoletano, Giuseppe Longo, parlò di “un gesto vile e di una brutalità inaudita. Fatti come questo dovrebbero spingerci ad una riflessione profonda su quanto sta accadendo“.





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Pinotto Iacomino si costituì verso le 7,00 del mattino in una Caserma in provincia di Terni, dopo essersi allontanato da Napoli con la propria autovettura provando a fuggire alle proprie responsabilità.

La sentenza è giunta al termine della camera di consiglio iniziata poco prima delle 15, subito dopo l’arringa difensiva dell’avvocato Mario Terracciano, legale di Iacomino, durata quattro ore e mezza e conclusa con la consegna ai giudici di una memoria di oltre 114 pagine, incentrata sull’insussistenza delle tre aggravanti contestate: la stabile convivenza, la premeditazione e la particolare crudeltà. Un documento che non ha però convinto la giuria, 13 coltellate furono inferte quella mattina, che si è espressa con una sentenza di fine pena mai.

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