Quanta fatica, quanti cuori sballottati da mille emozioni, ma poi si giunge a pochi minuti dal termine all’esplosione e tutto finisce tra canti e gioia.

Era il ventesimo del primo tempo e la squadra di Maradona già aveva creato qualche apprensione ai bianchi, cosa che poi s’è concretizzata con un goal di Schinnea che gettava sconforto in casa Savoia. Ma c’era tanto cuore, sia in campo che in tribuna, dove i “mille” non hanno mai smesso un solo istante di incoraggiare quella maglia linda e ricca di storia, a volte leggenda.



Il tempo passa ma il risultato non cambia, i nervi cominciano a prendere il sopravvento e si arriva a qualche diverbio. A questo punto l’arbitro vede qualcosa di pesante e mostra il cartellino rosso al Ninja… non poteva andar peggio. Proprio lui che s’era fatto notare con le sue accelerazioni che creavano panico in area azzurra, ma lì esce il cuore dei bianchi.

Si continua ad attaccare, ma purtroppo uno scontro provoca anche un infortunio al neo entrato Flavio Marzullo, che però rimane in campo avendo il tecnico esaurite le sostituzioni.




In nove contro undici sarebbe difficilissimo agguantare la qualificazione specie se solo il magnifico Mario Landi evita il secondo goal con una parata che sa di miracolo.

I minuti scorrono ed il novantesimo è alle porte, al quarantaduesimo, rigore in favore dei bianchi. Il Pathos scende sul Giraud, ma il mito torrese, Scarpa, seda gli animi e l’esplosione è normale. Si scioglie in canti l’entusiasmo di questa piazza che vederla nei dilettanti è uno schiaffo alla storia, specie se tra i suoi uomini c’è il capitano che dimentica sempre la sua carta d’identità e gioca come un ragazzino pieno di limpida classe.



Foto Riccardo Limito

Tempi supplementari, tachicardie miste accompagnano i battiti dei cronometri poi il fischio liberatorio: il Savoia è in finale con il San Marzano. Roba da pazzi su cui solo pochi hammo scommesso dal primo minuto di campionato, ma ora la squadra ha riconquistato l’amore dei tifosi e non è poco.

Sì, ma chillu pazz’’e Maradona aveva ncarrat tutt cose e po’ è asciuto ‘u core, ma che bella cosa a vedè Ciccio ‘u capitano…è nu lione… Si hai ragione Scarpa è il vero mito e non solo di Torre Annunziata.

Ernesto Limito



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